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[[File:Marozia.pdf|thumb|Marozia, disegno tratto da Franco Cesati, ''I Misteri del Vaticano o la Roma dei Papi'', vol.1, 1861]]
==== Fine del pontificato e morte ====
Quando furono venute a mancare tutte le principali amicizie e alleanze che la politica di Giovanni aveva faticosamente costruito, la debolezza politica in cui il papa versava si evidenziò nettamente: senza il supporto militare di qualche potente, il controllo su Roma non era più sicuro. Per correre ai ripari affidandosi ad una persona fidata, Giovanni nominò il fratello Pietro [[Console romano|console]] e nuovo duca di Spoleto<ref name=":1" />, mentre sul fronte esterno cercò di trovare un accordo con il nuovo re d'Italia [[Ugo di Provenza]], fratello di [[Guido di Toscana]] che nel frattempo aveva sposato [[Marozia]] rimasta vedova di Alberico. Ugo, che era stato scelto dai principi elettori a [[Pavia]] nel luglio del 926 senza chiedere l'assenso papale<ref name=":8" />, era l'unica speranza effettiva a cui Giovanni poteva ricorrere per contrastare il potere di [[Marozia]] (benché ne fosse il cognato), che aveva assunto in Roma quel ruolo di guida politica che era stato della madre Teodora e del padre Teofilatto. Pertanto nel [[926]], dopo l'elezione di Pavia, il pontefice inviò a [[Pisa]] dei [[legati pontifici|legati]] i quali, in nome di Giovanni, attestarono il riconoscimento dell'elezione<ref name=":1" />. Re e papa s'incontrarono poi personalmente a [[Mantova]]<ref name=":10" />, per discutere della situazione politica italiana e della più che possibile incoronazione di Ugo quale nuovo imperatore<ref>{{Cita|Liutprando|p. 842, par. 17}}:
{{Citazione|Poco dopo [Ugo] si diresse a Mantova, dove papa Giovanni, venendogli incontro, stipulò con lui un'alleanza.|3 = Post paululum Mantuam abiit, ubi et Johannes papa ei occurrens, foedus cum eo percussit.|lingua = La|lingua2 = Ita}}
</ref><ref name=":11">{{Cita|Sestan-Bosisio|p. 209}}</ref>.