Filarete (patriarca di Mosca): differenze tra le versioni

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Filaret
Filaret
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|nome nascita = Fëdor Nikitič Romanov
|data di nascita = circa [[1553]]
|luogo di nascita = [[ImperoRegno russo]]
|data di morte = 1º ottobre [[1633]]
|luogo di morte = [[Mosca (Russia)|Mosca]]
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Nel 1609 si ritrovò alle dipendenze del [[Falso Dimitri II di Russia]], che lo proclamò [[Patriarchi e Metropoliti di Russia|Patriarca di tutta la Russia]], benché la sua autorità fosse estesa soltanto nelle terre che riconoscevano l'impostore. Ambasciatore presso il campo polacco, dal 1610 al 1618 fu prigioniero nelle mani del re polacco [[Sigismondo III Vasa]], che egli rifiutò di riconoscere come sovrano di Russia: fu liberato alla conclusione della [[Pace di Deulino]] (13 febbraio 1619) ed il 2 giugno dello stesso anno divenne il patriarca canonicamente intronizzato.
 
D'ora in poi, fino alla sua morte, il governo sulle terre della Moscovia fu ''de facto'' una diarchia: dal 1619 al 1633 ci furono due co-regnanti, lo zar Michele e suo padre, il patriarca Filarete, che frequentemente trattava gli affari di stato senza consultare il figlio. Rimpinguò le casse del tesoro con un sistema più equo e più razionale di valutazione e di raccolta delle tasse; la sua misura politica più importante fu il legare la classe contadina al terreno, una misura diretta contro l'espansione sempre maggiore dei servi della gleba verso le steppe, dove non avrebbero dovuto pagare le tasse. Lo zelo di Filarete in campo religioso a volte lo condusse ad eccessi ma comunque incoraggiò la pubblicazione di scritti teologici, formò il nucleo della poi famosa Biblioteca Patriarcale ed ordinò che ogni arcivescovo dovesse organizzare un seminario per il [[clero]], egli stesso dando l'esempio. Un altro grande servizio reso da Filarete al suo paese fu la riorganizzazione dell'esercito con l'aiuto di ufficiali stranieri.
 
La sua morte nell'ottobre 1633 pose termine alla guerra Russo-polacca (1632-33), facendo venire meno il più forte sostegno di un debole zar, che pure aveva sopportato con tutta la sua autorità.