Sabini: differenze tra le versioni

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Nonostante i Sabini di Tito Tazio e i romani si fossero uniti all'interno della stesse mura, nel corso dei secoli, forti rimasero i conflitti tra Romani e Sabini che solo l'abilità militare del re [[Tarquinio Prisco]], permise ai romani di respingere l'attacco dei Sabini, dopo sanguinosi combattimenti nelle strade della città, fino a ribaltare la sorti della guerra, portando non pochi territori di queste genti vinte, ai possedimenti di Roma.<ref>[[Eutropio]], [[Breviarium ab Urbe condita]], I, 6.</ref> Peraltro la politica di espansione romana a danno dei popoli vicini, continuò anche sotto il regno di [[Servio Tullio]], quando si registrarono molti altri scontri tra romani e sabini.<ref>[[Eutropio]], [[Breviarium ab Urbe condita]], I, 7.</ref>
 
È del [[504 a.C.]], quindi all'inizio dell'[[repubblica romana|età repubblicana]], la decisione di [[Appio Claudio Sabino Inregillense (console 495 a.C.)|Attius Clausus]] di lasciare la Sabina per entrare a Roma, con tutti i suoi oltre 5.000 [[Cliens|clientes]]. Per questa azione, Attius Clausus, il cui nome latinizzato era ''Appius Claudius Sabinus Inregillensis'', e i suoi clienti, ottennero la cittadinanza romana, oltre alla proprietà di terre sulla sponda opposta del fiume [[Aniene|Anio]]. Tutto il gruppo di Attius, con altri Sabini che li raggiunsero alla spicciolata, divenne noto come "[[Gens Claudia|Tribù]] antica Claudia". Inoltre Attius Clausus ottenne il rango di [[senatore]], con cui esercitò una notevole influenza nella nuova sua patria.<ref>[[Tito Livio]], ''[[Ab Urbe Condita]]'', II, § 16</ref> Nello stesso anno, il celebre [[Publio Valerio Publicola]], ''l'amico del popolo'' e sabino di origine, ottenne il trionfo per aver sconfitto i Sabini.<ref>[[Tito Livio]], [[Ab urbe condita libri]], Libro II, 16, 6.</ref>
 
=== Dal V al III secolo a.C. ===