Johann Wolfgang von Goethe: differenze tra le versioni

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Tuttavia, i suoi componimenti non vengono apprezzati ed egli stesso si convince che è meglio consegnare al [[fuoco]] la maggior parte di quella prima produzione: conserva le due commedie, la raccolta ''Annette'', costituita da [[lied]]er dedicati a Kätchen, le [[ode|odi]] dedicate all'[[Amicizia|amico]] Ernst Behrisch ([[1738]]–[[1809]]) e poco altro. Una malattia, un'infezione polmonare contratta nel luglio [[1768]], lo convince a chiudere un'esperienza che egli stesso già riteneva non più sopportabile: così, il 28 agosto [[1768]] ritorna a Francoforte senza aver concluso nulla.<ref name=lipsia>Marino Freschi, {{Cita|''Goethe: l'insidia della modernità''||Freschi}}, op. cit., pp. 17-38.</ref>
 
 
=== A Strasburgo ([[1770]]-[[1771]]) ===
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Nel maggio [[1772]], dietro consiglio del padre, Johann si trasferisce nella cittadina di [[Wetzlar]], dove è istituita la Corte imperiale di giustizia, un tribunale presso il quale si iscrive il 23 maggio come praticante. Naturalmente non si occuperà di faccende legali: preferisce frequentare la taverna del "Principe ereditario", dove conosce, fra tanti, Karl Wilhelm Jerusalem ([[1747]]–[[1772]]), figlio di un noto teologo, giovane intellettuale inquieto, innamorato di una donna sposata, e l'avvocato [[Johann Christian Kestner]] ([[1741]]-[[1800]]), del quale si conosce un interessante giudizio sul giovane e ancora sconosciuto Goethe.
 
[[File:Lotte Buff.jpg|thumb|left|upright|Charlotte Buff Kestner]]
{{citazione|Ha molti talenti, è un vero genio e un uomo di carattere, ha un'immaginazione straordinariamente viva, per cui si esprime per lo più con immagini e similitudini. Nei suoi affetti è impetuoso, tuttavia spesso sa dominarsi bene. Il suo modo di pensare è nobile. Libero da pregiudizi quanto più è possibile, agisce come gli viene in mente, senza curarsi di quel che pensano gli altri. Ogni costrizione gli è infatti odiosa. Ama i bambini ed è molto bravo a trattarli. È bizzarro e nel suo modo di fare, nell'apparenza esteriore, ha diverse cose che potrebbero renderlo sgradevole ma gode di molto favore fra i bambini, le donne e molti altri ancora. Ha moltissima stima del sesso femminile. I suoi principi non sono ancora molto saldi, non è quello che si può definire un ortodosso, ma non per orgoglio o per capriccio o per darsi delle arie.
 
Non ama turbare negli altri la tranquillità delle loro convinzioni. Odia lo [[scetticismo filosofico|scetticismo]], aspira alla verità e alla chiarezza su alcune materie principali e crede anche di avercela, questa chiarezza sulle cose importanti. Ma secondo me, non la possiede ancora. Non va in chiesa, non si comunica, prega raramente: "non sono abbastanza simulatore per farlo", dice. Della religione cristiana ha molto rispetto, ma non nella forma presentata dai teologi. Crede in una vita futura, in una condizione migliore. Aspira alla verità, ma preferisce sentirla più che darne una dimostrazione. Ha già fatto molto e ha dalla sua molte conoscenze e molte letture; ma è più quello che ha pensato e ha ragionato. La sua occupazione principale consiste nelle belle arti e nelle scienze o meglio, in tutte le scienze, tranne quelle che ci procurano il pane... insomma, è un uomo assai notevole.|Johann Christian Kestner, da una lettera all'amico Hennings, autunno 1872 <ref>Cit. da Wilhelm Bode, ''Goethe in vertraulichen Briefen seiner Zeitgenossen'' (1921).</ref>}}
[[File:Lotte Buff.jpg|thumb|left|upright|Charlotte Buff Kestner]]
 
Kestner è fidanzato con una ragazza, Charlotte o Lotte Buff ([[1753]]-[[1828]]) che, egli scrive, «non è una bellezza straordinaria ma è quello che si dice una bella ragazza e a me nessuna è mai piaciuta più di lei» mentre Goethe, che la conosce il 9 giugno e la frequenta quasi giornalmente, la definirà una «di quelle che sono fatte, se non per ispirare passioni violente, certo per suscitare la simpatia generale».