Leucio d'Alessandria: differenze tra le versioni

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Leucio avrebbe operato in una Brindisi in cui il cristianesimo, se doveva pur essere conosciuto, è possibile non fosse largamente condiviso. Diffusi, viceversa, appaiono ancora culti astrali, riferibili al [[Sole]] e alla [[Luna]]; più precisamente, si può pensare al culto del [[Mitra (divinità)|dio Mitra]], il [[Sol Invictus]], i cui misteri, celebrati in ipogei, prevedevano una complessa iniziazione che, al pari di quella [[Gnosticismo cristiano|gnostica]], si articolava in sette gradi. Commistioni, somiglianze e analogie fra cristianesimo e mitraismo, anche sul piano cultuale, furono per tempo rilevate da [[Giustino (filosofo)|Giustino]], ciò che, di fatto, potrebbe aver reso maggior efficacia all'azione evangelizzatrice di Leucio dalla cattedra brindisina. Alla Chiesa locale dovette il santo conferire una strutturazione forse prima sconosciuta e che i documenti del [[V secolo]] lasciano intravedere; da qui la seriore convinzione che Leucio avesse fondato la sede episcopale di Brindisi, sposata all'altra, che a lui si dovesse la prima massiva evangelizzazione del [[Salento]]: tale convinzione era anche in [[Paolo Diacono]], il quale scriveva nel suo ''De Episcopis Mettensibus'' che l'apostolo ''“Petrus cum Romam pervenisset“'' (a. 42-43) ''...“tunc denique Apollinarem Ravennam, Leucium Brundusium, Anatolium Mediolanum misit“''.
 
== Miracoli ed Esorcismi ==
La vita di [[Leucio d'Alessandria|San Leucio d'Alessandria]] è contrassegnata dai miracoli: il primo di essi è la guarigione di Melanzia, una nobile donna alessandrina affetta da idropisia.
 
Il primo vero miracolo è la storia di un [[Esorcismo|esorcismo:]] la vicenda di un etiope da poco convertitosi alla fede cristiana. Il demonio è annidato nel suo corpo e tenta in tutti i modi di strapparlo dalla luce divina fino ad indurlo a comportamenti nefandi e miserevoli. [[Leucio d'Alessandria|San Leucio]] si adopera per liberare l’etiope dal maligno.
 
Il Codice Cassinese parla del miracolo riportando perfino le parole pronunziate da [[Leucio d'Alessandria|San Leucio]]; esse hanno il tono grave e solenne d’una pagina degli esorcismi del battesimo, il cui ''incipit'' ha più o meno questa impostazione: <<''Taci, o spirito diabolico, ed allontanati da questa creatura di Dio, né osare più oltre di abitare in essa, ma costretto ed umiliato esci da questa creatura entro la quale sei entrato, portato dalla tua invidia e, per questo, fino ad ora lo hai tenuto legato con le tue pessime catene…>>''.
 
Ma il demonio, non volendosi arrendere, subisce una serie di trasformazioni. Prima assume le sembianze di un serpente e uccide chiunque incontra lungo il suo cammino e provoca tempeste, alluvioni e terremoti. In un secondo momento assume le sembianze di un dragone e ha placato la sua ira solo nel momento in cui si è gettato nei fondali marini. [[Leucio d'Alessandria|San Leucio]] scorgendo lungo i bordi delle strade centinaia di corpi senza vita invita i fedeli a raccogliere dell’acqua e, dopo averla benedetta, la cosparge sui corpi senza vita e invoca il Padre Celeste. Così restituisce la vita ai poveri sfortunati. Con questo miracolo ha sorpreso molti, tanto che quel giorno vennero battezzati più di tremila uomini.
 
Molto importante è il prodigio della pioggia miracolosa in terra Salentina. Il prefetto Antioco per mettere alla prova il beato Leucio gli promette che, se avesse avuto una prova della potenza del suo Dio, si sarebbe convertito alla nuova religione. In quegli anni la terra di Puglia era arida, e la terra è sofferente da più di due anni di siccità. Lui avrebbe fatto tutto per vedere il sorriso sui volti degli abitanti di quel luogo, e quindi, si sarebbe anche convertito alla religione del Beato. Leucio si pone in orazione con i suoi compagni e, finita la preghiera, si avvicinano delle nuvole che si fanno sempre più minacciose; dopo alcuni minuti scoppia un violento temporale.  Antioco e il suo popolo chiedono subito di ricevere il battesimo, e quindi di convertirsi alla nuova religione.
 
==Culto==
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===Ad Atessa===
San Leucio è il patrono della città di [[Atessa]] in [[Abruzzo]]. A proposito del santo si racconta una leggenda nel paese: un drago terrorizzava la valle, impedendo che i due borghi di Ate e Tixia si unissero, formando una città unica, ed esigeva tributi di carne umana alla popolazione.

Il santo, che si trovava in pellegrinaggio da quelle parti, con l'aiuto di [[Dio]] catturò il drago, stanandolo dalla grotta dove si riparava, e uccidendolo. San Leucio del drago fece rimanere soltanto una costola, che conservò assieme al sangue, donandolo ai cittadini dell'Atessa unita.

Come segno di riconoscenza verso il santo, oggi sul colle dove sorgeva la leggendaria grotta del drago, c'è il [[duomo di San Leucio]] con i resti del sangue del drago e la sua costola, conservata in una teca.
 
===A San Salvatore Telesino===
[[File:Reliquia di San Leucio d'Alessandria a San Salvatore Telesino.jpg|miniatura|Reliquia di [[Leucio d'Alessandria|San Leucio d'Alessandria]] a [[San Salvatore Telesino]]]]
Il[[Leucio Santod'Alessandria|San Leucio]] è il protettore di [[San Salvatore Telesino]] che gli dedica due feste: una l'[[11 gennaio]] ed un'altra nell'ultimoultima finedomenica settimana di luglio.
 
Il culto di san[[Leucio d'Alessandria|San Leucio]] nel comune di [[San Salvatore Telesino]] ha radici molto lontane nel tempo, in effetti nel [[VII secolo]] i signori longobardi che dominavano [[San Salvatore Telesino]] e il beneventano ne favorirono la diffusione. La leggenda vuole che in quest'epoca, le spoglie del Santo, giunsero da [[Brindisi]] nella chiesa di Santa Sofia a [[Benevento]].
Il culto del Santo, preceduto dalla fama dei suoi miracoli, fiorì anche a [[Telesia]] (antica denominazione di San Salvatore Telesino), dove gli abitanti, in segno di devozione, ne costruirono una statua lignea dai tratti bizantini.
 
Durante le incursioni saracene del [[IX secolo]], la statua fu nascosta dagli abitanti in un rudere per sottrarla alle brame degli invasori. Da allora e fino al [[XVIII secolo]] se ne persero le tracce, ma, al momento del suo ritrovamento, il culto del Santo divenne ancora più sentito. Gli abitanti di San Salvatore si rivolsero al Santo nel [[1837]] per far fronte ad un'epidemia di colera. Come forma di ringraziamento per il miracolo ottenuto fu donato al Santo un medaglione d'argento e, tuttora, gli abitanti rinnovano il ringraziamento portandolo in processione nei vicoletti del vecchio Casale, la domenica successiva all'ottava dell'11 gennaio. La statua, in tale occasione, è preceduta da devoti che la precedono scalzi, in segno di penitenza. Un'ulteriore leggenda vuole che, grazie all'interessamento di un notabile della zona, nel [[1856]], il popolo san salvatorese viene in possesso di un frammento osseo del corpo del Santo. Tale frammento è tuttora conservato all'interno di una croce d'argento posta sulla statua votiva.
La leggenda vuole che in quest'epoca, le spoglie del Santo, giunsero da [[Brindisi]] nella chiesa di Santa Sofia a [[Benevento]].
 
Il culto del Santo, preceduto dalla fama dei suoi miracoli, fiorì anche a [[Telesia]] (antica denominazione di [[San Salvatore Telesino]]), dove gli abitanti, in segno di devozione, ne costruirono una statua lignea dai tratti bizantini.
 
Durante le incursioni saracene del [[IX secolo]], la statua fu nascosta dagli abitanti in un rudere per sottrarla alle brame degli invasori.
 
Da allora e fino al [[XVIII secolo]] se ne persero le tracce, ma, al momento del suo ritrovamento, il culto del Santo divenne ancora più sentito. Gli abitanti di [[San Salvatore Telesino]] si rivolsero al Santo nel [[1837]] per far fronte ad un'epidemia di colera.
 
Come forma di ringraziamento per il miracolo ottenuto fu donato al Santo un medaglione d'argento e, tuttora, gli abitanti rinnovano il ringraziamento portandolo in processione nei vicoletti del vecchio Casale, la domenica successiva all'ottava dell'[[11 gennaio]].
 
La statua, in tale occasione, è preceduta da devoti che la precedono scalzi, in segno di penitenza. Un'ulteriore leggenda vuole che, grazie all'interessamento di un notabile della zona, nel [[1856]], il popolo [[San Salvatore Telesino|san salvatorese]] viene in possesso di un frammento osseo del corpo del Santo.
 
Tale frammento è tuttora conservato all'interno di una croce d'argento posta sulla statua votiva.
 
==Note==
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*[[Arcidiocesi di Brindisi-Ostuni]]
*[[Diocesi di Cerreto Sannita-Telese-Sant'Agata de' Goti|Diocesi Cerreto Sannita - Telese Terme - Sant'Agata de' Goti]]
*[[San Salvatore Telesino]]
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