Giulio Cesare (film): differenze tra le versioni

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==Trama==
{{Citazione|Cesare, guardati da Bruto; sta' attento a Cassio; non avvicinarti a Casca; tieni d'occhio Cinna; non fidarti di Trebonio; fa' attenzione a Metello Cimbro; Decio Bruto non ti ama; hai fatto torto a Caio Ligario. Questi uomini han soltanto un proposito, ed è diretto contro Cesare.|Artemidoro}}
 
L'azione si svolge principalmente a Roma, poi, nel finale, a Sardi e Filippi, in Grecia.
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[[Marco Giunio Bruto|Bruto]], i cui antenati sono celebri per aver cacciato da Roma [[Tarquinio il Superbo]] (il fatto è descritto ne ''[[Lo stupro di Lucrezia]]''), è il figlio adottivo di [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]].
Egli si lascia convincere ad entrare in una cospirazione, ordita da alcuni senatori romani tra cui
[[Gaio Cassio Longino|Cassio]], per impedire che Cesare trasformi la [[Repubblica romana]] in una [[monarchia]]. <br/>
 
Cesare, tornato a Roma dopo la campagna d'Egitto, incontra un indovino che lo avvisa di guardarsi dalle [[idi di marzo]], ma egli ignora l'avvertimento, e verrà assassinato proprio nel giorno predetto.<br/>
Subito dopo la morte di Cesare un altro personaggio compare come amico di Cesare: si tratta di [[Marco Antonio]] che, tramite il celeberrimo discorso ''Amici, Romani, cittadini, datemi ascolto'' <ref>Atto III, scena II. Traduz. di G.A. Cesareo</ref>, muove l'opinione pubblica contro gli assassini di Cesare.<br/>
 
Ucciso Cesare, [[Marco Giunio Bruto|Bruto]] attacca [[Gaio Cassio Longino|Cassio]], accusandolo di regicidio in cambio di denaro; i due in seguito si riconciliano, ma mentre entrambi si preparano alla guerra contro [[Marco Antonio]] e [[Augusto|Ottaviano]], lo spettro di Cesare appare in sogno a Bruto, annunciandogli la sua prossima sconfitta (''"Ci rivedremo a [[Filippi]]"'' - atto IV, scena III).<br />
Subito dopo la morte di Cesare un altro personaggio compare come amico di Cesare: si tratta di [[Marco Antonio]] che, tramite il celeberrimo discorso ''Amici, Romani, cittadini, datemi ascolto'' <ref>Atto III, scena II. Traduz. di G.A. Cesareo.</ref>, muove l'opinione pubblica contro gli assassini di Cesare.<br/>
Infatti la battaglia volge a sfavore dei cospiratori, e pertanto sia [[Marco Giunio Bruto|Bruto]] che [[Gaio Cassio Longino|Cassio]] decidono di suicidarsi piuttosto che essere fatti prigionieri.
 
Ucciso Cesare, [[Marco Giunio Bruto|Bruto]] attacca [[Gaio Cassio Longino|Cassio]], accusandolo di regicidio in cambio di denaro; i due in seguito si riconciliano, ma mentre entrambi si preparano alla guerra contro [[Marco Antonio]] e [[Augusto|Ottaviano]], lo spettro di Cesare appare in sogno a Bruto, annunciandogli la sua prossima sconfitta (''"Ci rivedremo a [[Filippi]]"'' - atto IV, scena III).<br />Infatti la battaglia volge a sfavore dei cospiratori, e pertanto sia [[Marco Giunio Bruto|Bruto]] che [[Gaio Cassio Longino|Cassio]] decidono di suicidarsi piuttosto che essere fatti prigionieri.
 
Nel finale Marco Antonio, dinanzi alla salma di Bruto, ne loda l'onestà e lo discolpa perché non uccise per odio, ma per amor di patria, e termina con la bellissima frase: ''La sua vita fu onesta e così piena delle sue qualità che la natura potrebbe alzarsi e dire all'universo: "Questi era un uomo!" '' <ref>Atto V, scena V.</ref>