Yuánróng sāndì: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Botcrux (discussione | contributi)
m Bot: fix citazione web (v. discussione)
m ortografia
Riga 16:
La traccia di questo percorso di svelamento della Realtà, secondo la scuola [[Tiāntái]], ha inizio con l'opera di [[Huìwén]] (慧文, V secolo ma di lui non conserviamo oggi alcuna opera) a cui la tradizione dà il merito di aver, per primo, intuito la 'simultaneità delle tre consapevolezze': consapevolezza della vacuità di ogni fenomeno, consapevolezza della sua unicità provvisoria e quindi consapevolezza unita di vacuità e unicità provvisoria di ogni fenomeno o suoi insiemi. All'opera di [[Huìwén]] segue quella di |[[Huìsī]] (慧思, 515-577, si conservano di lui diverse opere), grande cultore del ''[[Sutra del Loto]]''. Huìsī intuisce nel simbolo del [[Loto]], che non ha fiore che non produca frutti, una metafora della stessa vita. Non c'è vita che non si poggi sulla buddhità, sulla natura di Buddha. Quando la vita si esprime nelle condotte esse stesse non possono che condurre verso la stessa buddhità. Ogni azione è azione della natura di Buddha e conduce alla buddhità stessa, questo anche quando colui che agisce non ne è consapevole.
 
La dottrina delle 'Tre consapevolezze' di [[Huìwén]] unita alle intuizioni di [[Huìsī]] sul ''[[Sutra del Loto]]'', con particolare riguardo al II capitolo dove vengono elencate le "dieci talità" (sans. ''[[tathātā]]'', cin. ''rushi shixiang'') della Realtà ognuna vista contemporaenamentecontemporaneamente nella sua vacuità e unicità provvisoria, portano [[Zhiyi]] ad esprimere la prima dottrina compiuta della scuola [[Tiantai]]. La comprensione profonda della 'Triplice verità' può avvenire, secondo le scuole [[Tiantai]] e [[Tendai]], solo mediante la pratica meditativa dello ''[[zhiguan]]'' (sans. ''śamatha-vipaśyanā'', giapp. ''shikan'').
 
Tale comprensione profonda consentirebbe di raggiungere l'''illuminazione'' (sans. ''bodhi'', cin. ''puti'', giapp. ''bodai'') e quindi di risolvere tutte le ambiguità della propria presenza nel mondo senza dover rinviare tale risposta ad una divinità trascendente (sans. ''deva'', cin. ''tianshen'', giapp. ''tennin''; critica già operata dal Buddhismo [[Hinayana]]), senza dover rifuggire il mondo delle illusioni e della vita ordinaria (sans. ''samsara'', cin. ''lunhui'', giapp. ''shoji rinne''; critica nei confronti del Buddhismo [[Hinayana]]) e senza dover contemplare la vacuità della Verità assoluta rinunciando alla propria soggettività (critica alle dottrine di alcune scuole del [[Buddhismo Mahayana]]).