L'albergo degli assenti: differenze tra le versioni

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== Trama ==
[[File:Albergoassenti fotoscena.jpg|thumb|left|Inquadratura con (da sin.): Carla Candiani, Guglielmo Bernabò e Franco Coop]]
 
Dopo aver salvato la ricca ereditiera Muriel da una aggressione, Renata ne diventa la segretaria e le due donne partono per un soggiorno in [[Costa Azzurra]]. Giunte a [[Nizza]], alla sera si recano in un [[Night club|locale notturno]] dove incontrano un giovane che avevano già conosciuto durante il viaggio. Nel locale Muriel subisce un altro tentativo di rapimento, ma, per errore, è Renata ad essere portata via.
 
Il giovane tenta di intervenire in sua difesa, ma viene gravemente ferito e quando Muriel si rivolge alla Polizia non è creduta. Renata viene rinchiusa in un albergo che è in realtà una prigione, dove vengono segregate persone rapite da una banda che agisce su mandato di parenti o soci desiderosi di far "sparire" qualcuno. È l'albergo di quelli che risultano "assenti" dal mondo e Muriel era destinata a sparire su incarico di parenti avidi.
[[File:Albergoassenti fotoscena.jpg|thumb|left|Inquadratura250px|Scena condel film in cui compaiono (da sin.): Carla Candiani, Guglielmo BernabòBarnabò e Franco Coop]]
Mentre l'atmosfera nell'albergo si fa sempre più opprimente, uno degli ospiti, che si è innamorato di Renata, le propone di fuggire, ma durante il loro tentativo scoppia un incendio in cui rischiano di perire. Riescono a salvarsi in extremis grazie ad un intervento della Polizia, che finalmente aveva creduto a Muriel, grazie anche al giovane ripresosi dalle ferite.
 
Mentre l'atmosfera nell'albergo si fa sempre più opprimente, uno degli ospiti, che si è innamorato di Renata, le propone di fuggire, ma durante il loro tentativo scoppia un incendio in cui rischiano di perire. Riescono a salvarsi in extremis grazie ad un intervento della Polizia, che finalmente aveva creduto a Muriel, grazie anche al giovane ripresosi dalle ferite. La banda dei sequestratori è sgominata ed il suo capo ucciso. Le due donne, uscite dall'incubo, possono così godersi con serenità i fidanzati che questa avventura ha loro procurato.
 
[[File:Albergoassenti barbara+steiner.jpg|thumb|left|Elio Steiner e Paola Barbara in una cupa scena del film]]
 
[[File:Albassenti candiani+dancora.jpg|thumb|left|Carla Candiani e Maurizio D'Ancora]]
 
== Produzione ==
La pellicola è tratta da un romanzo omonimo dello scrittore Michelangelo Barricelli, che ne ha curato anche la [[sceneggiatura]] assieme ad Edoardo Anton<ref>Edoardo Anton, cioè Antonelli, figlio di [[Luigi Antonelli]], è stato uno dei collaboratori prediletti dei film d'anteguerra del regista Matarazzo, in particolare nelle opere di genere giallo. Ha firmato con lui anche le sceneggiature de ''[[Il serpente a sonagli]]'' (1935), e de ''[[L'avventuriera del piano di sopra]]'' (1941).</ref> ed allo stesso Matarazzo. Con questa pellicola il regista romano torna al genere [[Cinema giallo|giallo]], dopo aver preferito nei tre anni precedenti realizzare alcune commedie di genere brillante o di derivazione dialettale, queste ultime interpretate dai fratelli De Filippo<ref>Si tratta di ''[[Sono stato io! (film 1937)|Sono stato io!]]'' del 1937 e del ''[[Il marchese di Ruvolito|marchese di Ruvolito]]'' girato nel 1938, ma poi uscito nelle sale all'inizio del 1939.</ref>.
 
''L'albergo degli assenti'' fu realizzato negli studi di [[Cinecittà]] tra aprile e luglio del 1938, ma fu caratterizzato da notevoli ritardi e lentezze nella produzione, tanto ottenere il visto [[Censura cinematografica|censura]] nel mese di novembre. Passò poi ancora molto tempo prima che iniziasse, nel maggio 1939, ad apparire in pubblico, mentre in alcune importanti città, tra cui Milano e Roma, esso fu presentato nelle sale cinematografiche ancora più tardi, nel mese di settembre 1939<ref>Un breve articolo su ''La Stampa'' del 17 maggio 1938 dà in film in lavorazione, fase in cui si trovava ancora il 23 luglio dello stesso anno, come riportato da un articolo del quotidiano ''La Tribuna''; altre notizie sulla produzione e sui successivi sviluppi sono desumibili da diversi articoli scritti da Alberto Alesani ed apparsi sul mensile ''Lo Schermo'' tra il luglio 1938 e l'aprile 1939.</ref>. Questo ritardo, dovuto a difficoltà distributive, comportò che il film diretto successivamente da Matarazzo per un diverso produttore, cioè ''[[Il marchese di Ruvolito]]'', apparisse prima nelle sale. Durante la lavorazione si verificò anche un incidente, quando uno dei principali interpreti, [[Camillo Pilotto]], girando una delle scene finali - quella dell'incendio che distrugge l'albergo - prigione<ref>L'importanza di questa scena era stata particolarmente evidenziata nelle varie presentazioni del film. Ad esempio sul periodico ''Film'' del 4 febbraio 1939, nel quale il film veniva promozionato come un "supergiallo", essa veniva definita «straordinaria come realizzazione, oltre che come concezione [con] una ricerca di particolari impressionanti e luci sapientemente dosate».</ref> - non riuscì a sottrarsi in tempo alle fiamme e ne rimase ferito.
 
== Realizzazione del film ==
Per l'attrice Carla Candiani questo film costituì il primo impegno importante, come lei stessa ricorderà<ref>Le memorie della Candiani sono state raccolte e pubblicate da [[Francesco Savio]] in ''Cinecittà anni Trenta'', citato in bibliografia.</ref>, sostenendo di essere stata scelta «quasi casualmente» da Matarazzo, che poi la confermerà anche nel successivo ''[[Trappola d'amore (film 1940)|Trappola d'amore]]''. Nel cast tecnico da segnalare il ritorno al fianco del regista romano di Anchise Brizzi, il direttore di fotografia che lo aveva seguito nel suo film d'esordio (''[[Treno popolare (film)|Treno popolare]]'' del 1933) e la collaborazione, ormai consolidata in alcune pellicole degli anni precedenti, dello scenografo Virgilio Marchi, considerato «uno dei protagonisti della rinascita della cinematografia nazionale [ed] uno degli scenografi più apprezzati negli ambienti in cui vengono programmati i maggiori sforzi produttivi del cinema italiano<ref>La definizione è di Stefano Masi e fa parte del suo contributo alla ''Storia del cinema italiano'', citato in bibliografia.</ref>».
===Soggetto e sceneggiatura===
La pellicola è tratta da undall'omonimo romanzo omonimo dello scrittore Michelangelo Barricelli, che ne ha curato anche la [[sceneggiatura]] assieme adallo Edoardostesso Matarazzo ed a Anton<ref>Edoardo Anton, cioèche Antonelli,del figlioregista di [[Luigi Antonelli]], è statofu uno dei collaboratori prediletti deinei film d'anteguerra del regista Matarazzo, in particolare nelle opere di genere giallo. Ha firmato con lui anche le sceneggiature de (''[[Il serpente a sonagli]]'' (1935), e de ''[[L'avventuriera del piano di sopra]]'' (1941).</ref> ed allo stesso Matarazzo. Con questa pellicola il regista romano torna al genere [[Cinema giallo|giallo]], dopo aver preferito nei tre anni precedenti realizzare alcune commedie di genere brillante o di derivazione dialettale, queste ultime interpretate dai fratelli De Filippo<ref>Si tratta di (''[[Sono stato io! (film 1937)|Sono stato io!]]'' del 1937 eed delil ''[[Il marchese di Ruvolito|marchese di Ruvolito]]'' girato nel 1938, ma poi uscito nelle sale all'inizio del 1939). Il film veniva presentato nelle cronache del tempo come un "supergiallo", opera di «straordinaria come realizzazione, oltre che come concezione [con] una ricerca di particolari impressionanti e luci sapientemente dosate<ref>''Film'', n.5 del 4 febbraio 1939.</ref>».
== =Produzione ===
''L'albergo degli assenti'' fu realizzato negli studi di [[Cinecittà]] tra aprile e luglio del 1938<ref>''La Stampa'' del 17 maggio 1938 segnala il film in lavorazione, fase in cui si trovava ancora tre mesi dopo, come riportato ne ''La Tribuna'' del 23 luglio 1938.</ref>, ma fu caratterizzato da notevoli ritardi e lentezze nella produzione, tanto ottenere il visto [[Censura cinematografica|censura]] nel mese di novembre. Passò poi ancora molto tempo prima che iniziasse, nel maggio 1939, ad apparire in pubblico, mentre in alcune importanti città, tra cui Milano e Roma, esso fu presentato nelle sale cinematografiche ancora più tardi, nel mese di settembre 1939<ref>Un breve articolo su ''La Stampa'' del 17 maggio 1938 dà in film in lavorazione, fase in cui si trovava ancora il 23 luglio dello stesso anno, come riportato da un articolo del quotidiano ''La Tribuna''; altre notizie sulla produzione e sui successivi sviluppi sono desumibili da diversi articoli scritti da Alberto Alesani ed apparsi sul mensile ''Lo Schermo'' tra il luglio 1938 e l'aprile 1939.</ref>. Questo ritardo, dovuto a difficoltà distributive, comportò che il film diretto successivamente da Matarazzo per un diverso produttore, cioè ''[[Il marchese di Ruvolito]]'', apparisse prima nelle sale. Durante la lavorazione si verificò anche un incidente, quando uno dei principali interpreti, [[Camillo Pilotto]], girando unala dellescena scene finali - quellafinale dell'incendio che distrugge l'albergo - prigione<ref>L'importanza di questa scena era stata particolarmente evidenziata nelle varie presentazioni del film. Ad esempio sul periodico ''Film'' del 4 febbraio 1939, nel quale il film veniva promozionato come un "supergiallo", essa veniva definita «straordinaria come realizzazione, oltre che come concezione [con] una ricerca di particolari impressionanti e luci sapientemente dosate».</ref> - non riuscì a sottrarsi in tempo alle fiamme e ne rimase ferito.
===Cast artistico e tecnico===
Per[[File:Albergoassenti lbarbara+steiner.jpg|thumb|left|210px|Elio Steiner e Paola Barbara in una cupa scena del film]] [[File:Albassenti candiani+dancora.jpg|thumb|left|160px|Carla Candiani e Maurizio D'attriceAncora]]Per la protagonista Carla Candiani questo film costituì il primo impegno importante, come lei stessa ricorderà<ref>Le, memoriesostenendo delladi Candianiessere sonostata statescelta raccolte«quasi e pubblicatecasualmente» da [[Francesco Savio]]Matarazzo<ref>Candiani in ''Cinecittà anni Trenta'', citatocit. in bibliografia, pag 131.</ref>, sostenendo di essere stata scelta «quasi casualmente» da Matarazzo, che poi la confermerà anche nel successivo ''[[Trappola d'amore (film 1940)|Trappola d'amore]]''. Nel cast tecnico da segnalare il ritorno al fianco del regista romano di Anchise Brizzi, il direttore di fotografia che lo aveva seguito nel suo film d'esordio (''[[Treno popolare (film)|Treno popolare]]'' del 1933) e la collaborazione, ormai consolidata in alcune pellicole degli anni precedenti, dello scenografo Virgilio Marchi, considerato «uno dei protagonisti della rinascita della cinematografia nazionale [ed] uno degli scenografi più apprezzati negli ambienti in cui vengono programmati i maggiori sforzi produttivi del cinema italiano<ref>La definizione è di Stefano Masi, e fa parte del suo contributo allain ''Storia del cinema italiano'', citatocit. in bibliografia, pag. 464.</ref>».
 
== Accoglienza e critica ==
La complessità del racconto non incoraggiò critiche positive nei confronti del film. «Confermiamo di non aver capito granché - scrisse Adolfo Franci<ref>L'articolo apparve sul n. 37 del 10 settembre 1939 del settimanale ''L'Illustrazione italiana'' che lo classificò come primo film italiano della stagione.</ref> - in questo racconto piuttosto arruffato e confuso, dove ne succedono di tutti i colori ed incendi e allagamenti e risse si susseguono in un crescendo più unico che raro (...). Il male è che qui le cose non procedono affatto chiare, onde alla fine viene da domandarsi che bisogno c'era di tante invenzioni per giungere ad un risultato in fondo così magro e modesto..."pasticcio" casalingo tra giallo e macabro, comico e drammatico<ref>SuccessivamenteArticolo Franci rincarò la dose scrivendo sul numero 24 dellasu ''L'Illustrazione italiana'' che «Il buondì si vede dal mattino. Se fosse vero, che brutta giornata sui prepara per il cinema italianon. ''L'albergo37 deglidel assenti'',10 ''[[Piccolosettembre hotel]]'', ''[[Bionda sottochiave]]'' non sono certo annunci radiosi»1939.</ref> ».
 
Molto simile fu il commento del ''Corriere della Sera''<ref>La recensione del film apparve sul numero del 3 settembre 1939, senza firma, ma quasi certamente scritta dal critico cinematografico del quotidiano, Filippo Sacchi.</ref> secondo il quale «non tutto è chiaro ne ''l'albergo degli assenti''. Forse l'indeterminatezza aggiunge ombra cupe al film, che è già cupo di per sé (...) Il peggio viene quando, a traumatizzare il racconto, l'incendio, l'allagamento, le follie improvvise, le risse furibonde si susseguono a mitraglia. Se una maggiore pacatezza nell'inventiva e nella recitazione avesse guidato i responsabili del film, esso ne avrebbe guadagnato per ogni verso, anche in drammaticità<ref>L'opinioneRecensione negativanon espressa da Sacchi era tanto più rilevantefirmata, tenuto''Corriere conto che egli era stato uno dei più convinti estimatori di Matarazzo quando il regista romano esordì nel 1933 con la sua prima pellicoladella sera''[[Treno popolaredel (film)|Treno3 settembre popolare]]''1939.</ref>».
 
Ancora più negativa fu l'opinione de ''La Tribuna''<ref>Il commento al film, aun firmaquotidiano di C.E. Felice, fu pubblicato sul numero del 27 maggio 1939 del quotidiano.che Quasiquasi un anno prima, il 23 luglio 1938, loquando stesso critico lo aveva invece presentato come «unil film dalera qualein speriamo moltissimo; dati i quadri degli interpreti ed il regista questa produzione riuscirà di certo interessantelavorazione, vivacel'aveva edpresentato attuale»positivamente. PoiIl sicommento dovettefu ricredere.</ref> che scrisseinvece di « film sbagliato e mancato»,: perché «rispetto al libro le proporzioni, i caratteri, l'atmosfera sono irriconoscibili. È una gran confusione di personaggi senza personalità, tirate vuote, verbosità fastidiosa. E fotografia e colonna sonora accentuano lo scompiglio. Sinceramente, dal momento che il film aveva tardato tanto a giungere a noi, avremmo preferito non vederlo per niente<ref>Carlo E. Felice, ''la Tribuna'' del 27 maggio 1939.</ref>».
 
Successivamente i giudizi retrospettivi su quest'opera di Matarazzo hanno espresso commenti più moderati rispetto a quelli dell'epoca. Così il ''Mereghetti'' che parla di «film claustrofobico, che propone atmosfere espressionistiche e gotiche». «Vicenda davvero inconsueta - l'ha definita Angela Prudenzi<ref>Prudenzi è l'autrice di ''Matarazzo'' prima - e sinora unica - monografia pubblicata sull'opera del regista romano, citata in bibliografia. De ''L'albergo degli assenti'' si parla a pag. 29.</ref> - [che] non sembra avere referenti immediati nel cinema italiano di genere (...). Immersa in una atmosfera vagamente gotica, la vicenda è condotta con mano leggera, non sconfinando mai nell'"horror" vero e proprio<ref>Prudenzi, cit. in bibliografia, pag 29.</ref>».
 
== Note ==
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== Bibliografia ==
* Articoli di diversi periodici: quotidiani ''La Stampa'', ''Il Corriere della Sera'' e ''La Tribuna''; settimanali ''L'Illustrazione italiana'' e ''Film''; mensile ''Lo Schermo''.
* Francesco Savio: ''Ma l'amore no. Realismo, formalismo, propaganda e telefoni bianchi nel cinema italiano del regime. 1930-1943''. Sonzogno Edit. Milano, 1975. {{NoISBN}}
* Francesco Savio: ''Cinecittà anni Trenta. Parlano 116 protagonisti''. Bulzoni Editore, Roma, 1979. {{NoISBN}}