Beati Paoli: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Doncarloss (discussione | contributi)
punteggiatura
EnzoBot (discussione | contributi)
m Omogenizzo punteggiatura e punto a fine nota
Riga 4:
|immagine = I Beati Paoli.jpg
|didascalia = Il tribunale dei Beati Paoli<br />(dipinto su carretto siciliano di Antonio Cronio, detto ''Barnaba'', [[1938]] circa)
|nomi alternativi = Vendicosi<ref>Castiglione, pag. 15.</ref>
|area di origine = [[Regno di Sicilia]]
|aree di influenza = [[Sicilia]]
|inizio = [[1185]]/[[1186]]<ref>Castiglione, pag. 16.</ref>
|fine = [[secolo XVIII]]<ref>Renda, pag. 24.</ref>
}}
I '''Beati Paoli''' furono una [[setta]] segreta italiana - di origine incerta - formata da vendicatori-giustizieri-sicari,<ref>Castiglione, pag. 11.</ref> nata presumibilmente a [[Palermo]], con il nome di ''vendicosi'', intorno al [[XII secolo]] circa.<ref name="nota_anonimo cassinese">''Breve cronaca di un Anonimo Cassinese'', 1185: «Un nuovo genere di uomini che erano detti Vendicosi, insorse in un luogo del regno che il predetto re [[Guglielmo II di Sicilia]] fece parte impiccare e parte di varie pene castigare».</ref>
 
== Storia ==
Riga 22:
[[File:Covo dei Beati Paoli - Palermo.jpg|upright=1.3|thumb|left|Il supposto covo dei Beati Paoli, in [[Palermo]]]]
[[File:Emblema Beati Paoli.jpg|upright=0.8|thumb|L'emblema dei Beati Paoli]]
Lo [[scrittore]] e [[antropologia|antropologo]] [[Giuseppe Pitrè]] ([[1841]]-[[1916]]) nel capitolo ''La mafia e l'omertà'' del suo ''Usi e Costumi'' diede questa definizione di [[associazione per delinquere]] ricavandola dal [[gergo]] dei detenuti della ''Vicaria'', l'antico carcere di Palermo: «Cuncuma, s.f., riunione e compagnia di uomini, per lo più non buoni e giudicati come non buoni. Riunione segreta e misteriosa come quella dei Beati Paoli, che avevano le loro grotte paurose ed impenetrabili presso il giardino detto della Cuncuma. ''Essiri di la Cuncuma'', essere del tal numero de' tristi, della cosca, aver l'arte e l'attitudine d'ingannare e prevedere gli inganni, esser furbo, ecc. A Palermo nel giardino della Cuncuma, vi era una grand'hosteria, et ivi giuntavano li ''guappi'' e taglia ''cantuni''».<ref>Pitrè, pag 218.</ref> Questo esclude qualunque riferimento magico o soprannaturale a proposito del mistero che circonda la confraternita.<ref>Castiglione, pag. 25.</ref> I Beati Paoli si proposero, dunque, come un'associazione per delinquere, caratterizzata da una «[[ragione sociale]]», un «titolo», quasi come le tante Venerabili e Nobili Confraternite, forse collegata con esponenti del potere. Se i membri della setta fossero stati solo «guappi» o «vendicatori a basso costo» avrebbero reclutato esclusivamente persone di infimo rango sociale, non anche proprietari di patrimoni e sicuri redditi nonché piccoli nobili.<ref>Castiglione, pag. 27.</ref>
 
I Beati Paoli, successori sempre rinnovati dei ''vendicosi'', secondo il [[Francesco Maria Emanuele Gaetani|marchese di Villabianca]], sarebbero stati realmente una setta di [[sicario|sicari]] che si riuniva in gran segreto (dopo la mezzanotte, al lume delle candele e incappucciati di nero) nelle cripte sotterranee del quartiere del [[Il Capo (Palermo)|Capo]] per pianificare criminali disegni e approntare una sorta di tribunale. I loro committenti facevano parte della [[classe sociale]] ''mezzana'' che, non disponendo come i blasonati di uomini in armi al proprio servizio, si rivolgevano alla congregazione per le loro personali vendette, sfruttando la rinomanza di mistero che la distingueva e l'indiscussa approvazione popolare di cui beneficiava, e l'esecuzione di atti delittuosi.<ref>Castiglione, pag. 10.</ref>
 
Il mito dei Beati Paoli è stato, infatti, usato spesso da molti per documentare storicamente l'origine della [[mafia in Italia]],<ref>Primi fra tutti gli stessi mafiosi. Ad esempio [[Tommaso Buscetta]] ha affermato in una sua deposizione: «La mafia non è nata adesso, viene dal passato. Prima c'erano i Beati Paoli che lottavano coi poveri contro i ricchi [...]: abbiamo lo stesso giuramento, gli stessi doveri». Peraltro già ai tempi dell'inchiesta sull'uccisione di [[Joe Petrosino]] era emerso che alcune organizzazioni legate alla malavita si erano impadronite del mito dei ''Beati Paoli'' intesi come una sorta di ''Robin Hood'' siciliani, riunendosi negli stessi luoghi in cui, secondo dicerie popolari, nel passato si incontravano i membri di tale setta, vera o leggendaria che fosse (cfr. G. Montemagno, ''Luigi Natoli e I Beati Paoli'', Palermo, Flaccovio, 2002, pp. 51-53).</ref>, sebbene tale provenienza sia stata più volte rigettata sia per la natura organizzativa che per gli effetti sulla popolazione: beneficiata dai primi, soggiogata dalla seconda.<ref>Sulle origini della mafia cfr. ad es. Diego Gambetta, ''The Sicilian Mafia: the business of private protection'', Harvard University Press, 1996, p. 136; Claudio Lo Monaco, ''A proposito della etimologia di mafia e mafioso'', in LN, Livorno 1990, 1-8; Charles W. Heckethorn, Secret Societies of All Ages and Countries, London, G. Redway, 1897; Cfr. G. Palomba, ''Sociologia dello sviluppo - L'unificazione del Regno d'Italia'', Giannini, Napoli, 1962, pp. 203-204; Santi Correnti, ''Breve storia della Sicilia'', Newton & Compton, 1998; Pasquale Natella, ''La parola "Mafia"'', Firenze, Leo S. Olschki Ed., 2002 (Biblioteca dell'"Archivum Romanicum", Ser. 2, Linguistica, 53).</ref>.
 
Circa l'origine del nome, si è ipotizzato un collegamento con [[Francesco da Paola]], patrono del [[regno di Napoli]] e [[regno di Sicilia|Sicilia]], fino al [[1519]] [[Beatificazione|beato]]: gli aderenti della [[consorteria]] potevano circolare vestiti come i suoi [[Ordine dei minimi|minimi]], frequentare le chiese e fare «cunciura» nei sotterranei. Pare usassero come [[stemma|emblema]] una croce sovrastata da due spade incrociate.<ref>Castiglione, pag. 34.</ref>
 
=== La "grotta" dei Beati Paoli ===
Il presunto covo dei Beati Paoli è accessibile attraverso una cripta esistente nella chiesa palermitana di Santa Maria Maria di Gesù al Capo (o ''Santa Maruzza ri Canceddi'') che si affaccia sulla piazza ora dedicata alla temuta congrega. Un secondo ingresso dà sul vicolo degli Orfani che conduce al suddetto piazzale. Sopra la grotta si eleva il gentilizio palazzo Baldi-Blandano: al primo piano, tramite una piccola porta, si raggiunge l'antro. La cavità (probabilmente una cosiddetta "camera dello scirocco", fatta scavare dagli aristocratici per riposarsi al fresco durante le afose giornate estive) è caratterizzata da un vano con un pozzo e un sedile semicircolare, mentre due anguste gallerie portano ad altre spelonche. Il sotterraneo, visitato da [[Luigi Natoli]] ([[1857]]-[[1941]]) e descritto nel suo romanzo, fu utilizzato come rifugio durante i bombardamenti della [[seconda guerra mondiale]]: attualmente il comune di Palermo ha intrapreso i lavori per il suo recupero.<ref>Todaro, pp. 50-52.</ref>
 
== I Beati Paoli nella cultura di massa ==