Somnium Scipionis: differenze tra le versioni
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'''''Somnium Scipionis''''' (in [[lingua italiana]] '''''Il sogno di Scipione''''') è un celebre brano del trattato ''[[De re publica]]'' di [[Marco Tullio Cicerone]] (composto nel [[54 a.C.]]), corrispondente all'ultima parte del sesto libro.
==Tradizione del testo== Fin dall'antichità il brano aveva cominciato a circolare con il proprio titolo autonomo; è solo dal 1819 che il testo da cui proveniva è stato parzialmente ricomposto quando è venuto alla luce il testo dei primi cinque libri (buona parte dei primi due e frammenti degli altri).<br> ▲Il poeta [[Paganesimo|pagano]] tardo-imperiale [[Ambrogio Teodosio Macrobio]] scrisse i ''Commentariorum libri in Somnium Scipionis'', in due volumi sul ''Somnium''. [[Favonio Eulogio]], un [[retore]] africano di epoca tarda, allievo di S. Agostino, scrisse la ''Disputatio de somnio Scipionis''. Il filosofo [[Anicio Manlio Torquato Severino Boezio]] riporta il ''Somnium Scipionis'' nel suo trattato ''De musica'' per commentarlo e trattare dell'armonia cosmica. Il libro ebbe inoltre fortuna nella tarda [[antichità]] e nel [[Medioevo]] a motivo della sua affinità con la [[dottrina cristiana]] sulla [[vita eterna]].
▲Verrà in seguito ripreso quest'episodio da [[Seneca]] nella raccolta ''[[Dialoghi (Seneca)|Dialogi]]'' e precisamente nell'opera ''Ad Marciam de Consolatione'', nella quale l'autore latino vuole consolare Marcia, figlia di un censurato autore dell'età di [[Tiberio]], [[Cremuzio Cordo]], per la morte del figlio. Dopo aver elogiato la donna per aver conservato e ripubblicato le opere del padre alla fine dell'impero di [[Claudio]], descrive l'episodio simile a quello proposto da Cicerone nel quale il figlio morto di Marcia incontra il nonno Cremuzio Cordo e con questo entra a far parte di quelle anime privilegiate descritte dall'autore latino.
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