Ecateo di Mileto: differenze tra le versioni

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Restano una trentina di frammenti<ref>''FGrHist'' 1, F 1-35 J.</ref> dai quali non si può ricavare carattere e distribuzione della materia trattata, anche se sono considerate un tentativo di razionalizzare gli elementi mitici della storia primitiva della [[Grecia]].<br>
Ecateo esordisce nelle ''Genealogie'' con la perifrasi "''os emoi dokei''":
{{citazione| Ecateo di Mileto racconta questo: io scrivo ciò che mi pare sia vero: perché i discorsi degli Elleni sono, come mi appaiono, molti e ridicoli. - | ''FGrHist'' 1, F 1 J.}}. Questa fu una delle prime individualizzazioni dell'autore nella storia della letteratura, mentre in precedenza (basti pensare ai poemi omerici) lo scrittore non compare nell'opera, anzi essa è raccontata dalla [[Muse (divinità)|musa]] per mezzo del [[poeta]], non è frutto della fantasia o dell'abilità del poeta stesso.
<br>Considerando leggende molte tradizioni della sua terra, Ecateo cerca di comprendere i miti, razionalizzandoli: così, per esempio, spiega la leggenda di Eracle che, nel capo [[Tenaro]], scende nell'[[Ade (regno)|Ade]] per portare il cane infernale [[Cerbero]] a [[Euristeo]], verificando che in quel luogo non c'è nessuna strada sotterranea e nessun ingresso all'Ade; dunque, secondo lui, Eracle ha semplicemente catturato in quel luogo un comune serpente chiamato, per la sua velenosità, "cane dell'Ade"<ref>''FGrHist'' 1, F 27 J.</ref>. In questo modo, il mito viene adattato ai tempi, perché Ecateo non interpreta e mantiene reali Eracle e l'Ade, che sono i fondamenti della leggenda. È il limite di ogni razionalizzazione: in realtà le mitologie vanno spiegate storicizzandole, cioè comprendendo ''come'' e ''perché'' siano sorte, altrimenti vengono soltanto modificate, creandone altre, come infatti ''la storia'' insegna. Ancora, è il caso del mito argivo di [[Danao]]:
{{citazione| Egitto stesso non andò ad Argo, né i suoi figli sarebbero stati, come poetò Esiodo, cinquanta, ma, secondo me, nemmeno venti. - | ''FGrHist'' 1, F 19 J.}}.
<br>Ma Ecateo non poteva “storicizzare”, proprio a causa dell'inesistenza, ai suoi tempi, di una storiografia e, perciò, di una metodologia storiografica e tuttavia, per il suo sforzo di mettere in discussione le narrazioni del passato, per la ricerca della verosimiglianza dei fatti e il rifiuto dell'autorità, merita il nome di padre della storiografia greca.
<br>Restano, inoltre, frammenti<ref>333, quasi tutti toponimi citati da [[Stefano di Bisanzio]].</ref> anche del ''Giro della Terra'' (Περίοδος γῆς), opera di natura geografico-periegetica, pubblicata alla fine del VI secolo, in due libri riguardanti l'[[Europa]] e l'[[Asia]], una descrizione di luoghi visitati, con indicazione delle distanze e osservazioni etnografiche: in più, secondo Erodoto, disegnò una carta geografica che rappresentava la [[Terra]] come un disco rotondo circondato dall'[[Oceano]], concezione, del resto, a lui anteriore<ref>IV 36: "Mi viene da ridere a vedere molti che ormai scrivono la mappa della Terra e nessuno con un po' di sale in zucca che la spieghi e alcuni disegnano l'Oceano che scorre intorno al mondo, che è circolare come un tornio, mentre fanno uguali Asia ed Europa".</ref>.
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