Resa del Giappone: differenze tra le versioni

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== Intervento imperiale, risposta degli Alleati e replica giapponese ==
[[File:Korechika Anami.jpg|thumb|upright|Il Ministro della Guerra [[Korechika Anami]]]]
Il gabinetto si incontrò alle 14:30 del 9 agosto e spese la maggior parte del giorno discutendo sulla resa. Quando i ''Sei Grandi'' ebbero concluso l'incontro, né Togo né Anami avevano ottenuto la maggioranza delle opinioni.<ref>Hasagawa, 207–208</ref> Anami riferì agli altri ministri del gabinetto che, sotto tortura, un pilota statunitense di P-51 aveva riferito ai suoi carcerieri che gli Stati Uniti possedevano 100 bombe nucleari e che Tokyo e Kyoto sarebbero state colpite nei "prossimi giorni". Il pilota, [[Marcus McDilda]], stava mentendo. Egli infatti non era a conoscenza del Progetto Manhattan e semplicemente disse ciò che pensava i giapponesi volessero sentirsi dire purché cessassero di torturarlo. La menzogna, che lo fece classificare come prigioniero di alta priorità, probabilmente lo salvò dalla decapitazione.<ref name=Hagen>{{en}} Jerome T. Hagen. ''War in the Pacific: America at War, Volume I.'' Hawaii Pacific University, ISBN 0-9762669-0-3. Chapter, "The Lie of Marcus McDilda", 159–162</ref> In realtà, gli Stati Uniti avrebbero avuto una terza bomba pronta solo per il 19 agosto e una quarta lo sarebbe stata a settembre.<ref>Hasegawa, 298</ref> La terza bomba probabilmente avrebbe dovuto essere usata su Tokyo.<ref>Alcune ore prima che la resa dei giapponesi fosse annunciata, Truman ebbe una discussione con il Duca di Windsor, l'ex re [[Edoardo VIII del Regno Unito|Edoardo VIII]], e con Sir John Balfour (l'ambasciatore britannico negli Stati Uniti). Secondo Balfour, Truman "riaffermò con decisione che ora non aveva alternativa se non ordinare un bombardamento atomico su Tokyo." — Frank, 327, citando Bernstein, ''Eclipsed by Hiroshima and Nagasaki'', p 167</ref>
 
L'incontro del gabinetto si aggiornò alle 17:30 senza trovare un consenso. Un secondo meeting ebbe inizio alle 18:00 e durò fino alle 22:00, anche questo senza che si fosse trovato un consenso. In seguito al secondo incontro, Suzuki e Togo incontrarono l'Imperatore; Suzuki propose al sovrano di indire una Conferenza imperiale, che sarebbe iniziata appena prima di mezzanotte, tra il 9 e il 10 agosto.<ref>Hasagawa, 209</ref> Suzuki presentò la proposta di quattro condizioni di Anami come la posizione consensuale del Consiglio Supremo. Gli altri membri del Consiglio ribatterono, come fece Kiichirō Hiranuma, il presidente del Consiglio Privato, sottolineando l'incapacità del Giappone di difendere se stesso e descrivendo i problemi interni del paese, come la carenza di cibo. Il gabinetto dibatté ancora e ancora non trovò un consenso generale. Circa alle 02:00 del 10 agosto, Suzuki infine parlò direttamente con l'Imperatore Hirohito, chiedendogli di decidere tra due opzioni. I partecipanti, in seguito, raccolsero ciò che l'Imperatore disse: