Il muro di gomma: differenze tra le versioni
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=== L'inchiesta giornalistica al ''Corriere della Sera'' ===
[[Roma]], il [[giornalista]] Rocco Ferrante, mentre è nell'appartamento nel quale convive con Anna, riceve una telefonata da un conoscente operatore radar di [[Ciampino]] che gli comunica dell'incidente aereo a [[Ustica]], facendo vago riferimento ad un "abbattimento".
Alla [[redazione]] del ''[[Corriere della Sera]]'', tra le direttive impartite ai giornalisti per occuparsi del caso, Rocco viene mandato a [[Palermo]], per incontrare i parenti delle vittime. Qui Rocco fa la conoscenza, all'uscita dell'[[obitorio]] dove le salme finora recuperate sono portate per il riconoscimento, di Giannina ([[Angela Finocchiaro]]), rimasta sola con la figlia di 8 anni (Silvia) dopo la perdita del marito (Alberto). Rocco cerca poi, invano, di strappare qualche informazione all'amico che gli aveva parlato per telefono dell'abbattimento dell'aereo, e poi torna a [[Roma]].
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La scena si sposta poi negli studi della [[compagnia assicurativa]] che si occupa del risarcimento dei familiari delle vittime dell'incidente: il cinismo degli assicuratori stride con la rabbia silenziosa dei parenti, costretti ad accettare cifre irrisorie per la perdita dei loro cari. Tra i parenti c'è anche Giannina, che nell'occasione incontra nuovamente Rocco, con cui parla a lungo, confidandogli la sua situazione di disagio economico a seguito della morte del marito.
=== Sviluppi dell'indagine ===
Nel [[1981]] Rocco riceve una lettera contenente uno strano disegno: incontra allora in segreto un esperto che gli dice che quello è il [[tracciato radar]] del DC-9 precipitato e che il DC-9 è stato abbattuto perché si è trovato nel posto giusto al momento sbagliato; inoltre lo avverte che il lavoro giornalistico che sta portando avanti sta dando molto fastidio. Rocco decide di approfondire ulteriormente il caso partendo dall'ipotesi che l'aereo fosse stato abbattuto per errore, mentre il bersaglio era un altro.
Nonostante da più parti gli vengano intimidazioni più o meno velate, il giovane giornalista si dedica anima e corpo al caso, trascurando anche la relazione con Anna, che qualche tempo dopo lo lascerà per un altro. Poco tempo dopo arriva in redazione l'[[avvocato]] [[Bruno Giordani]], incaricato di rappresentare la [[parte civile]] nel [[processo (diritto)|processo]] sulla [[strage di Ustica]]: Giordani è un uomo onesto in cerca di [[giustizia]] e chiede, trovandolo, aiuto a Rocco per approfondire la sua conoscenza della vicenda.
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=== Il MiG ===
Gli anni passano, siamo nel [[1985]]: un giorno, mentre butta nella [[spazzatura]] alcuni vecchi documenti, Rocco scopre da un fascicolo militare che il 18 luglio [[1980]], data in cui era stato accertato fosse caduto sulla [[Sila]] il [[MiG-23#Varianti|MiG-23MS]] con i colori dell'[[Aeronautica Militare]] [[Libia|libica]], nel [[Canale di Sicilia]] era in atto una [[simulazione]] [[aeronave|aeronav]]ale interalleata di notevoli dimensioni. Con il grande spiegamento di forze militari nella zona è impossibile che il [[MiG]] fosse riuscito ad arrivare fino alla [[Sila]] senza essere visto. Rocco si reca allora in [[Calabria]], per raccogliere informazioni: parlando con il [[medico]] che aveva effettuato l'[[autopsia]] sul [[cadavere]] del [[pilota (aviazione)|pilota]] del Mig scopre che questo aveva ricevuto pressioni per dichiarare che la [[morte]] fosse avvenuta a metà luglio, mentre dallo stato di decomposizione essa era individuabile nel periodo dell'incidente di [[Ustica]].
Molte autorità del posto negano versioni diverse da quelle accertate ufficialmente, anche se intervistando abitanti del luogo Rocco trova conferme del fatto che il Mig si fosse schiantato proprio il 27 giugno.
Rocco a questo punto torna a [[Roma]] per far pubblicare un articolo sulla sua versione dei fatti: il giorno della [[strage di Ustica]] ci sarebbe stato uno scontro tra aerei libici e [[Stati Uniti d'America|statunitensi]], nel corso del quale, oltre al Mig, ci va di mezzo l'[[I-TIGI]] [[Douglas Aircraft Company|Douglas]] [[DC-9]] dell'[[Itavia]]. Il 18 luglio, durante un'esercitazione, un [[aereo da caccia|caccia]] dell'aviazione [[Stati Uniti d'America|U.S.A]]. esce di formazione e simula il suo schianto sulla [[Sila]] per far trovare il Mig. Il capo [[redazione]] si rifiuta di pubblicare il pezzo, da una parte per alcune lacune nella ricostruzione, dall'altra perché, anche se non lo ammette, la storia scotta e meno se ne parla meglio è. Se il ''[[Corriere della sera|Corriere]]'' deve pubblicare una versione "sgradita", dati i fortissimi interessi in gioco, deve avere riscontri attendibili su quello che scrive, e prove concrete.
Rocco è scoraggiato, ed in un pranzo con alcuni colleghi traspare la sua delusione per i sacrifici fatti per quella storia che non potrà mai venire a conoscenza della gente.
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=== Il recupero del relitto ===
[[Parigi]], [[inverno]] [[1986]]: Mentre Rocco detta svogliato al telefono un articolo sulla "[[Guerra del vino]]" tra [[Francia]] e [[Italia]], assiste alla [[diretta televisiva]] dell'insediamento del nuovo presidente della repubblica italiana [[Francesco Cossiga|Cossiga]], commentata da un giornalista francese il quale, parlando del disastro di Ustica quale tragico evento al centro del dibattito in Italia, accenna all'ipotesi della [[Bomba (ordigno)|bomba]] come la più probabile; Rocco, infastidito e frustrato, spegne la tv. Poco dopo, sempre in [[Francia]], incontra una persona a Parigi, probabilmente un agente di un non meglio identificato servizio segreto, che gli suggerisce come i responsabili del disastro aereo di Ustica possano essere i francesi. La verità ovviamente non deve venire a galla, perché aumenterebbe la sfiducia della gente verso le istituzioni, e quindi gli apparati dello Stato ([[Esercito]], [[Carabinieri]], [[Servizi Segreti]]...) si adoperano per celarla. Rocco, data l'imminenza del recupero del [[relitto]], confida all'uomo la speranza che questo faccia finalmente luce su quello che è avvenuto realmente. Questi però gli fa notare come non è detto che qualcuno non sia già stato là sotto per "sistemare" alcune cose, e lo invita a informarsi sulla società a cui è stato affidato il recupero dell'[[aereo]].
Nell'[[estate]] del [[1987]] il [[relitto]] del [[DC-9]] viene finalmente recuperato e Rocco assiste ad un servizio del [[telegiornale]] sull'evento insieme a tutta la [[redazione]]: la [[scatola nera]] non viene ritrovata, e Rocco, infuriato per la notizia, informa i colleghi del fatto che la società addetta al recupero sia di [[Marsiglia]], e collaboratrice con i [[DGSE|Servizi Segreti Francesi]].
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All'uscita dalla sala, l'[[avvocato]] Giordani dà la notizia alla stampa: Rocco, notando un po' di tramestio alle spalle dei suoi colleghi, si dirige allora verso alcuni Sottufficiali dell'Aeronautica Militare convocati per l'interrogatorio e [[reticenza|reticenti]] presenti fuori dall'aula e che stanno inveendo verso il Maresciallo Caroli.
Uno di quei sottufficiali, durante la discussione col giornalista, si lascia scappare come il bersaglio della "battaglia aerea" che portò all'erroneo abbattimento del DC-9, fosse forse un [[aereo]] [[Libia|libico]] con a bordo un influente personaggio politico ([[Gheddafi]]?) di cui loro avevano avuto un piano di volo sulla tratta Tripoli-Varsavia.
=== Conclusione ===
Nel [[1990]] vengono interrogati i [[militari]] dell'Aeronautica incriminati per aver inquinato e depistato le [[indagine|indagini]] sulla [[strage di Ustica]], molti dei quali (tra cui il Ministro della Difesa) appaiono visibilmente turbati e impauriti per quello che gli sta succedendo.
All'uscita dall'aula Rocco, nonostante la pioggia battente, segue fino alla macchina l'[[ammiraglio]] che lo aveva aggredito verbalmente anni addietro quando ricopriva il ruolo di Capo di Stato Maggiore della Difesa, rinfacciandogli le accuse di essere pagato da qualcuno per alimentare quello [[scandalo]].
Sempre sotto la [[pioggia]] si chiude il [[film]]:
Rocco detta l'[[Articolo (giornalismo)|articolo]] sui fatti degli ultimi giorni da una [[cabina telefonica]], riassumendo tutte le manovre di [[depistaggio]] e menzogna attuate dagli uomini ora sotto processo, elencando le loro responsabilità e concludendo con un sofferto: "Perché?".
Uscito dalla cabina, Rocco si volge verso i parenti delle vittime, a colloquio con l'[[avvocato]] Giordani: saluta Silvia, la figlia di Giannina, ormai diciottenne, e si allontana.
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