Centro sociale autogestito: differenze tra le versioni
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[[File:COX18-OPEN.jpg|thumb|upright=1.4|Il portone di un Centro Sociale a [[Milano]]]]
Un '''Centro Sociale Autogestito''', a cui ci si riferisce anche con l'[[acronimo]] '''C.S.A.''' o semplicemente con il termine '''Centro Sociale''', è una particolare tipologia di struttura autogestita e legata ad un network [[
I CSA protendono per una dislocazione su grandi edifici, in modo da poter offrire incontri e meeting per [[Attivismo|attivisti]], concerti, performance di danza o teatro ed esposizioni d'arte. I CSA, sia che trovino sede in edifici occupati o in locali in affitto, sono una realtà comune a molte città [[Europa|europee]]. Ben Franks e Ruth Kinna hanno scritto che ''"lo sviluppo dei Centri Sociali, che sono un perno per la cultura e per le attività culturali tanto quanto le più comuni sedi per l'organizzazione politica convenzionale, ebbero un ruolo stabile (e crescente) nella scena della politica radicale britannica, spesso guidata dagli architetti"''<ref>{{Cita web|url=http://lisa.revues.org/7128 |titolo=Contemporary British Anarchism |cognome=Franks & Kinna |data=2014 |editore=Revue LISA/LISA e-journal |accesso=7 novembre 2015}}</ref>. Secondo Tatiana Bazzichelli ''"negli anni '80 i Centri Sociali nascono per proporre un modo nuovo di "fare cultura" (...) e nello stesso tempo nascono come spazi di networking"'' e ''"si sviluppano progressivamente in tutta Italia, come interfaccia di un movimento politico "antagonista" che avrà il massimo sviluppo tra gli '80 ed i '90 soprattutto nelle città più grandi"''<ref name=Bazzichelli>[[Tatiana Bazzichelli]], ''Networking. La rete come arte'', prefazione di [[Derrick de Kerckhove]], postfazione di Simonetta Fadda, Costa & Nolan, 2006</ref>.
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[[Categoria:Centri sociali]]
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