Teofrasto: differenze tra le versioni

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Il trattato ''Della pietà'',<ref>Theophrastos, ''Perì Eusebías'', testo greco e traduzione tedesca a cura di Walter Pötscher, Leiden, Brill, 1964; traduzione italiana a cura di Gino Ditadi, ''Della Pietà'', Edizioni Isonomia, 2005.</ref> scritto da Teofrasto probabilmente nel 316-315 a.C., è una delle più importanti opere sulla pietà e sulla giustizia per tutti i viventi che la Grecia antica ci abbia tramandato. In quest'opera, Teofrasto si appella al concetto di "giustizia" per riferirsi al rapporto tra l'uomo e gli animali: egli condanna i sacrifici cruenti ed il consumo di carne, affermando che uccidere animali è ingiusto, perché li priva della vita. Teofrasto si fa quindi sostenitore del [[vegetarianismo]], scrivendo ad esempio:
{{Citazione|Se qualcuno sostenesse che, non diversamente dai frutti della terra, il dio ci ha dato anche gli animali per il nostro uso, gli risponderei che, sacrificando esseri viventi, si commette contro di loro un'ingiustizia, perché si fa rapina della loro vita.<ref>Citato in Barbara De Mori, ''Che cos'è la bioetica animale'', Carocci editore, Roma 2007, p. 64.</ref>}}
Sotto tale aspetto, Teofrasto si discosta nettamente dal suo maestro Aristotele, che nell'''Etica'' affermava la radicale differenza tra uomini e animali, tanto da escludere la possibilità di una giustizia verso questi ultimi. Le tesi di Teofrasto verranno poi riprese da [[Porfirio]] nell'opera ''Astinenza dagli animali'',<ref>Erica Joy Mannucci, ''[[La cena di Pitagora]]'', Carocci editore, Roma 2008, pp. 23-27.</ref> e già molto prima da [[Stratone di Lampsaco]].<ref>Pietro Li Causi, ''Note'' in ''L'anima degli animali'', Einaudi, Torino 2015, p. 475.</ref>
 
=== I ''Caratteri'' ===