Omicidio Calabresi: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 363:
 
== La grazia all'esecutore materiale e le richieste fatte per Sofri e Pietrostefani ==
Il rilevante movimento di opinione pubblica, composto principalmente dida simpatizzanti sinistra, si è nel tempo radunato intorno al ''caso Calabresi'', portando per lungo tempo al centro del dibattito politico l'opportunità di concedere o meno la [[Grazia (diritto)|grazia]] a [[Giorgio Pietrostefani]], [[Adriano Sofri]] e [[Ovidio Bompressi]]<ref name=marino/>.
Nel [[1997]] il [[Presidente della Repubblica Italiana|Presidente della Repubblica]] [[Oscar Luigi Scalfaro]], pur sollecitato da numerosi parlamentari, circa 200, e da molti cittadini comuni (160.000 firmatari)<ref>''[{{Cita news|url=http://www.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1997/10/22/Politica/SOFRI-PETIZIONE-A-SCALFARO-160000-FIRME-PER-LA-LIBERAZIONE_152300.php Sofri|titolo=SOFRI: petizionePETIZIONE aA ScalfaroSCALFARO, 160.000 firmeFIRME perPER laLA liberazione]LIBERAZIONE|pubblicazione=''Adnkronos''|data=22 ottobre 1997|accesso=4 febbraio 2014}}</ref>, rifiutò di firmare la grazia, con una lettera ai Presidenti delle Camere, [[Luciano Violante]] e [[Nicola Mancino]]<ref name=marino/>, nonostante una dichiarazione della vedova Calabresi che affermava la sua non opposizione<ref name=panorama>Maurizio Tortorella, ''[http://archivio.panorama.it/archivio/Caso-Sofri-la-storia-tappa-per-tappa Caso Sofri, la storia tappa per tappa]'', ''[[Panorama (rivista)|Panorama]]''.</ref>:
 
{{Citazione|Qualsiasi provvedimento di grazia destinato a più persone sulla base di criteri predeterminati, costituirebbe di fatto un indulto improprio, invadendo illecitamente la competenza che la costituzione riserva al parlamento. <nowiki>[...]</nowiki> La grazia, qualora applicata a breve distanza dalla sentenza definitiva di condanna, assumerebbe oggettivamente il significato di una valutazione di merito opposta a quella del magistrato, configurando un ulteriore grado di giudizio che non esiste nell'ordinamento e determinando un evidente pericolo di conflitto di fatto tra poteri. <nowiki>[...]</nowiki> Dunque la via per superare queste dolorose e sofferte vicende della nostra storia può essere trovata, ma certo richiede una visione unitaria di quella realtà, una volontà politica determinata e capace di raccogliere il consenso indispensabile.}}
 
L'ultima frase fu interpretata come un invito a esaminare il tema dell'[[indulto]] e alcuni senatori di entrambi gli schieramenti ([[Ersilia Salvato]], [[Cesare Salvi]], [[Luigi Manconi]], [[Domenico Contestabile]] e [[Francesca Scopelliti]]) promossero un disegno di legge rimasto giacente (soprannominato "«legge Sofri"») sulla [[libertà condizionale]] per i reati precedenti a 20 anni (se non reiterati), volta a promuovere una sorta di amnistia sociale nei confronti dei reati "«politici"» degli anni di piombo, chiesta anche dai "fuoriusciti", cioè gli ex terroristi che vivevano in Francia sotto la [[dottrina Mitterrand]].<ref>[http://www.ecn.org/rete.sprigionare/stampa_varie/M011197b.html ''Liberi a 20 anni dai fatti. Un nuovo disegno di legge'']</ref>
 
Riguardo al rischio di grazia come "ulteriore grado di giudizio" abusivo (su pressione degli innocentisti), paventato da Scalfaro, è da osservare come Scalfaro stesso avesse precedentemente concesso la grazia in un altro caso giuridicamente controverso, quello di [[Massimo Carlotto]]. In quel caso Scalfaro firmò il provvedimento pochi giorni dopo la condanna definitiva (1993), dopo richiesta presentata dalla famiglia dell'imputato, configurandosi appunto nell'opinione pubblica come un super-giudizio di innocenza.
 
Nel periodo [[2001]]-[[2006]], i ripetuti inviti a dare corso alla richiesta di grazia, avanzati in maniera trasversale da esponenti della politica e della cultura (ma mai da Sofri in persona), sono sempre stati respinti dal [[Ministri della giustizia della Repubblica Italiana|Ministro della giustiziaGiustizia]] [[Roberto Castelli]], malgrado il Presidente della Repubblica [[Carlo Azeglio Ciampi]] avesse nello stesso periodo più volte manifestato la volontà di concederla, tanto da giungere a un conflitto con il guardasigilli risolto poi dalla [[Corte costituzionale della Repubblica Italiana|Corte Costituzionale]] che, con sentenza n. 200 del 18/05/ maggio 2006, ha stabilito che non spetta al Ministro della giustiziaGiustizia di impedire la prosecuzione del procedimento di grazia, ma esso è un libero provvedimento ''motu proprio'' del Capo dello Stato; in poche parole Ciampi avrebbe potuto concedere la grazia anche senza la controfirma del guardasigilli<ref name=marino/>.
 
Alla fine la grazia non fu concessa perché la sentenza fu emessa tre giorni dopo che Ciampi aveva concluso il suo mandato di Presidente della Repubblica<ref name=marino/>.
 
Il 31 maggio [[2006]] il neoeletto Presidente della Repubblica [[Giorgio Napolitano]] firmò il decreto di concessione della grazia a Ovidio Bompressi, già posto da anni ai domiciliari, che ne aveva fatto richiesta espressamente, su proposta e parere favorevole del ministroMinistro della Giustizia [[Clemente Mastella]]. Tale provvedimento s'innestava su un'istruttoria iniziata già col predecessore di Napolitano, [[Carlo Azeglio Ciampi|Ciampi]].
 
===Fine della vicenda giudiziaria===