Sacerdote: differenze tra le versioni

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==== Nuovo Testamento ====
Nel [[Nuovo Testamento]] ogni sacerdozio particolare è abolito, in quanto [[Gesù Cristo]] è il sommo sacerdote eterno, "secondo l'ordine di [[Melchisedec]]" (cfr. [[Lettera agli Ebrei|Ebrei]] 5:6 e cap. 7-8, 10:21). Nei [[Vangeli]] troviamo la parola sacerdote riferendosi unicamente ai sacerdoti del popolo ebraico. I "collaboratori" che [[Gesù|Cristo]] si è scelto sono chiamati [[apostoli]] ("inviati") o discepoli.
Gli ''[[Atti degli apostoli]]'' e le [[lettere pastorali]] di Paolo si riferiscono ai ministeri della chiesa con le parole "[[Vescovo|episcopato]]" che ha una valenza di controllo e vigilanza, "[[Presbitero|presbiterato]]" ovvero l'anziano della comunità, "[[Diacono|diaconia]]" per il servizio pratico.
 
La [[Lettera agli Ebrei]] spiega chiaramente che nella religione cristiana non vi sia più bisogno di sacerdoti come nell'[[Antico Testamento]] perché esiste un unico grande sommo sacerdote nella persona di Gesù Cristo, che si è offerto al [[Dio Padre|Padre]] una volta per tutte per togliere i [[peccato|peccati]] degli uomini. In un altro senso, tutti i credenti sono un real sacerdozio ([[Prima lettera di Pietro|1 Pietro 2:5]], [[Apocalisse]] 20:6, cfr. 19:6). Il [[Nuovo Testamento]] usa "sacerdote" e "sacerdozio" in riferimento a tutti i [[battesimo|battezzati]]. Ciò perché essi, in forza dell'unione con Cristo, possono accedere direttamente a Dio e offrire il sacrificio della [[lode]], della [[preghiera]] e delle loro opere. Perciò assente dal [[Nuovo Testamento]] è la figura del sacerdote nel senso usuale della parola. Il Sacerdozio è composto da vari uffici (apostolo, vescovo, diacono, presbitero/anziano) di cui troviamo innumerevoli riferimento nel Nuovo Testamento (1Tim. 3:1, (Fil. 1:1, 1Tim. 3:8-13), ecc.).
 
==== Cristianesimo ====
{{vedi anche|Ordine sacro| Presbitero|Sacerdote (cattolicesimo)}}
La prospettiva del [[Nuovo Testamento]] si mantiene nei padri apostolici e nei [[Padri della Chiesa]] dei primi secoli. È evidente la necessità di affermare la specificità sia nei confronti del sacerdozio ebraico, sia nei confronti dei sacerdoti pagani.
Verso il [[IV secolo]], quando ormai non esisteva più il problema del confronto né con gli ebrei né con i pagani, nella [[cristianesimo|religione cristiana]] si tornò a usare il termine "sacerdote" per indicare il ministero ecclesiastico, riscoprendo così il ricco substrato dottrinale del ministero dell'[[Antico Testamento]].
Concretamente, ciò ha comportato anche una "sacralizzazione" del ministero, nel quale si è via via enfatizzato sempre di più l'aspetto [[liturgia|liturgico]] ([[sacramenti]]), a detrimento di quelli di guida e di insegnamento.
Nel cattolicesimo e nelle altre confessioni cristiane che affermano l'esistenza di un sacerdozio "ministeriale" distinto da quello di tutti i credenti, il "sacerdote" è il vescovo e il presbitero, in conseguenza dell'[[ordine sacro]] che hanno ricevuto.
 
Nella sistemazione dottrinale [[Concilio di Trento|tridentina]] del [[Cattolicesimo]], l'[[ordine sacro]] è il [[sacramento]] che attribuisce in modo permanente a una persona il ministero ecclesiastico del [[presbiterato]] (rimase controversa la definizione della sacramentalità dell'[[episcopato]]).
Sempre nel [[Cattolicesimo]], a seguito del [[Concilio Vaticano II]] si è riscoperto la ricchezza dell'insegnamento della Chiesa antica, e parla oggi di due sacerdozi: il ''sacerdozio comune dei fedeli'' e il ''sacerdozio ministeriale''. Il primo corrisponde all'uso della parola "sacerdote" nel nuovo testamento e nei primi secoli.
Il ritorno alla prospettiva originaria ha comportato nel [[Cattolicesimo]] anche un cambiamento nella concezione del ministero ecclesiastico, che oggi ha nuovamente la ricchezza che aveva nei primi secoli: ministero della parola, ministero della guida pastorale, ministero della presidenza della liturgia. Come tutti i ministeri della [[Chiesa cattolica]], il sacerdozio non è ereditario, ma è conseguenza di una "chiamata" individuale rivolta alla singola persona.
 
== Note ==