Iperide: differenze tra le versioni

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* Maria Maykowska nel 1951 diede un giudizio entusiastico di Iperide: secondo lei, rifiutava infatti l'enfasi e sdrammatizzava l'atmosfera, sapeva operare una ''reductio ad minimum'' dell'argomento discusso, nell'argomentazione si concentrava su pochi punti e, dopo aver messo in crisi l'avversario, manteneva il suo vantaggio col sarcasmo e i motti arguti. Con ciò spiega perché Iperide, a motivo della sua forza "nella logica argomentativa, nella ironia graffiante e nel rapido rilievo dei particolari",<ref name=B133>{{cita|Bartolini|p. 133}}.</ref> non sortisce l'effetto sperato quando fosse necessario scrivere con scopi celebrativi, come nell’''Epitaffio''.<ref>{{cita|Bartolini|pp. 132-133}}.</ref><ref>{{cita|Maykowska}}.</ref>
* Carl Schneider nel 1962 definì Iperide "il primo avvocato in senso stretto della storia": anche se forse non sostituiva in tutto i suoi clienti in tribunale, ci si può dir certi che Iperide fu colui che esercitò con maggior continuità la professione di avvocato (da [[Logografia (retorica)|logografo]] e da [[sinegoro]]) tra gli oratori ateniesi con pieno diritto di cittadinanza.<ref name=B133/><ref>{{cita|Schneider|p. 542}}.</ref>
* George Kennedy nel 1963, rimarcando la trivialitàbanalità di vari casi giudiziari trattati da Iperide, ma senza che ciò gli impedisse di apprezzare l’''Epitaffio'', sottolineò che Iperide, a differenza di a differenza di Lisia e di Demostene e anche secondo i criteri della sua epoca, mancava di senso morale nella scelta dei suoi clienti.<ref name=B133/><ref>{{cita|Kennedy}}.</ref>
* Thomas B. Curtis nel 1970 fece notare che Iperide conosceva le teorie retoriche di [[Aristotele]] e [[Anassimene di Lampsaco|Anassimene]], a lui contemporanei: nella ''[[Per Euxenippo]]'' applica l'ἐξέτασις (''exétasis'': cioè trova delle contraddizioni e delle debolezze nell'accusa per rafforzare la difesa del suo cliente); nella ''[[Per Licofrone]]'' usa la γνώμη (''gnómē'') come elemento probante (così prescrivevano, appunto, le teorie retoriche dei due di cui sopra). Iperide, inoltre, anticipò o perlomeno influenzò la retorica tarda: nella ''Per Euxenippo'', ad esempio, fa uso di un ἔφοδος (''éphodos'': una parte dell'orazione che prepara l'esposizione dei fatti), che probabilmente costituì un modello originale per gli oratori posteriori. Curtis, in punto di tirare le somme, riconobbe ad Iperide molti pregi: frase semplice, meno ricercata e statica rispetto a Lisia; capacità narrative ed [[Etopea|etopeiche]]; abilità magistrale nell’''inventio'' e nella ''[[dispositio]]''; ironia e tatto, usate per indebolire gli avversari. In definitiva, Iperide si dimostra più sicuro ed efficace di Lisia (grazie alle tecniche retoriche del IV secolo a.C. e grazie alle sue doti personali) e, in senso più vasto, l'oratore ideale per i canoni del suo tempo (come aveva già sostenuto Orsini).<ref>{{cita|Bartolini|pp. 134-135}}.</ref><ref>{{cita|Curtis}}.</ref>
* A. P. Dorjahn e W. D. Fairchild nel 1972 ipotizzarono che Iperide, ambasciatore in numerose occasioni per conto di Atene, dovesse essere abile nei dibattiti e nelle improvvisazioni, anche perché, in alcune sue orazioni difensive, si possono trovare dei punti non precedentemente preventivati.<ref>{{cita|Bartolini|p. 135}}.</ref><ref>{{cita|Dorjahn e Fairchild}}</ref>