Pietro Tomasi della Torretta: differenze tra le versioni

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Il 26 aprile [[1920]], a Londra, sposò [[Alice Barbi]] (1º giugno [[1858]]-4 settembre [[1948]]), celebre [[lied]]erista e cantante da camera, già vedova del barone Boris Wolff von Stomersee, la cui figlia, [[Alexandra Wolff Stomersee|Alexandra]] sposò nel [[1932]] [[Giuseppe Tomasi di Lampedusa]], nipote di Pietro.
 
Fu [[Ministro degli esteri]] nel governo [[IvanoeGoverno Bonomi I|governo Bonomi]] fra il 7 giugno [[1921]] ed il 26 febbraio [[1922]], e fu nominato da [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]] [[senato del Regno d'Italia|senatore del Regno]] il 19 luglio [[1921]], prestando giuramento il 30 luglio successivo (convalida della nomina). Tenne da ultimo l'ambasciata di [[Londra]] (10 novembre [[1922]]-aprile [[1927]]), dove il 31 dicembre [[1923]] lo raggiunse la nomina aad [[Ambasciatore]] di grado.
 
Costretto nel [[1927]] alle dimissioni dal servizio diplomatico da [[Benito Mussolini]], concluse la carriera diplomatica e si dedicò alla sua attività di senatore, trasferendo la sua residenza a Roma. Diplomatico di perfetta scuola nella forma e fine conoscitore del mondo slavo e dei problemi politici dell'Europa centro-orientale, esperto della lingua russa, nonché politico di grande riserbo ed equilibrio, poté valorizzare la sua personalità, rendendo al paese importanti servigi sia in campo diplomatico che politico.
 
Non volle mai aderire al [[Fascismo]] di cui fu fermo avversario ed irriducibile suo oppositore in [[Senato]]. Per tale motivo, all'indomani della liberazione di [[Roma]] e del ritorno del Re e del Governo nella capitale, il 20 luglio [[1944]] fu nominato [[Presidenti del Senato italiano|Presidente del Senato]], carica dalla quale si dimise il 25 giugno [[1946]], in seguito ai risultati del [[Nascita della Repubblica Italiana|referendum istituzionale]] ede all'elezione dell'[[Assemblea Costituente della Repubblica Italiana|Assemblea Costituente]]: fu quindi l'ultimo presidente del Senato del Regno.
 
Dal settembre [[1945]] al giugno [[1946]] fu inoltre membro della [[Consulta Nazionale|Consulta nazionale]]<ref> http://storia.camera.it/deputato/pietro-tomasi-della-torretta/leg-transizione-consulta_nazionale#nav</ref>.
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In quanto zio del celebre scrittore, alla morte di quest'ultimo (avvenuta il 23 luglio [[1957]]) Pietro gli successe nei titoli nobiliari dei Tomasi: fu, da questo giorno fino alla morte, 13º duca di [[Palma di Montechiaro|Palma]], 12º [[principe]] di [[Isola di Lampedusa|Lampedusa]], [[barone]] di Montechiaro, barone della Torretta e [[Grandato di Spagna|Grande di Spagna]] di 1ª classe (il titolo di marchese della Torretta è da ritenersi di cortesia).
 
Quando Pietro morì erano ancora in vita solo tre cugini primi Giuseppe Garofalo Tomasi (Palermo 1885&nbsp;– Genova 1968) figlio di Maria Antonia, parente maschio prossimo che per il diritto Borbonico avrebbe ereditato i titoli, e le sorelle Giovanna e Maria Carolina, figlie di Chiara. Oggi è vivente il nipote di Giuseppe, Aurelio Di Rella Tomasi di Lampedusa (Genova 1941) avvocato in Genova, sposato con tre figli, che sempre per il diritto borbonico sarebbe il titolare dei titoli.
 
==Onorificenze==