Francesco Maria Veracini: differenze tra le versioni

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Dapprima allievo dello zio [[Antonio Veracini|Antonio]] (figlio a sua volta del violinista [[Francesco Veracini|Francesco]]), fu considerato in [[Italia]] come il maggiore violinista del suo tempo, dopo la morte di [[Arcangelo Corelli|Corelli]]. Nacque a Firenze verso il [[1690]]. Studiò musica e in particolare composizione presso la cattedrale di Firenze. Nel [[1711]] andò a Venezia iniziando la sua carriera peregrinante, e qui forse conobbe [[Giuseppe Tartini|Tartini]]. Nel [[1714]] si portò a Londra dove dominava la figura di Haendel; qui ebbe modo di conoscere [[Francesco Geminiani]]. L'anno dopo andò a [[Düsseldorf]] dove compose e dedicò all'Elettore [[Johann Wilhem]], l'oratorio "Mosè al Mar Rosso". All'età di ventinove anni si recò a [[Venezia]] dove eseguì vari concerti con una tale maestria da averne un notevole successo tanto che [[Giuseppe Tartini|Tartini]], si convinse di non poter rivaleggiare con lui, e si ritirò ad [[Ancona]] dedicandosi a nuovi studi. Nello stesso anno ([[1719]]) Veracini fece un viaggio a [[Londra]] dove ebbe modo di suonare negli [[intermezzo|intermezzi]] delle opere, suscitando anche qui il più vivo entusiasmo. Scelse infatti di fermarsi in [[Inghilterra]] dove rimase circa due anni, considerato come un prodigio di abilità.
 
Nel [[1720]] giunse a [[Dresda]] ed ottenne i titoli di compositore e di virtuoso dal [[re di Polonia]]. Sfortunatamente il suo orgoglio, pari al suo talento, urtò in molte occasioni l'amor proprio degli artisti del [[violino]], in special modo quello di [[Johann Georg Pisendel|Pisendel]], maestro di concerto del re. Quest'ultimo risolse di vendicarsi e a tale scopo, fece studiare uno dei suoi concerti dai più mediocri violinisti della sua orchestra, finché non lo suonò perfettamente, poi, seguendo l'uso di quest'epoca, portò a Veracini, davanti al re, la sfida di suonare un concerto ''a prima vista''. Il virtuoso superò egregiamente questa prova, ma il ripienista lo eseguì dopo di lui con la sicurezza e la precisione che non si può avere in un [[Assolo (musica)|assolo]] che dopo averlo lungamente studiato.
 
L'umiliazione che Veracini provò in quell'occasione, fu così profonda che si ammalò seriamente. In un accesso di febbre, si gettò dalla sua finestra il 13 agosto [[1722]] e fu abbastanza fortunato a non rompersi altro che la gamba. Dopo la sua guarigione lasciò Dresda e si recò a [[Praga]] dove entrò al servizio del conte Kinsky. Dopo un lungo soggiorno in [[Boemia]], fece ritorno in Inghilterra e diede dei concerti a Londra nel [[1730]], ma senza riscuotere lo stesso successo di un tempo. Si trovò il suo stile vecchio e il paragone con quello di [[Francesco Geminiani|Geminiani]] non l'aiutò. Di ritorno in [[Italia]] nel [[1747]], si ritirò a [[Pisa]] in una modesta dimora. Morì nel [[1768]].