Franco Loi: differenze tra le versioni

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Temi ricorrenti nelle opere di Loi sono la guerra, la scoperta della presenza del male nella storia, la sensazione di un tradimento perpetrato e di ferite non rimarginabili, l'energia dell'invettiva, il rimpianto di un paradiso perduto, ma anche la costanza dell'invocazione della preghiera. Il titolo della sua raccolta più famosa "Stròlegh"(astrologo), composta in due tempi nell'estate [[1970]] e nella primavera [[1971]], rimanda a un sogno ad occhi aperti, ad una profezia rassicurante.
 
Il nono passaggio della poesia è dedicato a [[Piazzale Loreto]], luogo fondamentale nell'esperienza di Loi, situata a poche centinaia di metri da Via [[Casoretto]] dove allora abitava, che, ancora ragazzino, il 10 agosto [[1944]], vide quei partigiani uccisi "gettati sul marciapiede come spazzatura"<ref>Franco Loi, Con la violenza e la pietà. Poesia e resistenza, a c. di R. Cicala, Interlinea 1995, Novara</ref>, e nel [[1945]] i cadaveri di [[Mussolini]] e degli altri gerarchi fascisti trucidati. I due momenti sembrano confondersi in un'unica scena, che suscita nel poeta rabbia e pietà, elegiaca reminiscenza e angosciosa invettiva. Le ultime raccolte sono caratterizzate da un linguaggio meno incisivo. Alcuni esempi: "Teàter" del [[1978]], l' "Aria" e l' "Angel" del [[1981]], "Amur del Temp" del [[1999]]
 
== Stile ==