Giulio Acciano: differenze tra le versioni

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==Biografia==
Poeta [[lingua napoletana|napoletano]], usava nei suoi scritti utilizzare il dialetto (come nel poemetto ''La Caputeide'') e l'arte delle rime satiriche con cui si distinse dal panorama dell'epoca. Tali opere furonorimasero poi rimaste nascoste e inedite sino all'[[XIX secolo|Ottocento]]. Salvatore Belloni ebbe a giudicarlo "''Seguace non infelice del Berni nei capitoli giocosi, de' quali alcuni trivialissimi, nelle satire ... dà qualche volta nello sboccato''"<ref>Antonio Belloni, ''Storia letteraria d'Italia scritta da una società di professori'', vol. 7 (''Il Seicento''), Vallardi, Milano s.d., p. 228.</ref>.
 
Viene ricordato anche per le sue idee sulla medicina, facendosi coinvolgere nella disputa fra i due schieramenti dell'epoca; la sua idea era volta ad auspicareauspicava una medicina più vicina ai progressi scientifici dell'epoca, schierandosi di fatto coi cosiddetti ''[[Accademia degli Investiganti|accademici investiganti]]'' che all'epoca si opponevano ai medici tradizionalisti.
 
Fu sepolto a Napoli in San Domenico Maggiore.
 
==Note==
<references/>
 
==Bibliografia==
* Francesco Barra: ''Dizionario Biografico degli Irpini''. Volume Primo, pp. 49-54, Elio Sellino Editore, Avellino, 2005.
* Salvatore Marano e Giulio Capone, ''Un poeta satirico del XVII secolo'', Jovine, Salerno 1892.
* Giulio Acciano, ''Rime'' (a cura di Luigi Montella), Edizioni dell'Orso, Alessandria 1998.
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