Infiltrazione (militare): differenze tra le versioni

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L'infiltrazione con mezzi animali, come cavalli o muli, è ormai desueta negli eserciti moderni: i pochi che ancora li usano (come l'[[Esercito_svizzero|esercito]] [[Svizzera|elvetico]]), lo fanno soprattutto per compiti [[Logistica_militare|logistici]] di approvvigionamento per le truppe in terreni particolari, per quanto fosse usuale per i mujahedin afghani muoversi con cavalli all'interno di zone che, formalmente, avrebbero dovuto essere sotto il controllo sovietico durante la [[Guerra_in_Afghanistan_(1979-1989)|guerra]] in [[Afghanistan]] dal 1979 al 1989.
 
L'infiltrazione per via terrestre con mezzi a [[motore]] ([[Motocicletta|motocicli]], [[Autoveicolo|autoveicoli]] fuoristrada o generici [[Motoveicolo|motoveicoli]]), anche se meno "riservata" rispetto a quella effettuata a piedi, viene usata qualora gli ampi spazi dell'area obiettivo e le lunghe distanze per raggiungerla siano tali da rendere conveniente (o indispensabile) l'uso di tali mezzi a scapito di una certa "invisibilità", oltre ad essere la norma per i moderni reparti di [[cavalleria]] esplorante, ormai dotati di veloci mezzi corazzati o di elicotteri. Esempi importanti di tale tipologia di infiltrazione sono state le penetrazioni/infiltrazioni motorizzate compiute dal [[Long_Range_Desert_Group|LRDG]] e dal [[Special_Air_Service|SAS]] britannici nel teatro nordafricano durante la seconda guerra mondiale e le successive infiltrazioni dello stesso SAS durante l'operazione "Archway", da marzo a maggio 1945 in territorio tedesco. In tempi più recenti, numerose pattuglie motorizzate di forze speciali si sono infiltrate in territorio iracheno nel tentativo di trovare le batterie di missili [[SS-1_Scud|SCUD]] durante la [[Guerra_del_Golfo|guerra del golfo]] del 1990-91.
 
Oltre alla forma attiva, esiste una forma di infiltrazione terrestre "passiva" che non prevede una attività di movimento per entrare nella zona controllata dal nemico da parte della pattuglia o del reparto che deve infiltrarsi, bensì sfrutta la stessa avanzata dell'avversario per rimanere nell'area che, continuando l'avanzata avversaria (o la semplice occupazione del territorio) , diverrà presto una zona delle sue retrovie. A differenza dei normali reparti combattenti che, sopravanzati dal nemico, potrebbero rimanere isolati dal resto delle forze amiche ed essere costretti o alla resa (causa impossibilità di sostegno logistico) o al combattimento (per aprirsi la via del ricongiungimento con il resto delle proprie forze in arretramento), l'infiltrazione passiva (conosciuta con vari nomi a seconda del periodo storico e della nazionalità dell'esercito che l'ha attuata o prevista in sede dottrinale) presuppone l'impiego di reparti appositamente addestrati a non farsi notare durante la fase di combattimento e sfondamento da parte dell'avversario per poter rimanere in loco e proseguire la propria attività, eseguendo vari tipi di missione fino al momento della propria esfiltrazione o del proprio ricongiungimento con le forze amiche che eventualmente hanno riconquistato il terreno precedentemente perso.