Fenomenologia: differenze tra le versioni
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Convenzionalmente, il termine ha quattro significati principali nella storia della filosofia, uno desunto da [[Hegel]] (1807), uno da [[Husserl]] (a partire dal 1900), uno da [[Scheler]] (1914) e infine uno da [[Heidegger]] (1927).
* Per [[Hegel]], la fenomenologia è un approccio alla filosofia che inizia con l'esplorazione dei "fenomeni" (che si
* Per [[Edmund Husserl]], la fenomenologia è un approccio alla filosofia che assegna primaria rilevanza, in ambito [[gnoseologia|gnoseologico]], all'esperienza intuitiva, la quale guarda ai fenomeni (che si presentano a noi in un riflesso fenomenologico, ovvero da sempre indissolubilmente associati al nostro punto di vista) come punti di partenza e prove per estrarre da esso le caratteristiche essenziali delle esperienze e l'essenza di ciò che sperimentiamo. È appunto chiamata "fenomenologia trascendentale". Il punto di vista di Husserl parte dalla [[Scuola di Brentano]] ed è stato ulteriormente sviluppato da filosofi come [[Maurice Merleau-Ponty]], [[Jan Patočka]], [[Hannah Arendt]], [[Dietrich von Hildebrand]], [[Edith Stein]] e [[Emmanuel Levinas]].
* Max [[Scheler]] nello scritto del 1914 ''Fenomenologia e teoria della conoscenza'' propone di superare la concezione della fenomenologia come metodo, spostando piuttosto l'attenzione al darsi del fenomeno stesso: il primato non spetta più al metodo conoscitivo che oggettiva l'attività del vedere, ma a ciò che si dà a vedere nella modalità dell'autodarsi (''Selbstgegebenheit''). Per ottenere questo risultato è necessario un cambiamento di atteggiamento (la riduzione) capace di spostare la visuale dalla prospettiva predominante con cui ci si rapporta al mondo. Questo cambiamento non è intellettuale ma riguarda il centro di orientamento della sfera emozionale della persona, l'''ordo amoris'', e si traduce in una capacità ''passiva'' o ''recettiva'' di aprirsi al mondo. Senza questa recettività "attiva" si rimarrebbe ciechi nei confronti dell'attività manifestativa del fenomeno che si autodà (''Selbstgegebenheit'').
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