Comitatensi: differenze tra le versioni

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Le truppe del tardo impero erano meno romane, ma più specializzate; lo scopo era soprattutto di avere sempre un grande quantitativo di truppe mobili da concentrare in quelle zone ove avvenivano incursioni barbariche. Oltre tutto, dopo la crisi del terzo secolo, i romani avevano notato che le grosse unità, lo erano solo sulla carta, in quanto i continui distacchi di truppe per le campagne belliche e per le guerre civili avevano lasciato deboli ed inconsistenti le legioni sul confine; le truppe ausiliarie, composte da unità di 550 uomini, risultarono più flessibili ed utili ed in grado di adattarsi ad ogni ambiente.
 
Diocleziano e Costantino sancirono con una riforma ciò che ormai da 2due secoli era evidente.
 
==Premesse e conseguenze della riforma==
Appare evidente come le truppe del tardo impero, e i comitantensi non vi fecero eccezione, nonostante la nomea di truppe d'élite, avessero assorbito profondamente i costumi barbarici e in parte orientali. Ciò era dovuto in parte ai cospicui reclutamenti fra i barbari, che erano frequenti anche tra i comitatensi stanziati nelle province interne, in parte a mutamenti dettati dalla crisi economica e politica che rese insostenibile mantenere il vecchio equipaggiamento, ma richiedeva una centralizzazione e standardizzazione più spinta.
Ciò era dovuto in parte ai cospicui reclutamenti fra i barbari, che erano frequenti anche tra i comitatensi stanziati nelle province interne, in parte a mutamenti dettati dalla crisi economica e politica che rese insostenibile mantenere il vecchio equipaggiamento, ma richiedeva una centralizzazione e standardizzazione più spinta.
 
Molti autori contemporanei, tra cui [[Zosimo (storico)|Zosimo]], ci mostrano questi soldati come scarsamente preparati alle fatiche della guerra dopo lunghe permanenze in città, dove anzi, grossi raggruppamenti di uomini, oltre a rappresentare un onere insostenibile in termini di mantenimento, tendevano a creare danno alla popolazione locale:
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== Imbarbarimento e dissoluzione in Occidente ==
=== L'inizio della disgregazione (379-395) ===
[[File:AD 0375 - Central Eastern Europe to Ural - EN.png|thumb|400px|Migrazione degli Unni, che spinse i Goti Tervingi e Greutungi ad invadere l'Impero, portando alla [[guerra gotica (376-382)]].]]
L'inizio della disgregazione dell'esercito nazionale romano cominciò con [[Teodosio I]]. Costui si trovò con l'esercito disastrato in seguito alla [[Battaglia di Adrianopoli (378)|disfatta di Adrianopoli (378)]], e con i [[Guerra gotica (376-382)|Balcani devastati]] dai [[Goti]] vittoriosi. Teodosio I si trovò in notevoli difficoltà quando tentò di ricostituire in tempi brevi un esercito nazionale: le resistenze dei proprietari terrieri a permettere ai propri contadini di svolgere il servizio militare (soprattutto per il timore di perdere manodopera) e la scarsa volontà da parte dei romani stessi a combattere (le leggi romane del tempo lamentano che molti, pur di non essere reclutati, arrivavano persino a mutilarsi le dita della mano) lo costrinsero a fare sempre maggior affidamento sui barbari.<ref>Ravegnani 2012, pp. 23-26.</ref> [[Zosimo (storico)|Zosimo]] narra infatti che Teodosio I reclutò molti barbari da oltre [[Danubio]] per ricostituire il suo esercito.<ref name = ZosIV30>Zosimo, IV,30.</ref> Alcuni si rivelarono anche fedeli all'Impero, come Modare, grazie a cui, secondo Zosimo, la [[Tracia (diocesi)|Tracia]] poté ritrovare un po' di quiete dopo i saccheggi nemici.<ref>Zosimo, IV,25.</ref> La fedeltà di molti di questi barbari reclutati da Teodosio, molti dei quali di origine gotica e quindi connazionali dei barbari che avrebbero dovuto combattere per conto dell'Impero, era però dubbia, e di questo ne era consapevole lo stesso Teodosio, il quale, prudentemente, trasferì parte dei Barbari in [[Egitto (diocesi)|Egitto]], e trasferì le legioni dell'Egitto in Tracia.<ref name=ZosIV30/> L'esercito, riempito di barbari e caduto nel disordine più totale, non poté che perdere un'altra battaglia contro i Goti: probabilmente informati dai loro connazionali che servivano nell'esercito di Teodosio I, i Goti saccheggiatori dei Balcani assalirono l'esercito di Teodosio che stava volgendo verso di loro, infliggendo all'Imperatore una [[Battaglia di Tessalonica|sconfitta nei pressi di Tessalonica]] (estate 380), nella quale Teodosio stesso scampò a stento alla cattura.<ref>Zosimo, IV,31.</ref> L'intervento delle truppe romano-occidentali inviate dall'Imperatore d'Occidente [[Graziano]] costrinse però i Goti a ritirarsi in Tracia, dove negoziarono un trattato di pace con Teodosio I.<ref>Zosimo, IV,33.</ref> L'Imperatore si era reso conto che non poteva sconfiggere i Goti in battaglia, e dunque dovette firmare una pace di compromesso con essi. I Goti, con il trattato del 3 ottobre 382, divennero ''[[foederati]]'' di Roma: si stanziavano in territorio imperiale, nell'Illirico orientale, sotto il comando dei loro capi e non erano obbligati a versare tasse all'Impero; in cambio si impegnavano a fornire truppe all'esercito romano-orientale in caso di necessità.
 
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L'esercito dell'[[Impero romano d'Occidente]], come quello orientale, era suddiviso in truppe di campo (comitatensi) e truppe da frontiera (''[[limitanei]]''), queste ultime però di qualità nettamente inferiore rispetto a comitatensi e in quanto tali inadatti a difendere la frontiera dagli incursori nemici. Il comando supremo degli eserciti era esercitato dai due ''magistri militum praesentales'', uno per la fanteria (''magister peditum'') e uno per la cavalleria (''magister equitum''), residenti in Italia e al fianco dell'Imperatore; quasi sempre le due cariche erano esercitate da un'unica persona, che assumeva così il titolo di ''[[magister utriusque militiae]]'', in quanto generale supremo sia della cavalleria che della fanteria.<ref>Ravegnani 2012, p. 43.</ref> In Gallia il generale di grado più elevato era il ''magister equitum'', coadiuvato da ''comites rei militaris'' nelle regioni periferiche, mentre la difesa delle frontiere era affidata a ''duces'', comandanti di reggimenti di ''limitanei''. Eserciti di campo esistevano anche in Britannia, Spagna e Illirico occidentale, ma erano di scarsa consistenza: la Britannia era difesa da appena 3.000 soldati, mentre gli eserciti di Spagna e Illirico consistevano all'incirca di 10.000 soldati; le uniche regioni dell'Impero difese da un numero consistente di soldati erano Italia (intorno ai 30.000 soldati), Gallia (30.000-35.000 soldati) e Africa (intorno ai 23.000 soldati).<ref>Ravegnani 2012, p. 44.</ref> Dei 250.000 soldati arruolati nell'esercito romano d'Occidente, almeno la metà erano ''limitanei'', soldati posti a difesa permanente delle frontiere e non impiegabili altrove, e per giunta di qualità scadente e dunque scarsamente efficaci nel respingere le incursioni nemiche; pertanto, gli unici soldati su cui l'Impero d'Occidente poteva contare per respingere le incursioni erano i comitatensi, che tuttavia erano divisi ulteriormente in piccoli gruppi regionali e dunque risultavano anch'essi di efficacia ridotta.<ref>Ravegnani 2012, pp. 43-44.</ref>
 
L'Impero romano d'Occidente era uscito ancora indenne dalle invasioni, ma aveva comunque subito un indebolimento. Gli eserciti di campo dell'Occidente avevano subito delle perdite in seguito alla [[battaglia del Frigido]] del 394, ed è difficile che tutte le perdite furono colmate, data la difficoltà nel reclutare nuovi soldati dovuta alla resistenza alla leva sia da parte dei grandi proprietari terrieri, che non volevano perdere manodopera, che dai contadini stessi, che non volevano intraprendere la carriera militare. [[Stilicone]], il comandante dell'esercito d'Occidente, dopo aver dovuto restituire ad [[Arcadio]] le truppe orientali che erano venute con Teodosio in Italia, tentò di rinforzare l'esercito nazionale emanando leggi che costringevano persino i senatori a fornire soldati: i senatori e i proprietari terrieri opposero, tuttavia, resistenza alla mossa di Stilicone, non essendo intenzionati a perdere manodopera, e alla fine ottennero, con continue pressioni, la revoca della legge: fu concesso ai senatori e ai proprietari terrieri di versare una tassa di 25 solidi per ogni recluta non fornita all'esercito.<ref>Ravegnani 2012, p. 48.</ref> Viste le resistenze dei proprietari terrieri, Stilicone fu costretto, pertanto, a far affidamento soprattutto su mercenari barbari per colmare le perdite. Secondo [[Zosimo (storico)|Zosimo]], più di 30.000 mercenari barbari servivano nell'esercito di Stilicone.<ref name = ZosV35>Zosimo, V,35.</ref> Sempre Zosimo riferisce che le guardie del corpo che lo difendevano erano [[unni]].<ref name = ZosV34>Zosimo, V,34.</ref> Per essere in grado di vincere [[Alarico I|Alarico]], dovette reclutare anche parte dei [[Vandali]] e degli [[Alani]] che avevano invaso la [[Rezia (provincia romana)|Rezia]] e il [[Norico (provincia romana)|Norico]] e che aveva sconfitto, costringendoli ad entrare nel suo esercito (401/402). Quando un'orda di [[Goti]] condotta da [[Radagaiso]] invase l'Italia (405/406), Stilicone li [[Battaglia di Fiesole (405)|sconfisse]] soltanto dopo aver arruolato mercenari goti (condotti da [[Saro (generale)|Saro]]), unni (inviati da re [[Uldino]]) e forse anche alani (se si presta fede al resoconto ingarbugliato di Zosimo).<ref name = ZosV26>Zosimo, V,26.</ref> Inoltre, dopo aver sconfitto Radagaiso, Stilicone reclutò parte dei guerrieri fatti prigionieri nel suo esercito, barbarizzandolo ancora di più.<ref name=ZosV26/> Stilicone contava molto sull'alleanza con i Barbari, al punto da considerare l'Impero d'Oriente una minaccia e i Goti di Alarico un possibile alleato.<ref name=ZosV26/> Secondo il giudizio severo di JB Bury, Inimicandosiinimicandosi l'Impero d'Oriente per le sue ambizioni personali (ambiva a impossessarsi anche del controllo dell'Impero d'Oriente nonché a costringere [[Costantinopoli]] a cedere all'Occidente romano l'Illirico orientale) ed evitando sempre di annientare Alarico nella speranza di renderselo alleato contro Costantinopoli, Stilicone commise un grave errore.<ref name=ZosV26/>: Ii Goti di Alarico, infatti, che, per i giochi di potere di Stilicone, non erano stati annientati quando sarebbe stato possibile farlo, avrebbero poi [[Sacco di Roma (410)|saccheggiato Roma]] nel 410.
[[File:AD 0401 Pressure on the Roman borders EN.png|400px|thumb|L'Impero romano d'Occidente agli inizi del V secolo e le invasioni barbariche che lo colpirono in quel periodo.]]
La priorità di Stilicone era soprattutto la difesa dell'Italia e per difenderla con efficacia dagli invasori dovette sguarnire le altre frontiere, agevolando le invasioni successive. Durante [[Guerra gotica (402-403)|l'invasione dell'Italia]] da parte dei ''[[foederati]]'' goti ribelli di Alarico (401-403), Stilicone dovette richiamare legioni dalla [[Gallia (diocesi)|Gallia]] e dalla [[Britannia (diocesi)|Britannia]] per poter respingere l'attacco dei [[Visigoti]], e probabilmente lo stesso avvenne quando dovette respingere l'invasione dell'Italia da parte dei Goti di Radagaiso. La difesa della [[limes renano|frontiera del Reno]] fu affidata agli alleati [[Franchi]], che però non furono in grado di respingere gli invasori Vandali, Alani e Svevi quando essi [[attraversamento del Reno|varcarono il Reno e invasero la Gallia]] (31 dicembre 406). Gli invasori del Reno non ebbero problemi a devastare la Gallia sguarnita di difensori e l'unica resistenza trovata fu ad opera delle truppe di [[Costantino III (usurpatore)|Costantino III]], un usurpatore eletto nel corso del 407 dalle truppe britanniche in rivolta e che era sbarcato in Gallia per sottrarla al controllo dell'Imperatore d'Occidente [[Onorio (imperatore romano)|Onorio]] e difenderla dagli invasori.<ref>Zosimo, VI,3.</ref> Costantino III riuscì a strappare ad Onorio anche il controllo della [[Spagna (diocesi)|Spagna]], ma commise alcuni gravi errori.<ref>Zosimo, VI,4.</ref> Affidò l'esercito della Spagna a [[Geronzio]] e rimosse la guarnigione romana a presidio dei [[Pirenei]], sostituendola con mercenari barbari noti come Onoriaci.<ref name = SozIX12>Sozomeno, IX,12.</ref><ref name = OroVII44>Orosio, VII,44.</ref> E così, quando Geronzio si rivoltò e nominò come usurpatore Massimo, incitò i Barbari che erano in Gallia ad insorgere contro Costantino III, e le province della Britannia e dell'Armorica furono colpite da incursioni tanto devastanti da spingerle a rivoltarsi al governo di Costantino III per poter così provvedere alla loro autodifesa, dato che l'usurpatore non faceva nulla per difenderli.<ref>Zosimo, VI,5.</ref> Inoltre i Vandali, gli Alani e gli Svevi, dopo aver devastato la Gallia per tre anni, poterono invadere senza difficoltà la Spagna proprio per la decisione di affidare la difesa dei Pirenei ai mercenari barbari Onoriaci, che infatti non ostacolarono l'invasione e anzi sembra che si unirono agli invasori stessi.<ref name=SozIX12/><ref name=OroVII44/> Gran parte della Spagna cadeva così nelle mani dei Barbari, ad eccezione della [[Tarraconense]] (409).