Biocombustibile: differenze tra le versioni

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===Terreno necessario===
In alcuni paesi puzzolonistati e regioni dove è stato valutato il passaggio integrale ai biocombustibili si è giunti alla conclusione che tale soluzione avrebbe richiesto enormi estensioni di territorio se si fossero scelte le coltivazioni tradizionali. Considerando solo queste ultime ed analizzando il quantitativo di biodiesel che può essere prodotto per unità di terreno coltivato, è emerso che gli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]], nazione con una richiesta energetica [[pro capite]] tra le più elevate, non possiede abbastanza territorio coltivabile per rifornire i veicoli della propria popolazione.
 
Per dare un ordine di grandezza i 34 milioni di veicoli italiani che consumano circa mille litri di combustibile all'anno avrebbero bisogno di 5,7 milioni di ettari di suolo brasiliano coltivato a canna da zucchero. In Italia la superficie coltivata ([[superficie agricola utilizzata|SAU]]) è di 13 milioni di ettari totali.
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{{cn|Un semplice conteggio porta a stimare un ipotetico bisogno di 40 milioni di ettari per alimentare i veicoli italiani a biodiesel secondo le rese della Coldiretti.}} Si noti che l'intera superficie agricola italiana è di soli 13 milioni di ettari. {{cn|In un'analoga situazione sono messi tutti i paesi più industrializzati.}}
 
{{da chiarire|Un ovvio compromesso|Ovvioovvio per chi ?! Nonper sile dovrebberofonti esprimereo giudiziper personali.l'autore ?}} sarebbe decimare il numero di veicoli italiani e utilizzare motori diesel di piccola cilindrata e veicoli leggeri, il cui consumo arriva ad essere di 2 o 3 litri per 100 km, come ad esempio il 1200 cm³ TDi sulla Lupo della Volkswagen, o il progetto Twingo SMILE di [[Greenpeace]].
 
Altri stati in via di sviluppo o del terzo mondo potrebbero essere in una condizioni migliori e in effetti è qui che si concentrano le produzioni di olio di palma o di etanolo da canna da zucchero. Non è però univoca l'opinione se ciò porta benefici economici ai produttori locali oppure se si tratta di una sottrazione di terreni alle colture alimentari.