Apollo di Veio: differenze tra le versioni

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Fu rinvenuto quasi integro nel [[1916]], negli scavi di [[Giulio Quirino Giglioli]] ([[1886]]-[[1957]]) del [[Santuario di Portonaccio]] presso [[Veio]]. Alto circa 1,80 m, faceva parte delle sculture in terracotta in dimensioni naturali, modellate tra il [[510 a.C.|510]] e il [[490 a.C.]], che ornavano il [[Linea di colmo|colmo]] del tetto del tempio [[ordine tuscanico|tuscanico]] dedicato a [[Minerva (divinità)|Minerva]], a circa 12 m di altezza.
 
Insieme all'Apollo fu rinvenuta la parte inferiore di una statua di "Ercole con la cerva", il cui torso venne riportato in luce nel [[1944]] e un frammento della testa nel [[1949]], e una frammento con la testa di una statua di [[Hermes]]. Le tre sculture formavano un gruppo raffigurante la contesa tra [[Apollo (divinità)|Apollo]] ed [[Ercole (mitologia)|Ercole]] per il possesso della cerva cerinite dalle corna d'oro, sacra ad [[Artemide]]. Un'altra statua che apparteneva anch'essa alla decorazione del santuario, ma è forse di mano diversa<ref>Ranuccio Bianchi Bandinelli e Antonio Giuliano, op.cit. in bibliografia, p.163.</ref>, rappresenta [[Latona]] con in braccio Apollo bambino, nell'atto di tirare frecce al serpente [[Pitone (mitologia)|Pitone]]. È curata nei minimi dettagli, infattia vulcatestimonianza eradell'abilità unoartistica scultoredi proffessionistaVulca.
 
Negli [[Anni 1920|anni venti]] la statua fu restaurata una prima volta mediante l'assemblaggio delle parti e il risarcimento di alcune lacune.
Un nuovo importante intervento di restauro conservativo è stato effettuato negli anni 2002-2004 a cura della Soprintendenza Archeologica all'Etruria Meridionale.