Riflessioni sulla Rivoluzione in Francia: differenze tra le versioni

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Le ''Riflessioni'' ebbero origine da un carteggio con un giovane aristocratico parigino, Charles-Jean-François Dupont, che aveva conosciuto [[Edmund Burke]] nel corso di un viaggio in [[Inghilterra]]. Il 4 novembre [[1789]], pochi mesi dopo la [[presa della Bastiglia]], Dupont scrisse a [[Edmund Burke|Burke]], chiedendogli le sue impressioni riguardo alla piega che in [[Francia]] stavano prendendo gli eventi. [[Edmund Burke|Burke]] rispose all'amico con due lettere, la seconda delle quali, la più lunga, diventò la base su cui vennero sviluppate, ampliate e redatte le ''Riflessioni sulla Rivoluzione in Francia''. Non è un caso, perciò, come sottolinea lo stesso [[Edmund Burke|Burke]] nella breve introduzione, che egli abbia voluto mantenere consapevolmente la struttura dell'opera in forma epistolare.<ref name="Reflections">[[Edmund Burke]], ''Reflections on the Revolution in France'', a cura di L. G. Mitchell. Oxford University Press, USA, 1999, Introduction, VII-XIX.</ref>
 
Tutte le ''Riflessioni'' sembrano sostanzialmente ruotare attorno a due avvenimenti ritenuti di cruciale importanza per tutto il precipitare degli eventi successivo all'anno [[1790]]: da un lato la [[Secolarizzazione dei beni ecclesiastici|nazionalizzazione dei beni ecclesiastici]] e la [[Costituzione civile del clero]] (l'attacco alla [[Chiesa cattolica|Chiesa]]), dall'altro la marcia della [[plebe]] [[parigi]]na su [[Versailles]] il 5-6 ottobre dello stesso anno (l'attacco alla [[Famiglia reale|Corona]]). Tuttavia Burke, come egli stesso afferma nella parte iniziale dell'opera, fu spinto a scrivere e dare alle stampe le ''Riflessioni'' anche per un fatto avvenuto a [[Londra]] il 4 novembre [[1789]], la riunione della ''Revolutionary Society''. Si trattava di un [[club]] i cui membri erano in massima parte composti dai cosiddetti "non conformisti", ossia i dissidenti [[protestanti]] che non aderivano alla [[Chiesa d'Inghilterra]], i quali avevano come scopo quello di propagandare una particolare interpretazione della [[Gloriosa rivoluzione]], che in qualche modo ponesse in comune consonanza gli avvenimenti inglesi del [[1688]] con i fatti di [[Francia]]. La riunione del [[club]], infatti, fu seguita da un discorso di [[Richard Price (filosofo)|Richard Price]], in cui questi elogiava gli avvenimenti dell'ottobre di quell'anno e l'assalto a [[Versailles]]<ref name="Reflections"/><ref name="Congiura"/>.
 
Burke criticò immediatamente l'interpretazione di Price, condannando il suo discorso. Egli, infatti, era di parere del tutto contrario. Mentre la [[Gloriosa rivoluzione]], senza violenza alcuna, a suo dire non aveva fatto nient'altro che ristabilire l'ordine tradizionale e costituzionale, risalente alla ''[[Magna Charta]]'', violato in alcune parti da [[Giacomo II d'Inghilterra|Giacomo II]],<ref>Occorre precisare che l'approvazione di Edmund Burke nei riguardi della Gloriosa rivoluzione rientrava puramente nella sola sfera politica ed istituzionale. Egli, infatti, apparteneva a quella corrente ''Whig'' che, sebbene ostile alle ingerenze della [[Famiglia reale|Corona]], traeva le proprie origini non dalle "[[Roundheads|Teste rotonde]]" di [[Oliver Cromwell|Cromwell]], bensì dagli antichi [[Giurista|notabili]] [[inglesi]], come il celebre [[giurista]] [[Età elisabettiana|elisabettiano]] [[Edward Coke]] ed il contemporaneo [[William Blackstone]].