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L'esercito, condotto da Publio e galvanizzato dalle promesse del console, e dalla prospettiva di poter migliorare la propria situazione economica con il bottino di guerra, ebbe facilmente ragione dei Volsci e conquistò, saccheggiandola, la città di [[Suessa Pometia]]; non solo, di lì a poco uscì vittorioso da scontri contro [[Sabini]] presso l'[[Aniene]] e gli [[Aurunci]] nei pressi di [[Ariccia]].<ref>[[Tito Livio]], [[Ab Urbe condita libri]], lib. II, par 26</ref>.
 
Al termine di questi combattimenti il popolo si attendeva che fosse rispettato quanto promesso dal senato, ma così non fu, soprattutto per l'aperta e determinata opposizione di Appio Claudio, strenuo difensore dei privilegi dei patrizi; allo stesso Publio il Senato negò il trionfo su istigazione di Appio<ref>[[Dionigi di Alicarnasso|Dionigi]], ''[[Antichità romane (Dionigi di Alicarnasso)|Antichità romane]]'', lib. VI, § 30.</ref>. La situazione si trascinò quindi, non senza inquietudini e malumori, che sarebbero sfociati nella [[Secessio plebis#Secessione del 494|secessione del 494 a.C.]], fino alla fine del mandato consolare.
 
Nell'anno del consolato di Appio ed Aulo Postumio, [[Tarquinio il Superbo]] morì in esilio presso la corte di [[Aristodemo di Cuma|Aristodemo]] a [[Cuma]]<ref name="ReferenceA">[[Tito Livio]], [[Ab Urbe condita libri]], lib. II, par 21</ref>, il 15 maggio fu consacrato il [[Mercurio (divinità)|tempio di Mercurio]] (anche se l'onore della dedica non venne attribuito ad uno dei due consoli ma a Marco Letorio, un [[centurione|centurione primipilo]]<ref>[[Tito Livio]], [[Ab Urbe condita libri]], lib. II, par 21, 27</ref>, e la colonia di [[Signa]], voluta da Tarquinio, venne rifondata con l'invio di un nuovo contingente di coloni<ref name="ReferenceA"/>.