Socialismo in un solo Paese: differenze tra le versioni

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Il '''socialismo in un solo paese''' è una teoria economico-politica avanzata e sviluppata da [[Stalin]]<ref>Stalin, ''La Rivoluzione d’Ottobre e la tattica dei comunisti russi'', in ''Opere Complete'', vol. 6, p. 426 e ss.</ref> sulla base di uno scritto di [[Lenin]] del [[1915]]<ref>V.I. Lenin, ''Sulla parola d’ordine degli Stati Uniti d’Europa'', in ''Opere Complete'', vol. 21, Editori Riuniti, Roma, 1966, pp. 311-316.</ref>, che peraltro ancora non abbandonava [[Internazionalismo proletario|l'internazionalismo]] marxista sostenendo invece l'impossibilità di una linea nazionalista.
 
La tesi, presentata al XII Congresso del [[Partito Comunista dell'Unione Sovietica]] del [[1923]] in contrapposizione a quella della [[Rivoluzione permanente]] di [[Lev Trotzkij]], partiva dal presupposto che le prospettive di una rivoluzione europea fossero fallite dopo la distruzione della [[Lega Spartachista]] adoperata dai ''[[Freikorps]]'' del ministro della difesa tedesco [[Gustav Noske]] nel [[1919]] e sottolineava la necessità impellente del consolidamento della 'Patria del Socialismo' (l'[[Unione Sovietica]]) attraverso la normalizzazione dei rapporti con gli altri Paesi capitalisti e il convogliamento di tutte le risorse economiche dei Partiti comunisti occidentali in questa impresa. Prevedeva inoltre il perseguimento di riforme economiche (la [[Nuova politica economica]]), in seguito abbandonate da Stalin per il processo di pianificazione dell'economia sovietica.
 
== Note ==