Repubblica partigiana di Alba: differenze tra le versioni

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Durante quelle settimane inoltre il fiume Tanaro era gonfio di piogge e pressoché impossibile da traghettare: vennero dunque intavolate trattative tra le autorità provinciali e regionali fasciste ed i partigiani, il 30 ed il 31 ottobre. Da parte partigiana si studiava la difesa anche grazie ad emissari giunti da Cuneo, tra cui Duccio Galimberti: alcuni campi a sud vennero allagati, altri minati, mentre si scavarono trincee e durante la notte del 25 ottobre si tentò anche di minare il ponte di Pollenzo (un ponte sospeso di legno e corde) sotto l'occhio vigile dei tedeschi, ma l'azione ebbe scarsi risultati (ed il ponte verrà riparato ed utilizzato per far affluire le forze fasciste per la riconquista di Alba).
 
Durante la notte del 2 novembre, reparti fascisti ([[Guardia Nazionale Repubblicana|GNR]] e Brigata Nera di Torino e Cuneo, il I reparoreparto "Arditi Ufficiali" più un plotone del II reparto, il X batt.battaglione speciale, un plotone di [[cavalleria]] e [[genio]], il batt.battaglione "Lupo" della X Mas, il batt.battaglione celere "Fulmine", ili batt.gruppi gruppodi artiglieria "Da Giussano" con batterie da 105 e batt. gruppo "S. Giorgio" con batterie da 75/13, il gruppo corazzato "Leonessa", più ausiliari dei pompieri e della PSPubblica Sicurezza, in tutto più di mille uomini) attraversarono il ponte a Pollenzo (riparato) ed il Tanaro, in regionelocalità Carnevali, su un ponte di barche.
 
Schierati a difesa sugli argini del fiume e a San Cassiano i partigiani autonomi della II divisione Langhe, ad ovest la 48ª Brigata Garibaldi "Dante Di Nanni", ad est la 78ª Brigata Garibaldi di Rocca, a sud ovest gli uomini della brigata "Castellino", ed in seconda linea ad est la brigata "Canale". Le colonne fasciste entrarono in città poco dopo l'alba attaccando soprattutto da sud, verso la linea di difesa di Cascina San Cassiano, che venne aggirata dalle colline a est, e poi con un attacco a sorpresa passando il Tanaro a nord ovest ed entrando nel concentrico. I partigiani, disorientati dall'imponenza delle forze attaccanti e loro stessi in numero minore rispetto a quando conquistarono la città, con difficoltà di collegamento e logistiche, si ritirarono mano a mano dalle posizioni attaccate<ref name = anpi>http://www.anpi.it/storia/146/</ref> e, sotto una pioggia battente, ripiegarono sulle colline. Il bliancio delle perdite per i partigiani fu di circa cento morti ed altrettanti feriti<ref name = anpi/>, contro un numero imprecisato di fascisti e tedeschi<ref name = anpi/>.
 
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