Larghezza di banda: differenze tra le versioni

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<math display="block">P=V^2/R</math>
 
Ad esempio, per caratterizzare la risposta in frequenza di un [[amplificatore]] audio si possono usare un carico passivo (come una resistenza di potenza, di valore resistivo pari al carico ammesso dall'amplificatore e di potenza pari ad almeno 1.5 volte la potenza massima dell'amplificatore, in modo da evitare un eccessivo surriscaldamento del carico per effetto joule), un generatore sinusoidale con frequenza e tensione regolabili ed un oscilloscopio. In fase di collaudo, sono ovviamente note la resistenza <math>R</math> del carico e la tensione <math>V</math> di volta in volta presente ai suoi capi, visualizzata sull'oscilloscopio. Sapendo che <math>R</math> è fissa, l'unico modo per ottenere una potenza pari alla metà di quello che sarà il nostro riferimento in collaudo è avere il fattore <math>V</math><sup>2</sup>² pari a 0,5, e il numero che elevato alla seconda dà 0,5 come risultato è 0.707 (<math>0.707</math><sup>2</sup>² <math>=0,5</math>), ovvero l'inverso della radice di 2. Quindi, a parità di ampiezza in ingresso e variando la sola frequenza, quando la nostra tensione in uscita scenderà ad un valore pari al 70,7% del valore massimo ottenibile relativamente all'ampiezza applicata all'ingresso, avremo trovato la nostra frequenza di taglio a -3dB.
 
Per il collaudo vero e proprio, si può procedere come segue:
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*applicare un segnale in ingresso all'amplificatore di un valore arbitrario di ampiezza fissa (e mantenerla tale per tutta la durata del collaudo) purché non porti l'amplificatore in condizioni di distorsione;
 
*partendo ad esempio dall'estremo inferiore della banda audio (lo standard è 20Hz20&nbsp;Hz), salire con la frequenza in ingresso fino all'estremo superiore (lo standard è 20kHz20&nbsp;kHz) fino a trovare la frequenza alla quale l'uscita ha il valore massimo di tensione;
 
*centrarsi sulla frequenza alla quale l'uscita ha il valore massimo e annotare il valore di tensione in uscita;
 
*calcolare il 70,7% del valore della tensione di uscita appena annotato, che diventerà il nostro nuovo riferimento di tensione per i -3dB3&nbsp;dB;
 
* salire (o scendere) gradualmente con la frequenza in ingresso; alla frequenza alla quale la tensione è scesa al nostro nuovo riferimento per i -3dB3&nbsp;dB, avremo trovato la frequenza di taglio superiore (o inferiore) dell'amplificatore. La banda passante è la differenza tra la frequenza di taglio superiore e quella inferiore.
 
Inoltre, la banda effettivamente utilizzata in una comunicazione sarà minore o uguale alla banda passante del canale o del dispositivo di ricezione.
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Per i segnali analogici la banda è l'intervallo di frequenze (dalla minima alla massima) che contengono la maggior parte dell'[[energia]] del segnale: in teoria infatti il contenuto di frequenze di un segnale analogico (che non sia costituito da una o più [[sinusoide|sinusoidi]] pure) è infinito: perciò la banda da assegnare ad un dato segnale è scelta in base ad un criterio di tipo utilitaristico (quanto vogliamo che il segnale sia fedele all'originale?) e le parti al di fuori dell'intervallo di frequenza scelto vengono eliminate con dei [[filtro (elettronica)|filtri]], esplicitamente o implicitamente.
 
Per esempio, un segnale audio ha una banda che va da 20 a 20.000 &nbsp;Hz (totale 20 &nbsp;kHz, trascurando il limite inferiore), anche se esistono alcune persone capaci di udire anche al di là di questi limiti; una trasmittente radio FM ha una banda di 15 &nbsp;kHz, anche se lo spettro di frequenza prodotto dalla modulazione ha armoniche anche molto al di là di questo limite.
 
==Banda di un segnale digitale==
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==Rapporto fra banda digitale e banda analogica==
L'equivalenza fra i due tipi di banda è data dall'operazione di [[campionamento (teoria dei segnali)|campionamento]] necessaria per trasformare un segnale analogico in uno digitale: per farlo dobbiamo stabilire la frequenza di campionamento e il numero di bit di ciascun campione, stabilendo così una banda digitale "equivalente" a quella analogica. Il [[teorema del campionamento]] ci dice che, per poterlo rendere correttamente, un segnale analogico deve essere campionato almeno ad una frequenza maggiore del doppio della sua ''banda passante''; per il numero di bit per campione dobbiamo confrontare il [[rapporto segnale/rumore]] (che equivale alla sua dinamica) del nostro segnale con la dinamica di campionamento, che è di 6 &nbsp;dB per ogni bit per campione utilizzato, e adottare un numero di bit per campione che ci garantisca una dinamica almeno pari a quella originale.
 
Così, per esempio, una conversazione telefonica che ha una banda di 3100 &nbsp;Hz e un rapporto segnale/rumore di circa 45 &nbsp;dB può venire digitalizzata con 8 bit per campione (48 &nbsp;dB di dinamica) e una frequenza di 6200 Hz ottenendo una banda digitale di 48,5 kbit&nbsp;kBit/s (tutte le compagnie telefoniche del mondo allocano 4 &nbsp;kHz per ogni canale telefonico analogico: perciò quando si trattò di digitalizzare la rete telefonica analogica, la frequenza di campionamento unanimemente scelta fu di 8 kHz (vedi [[frequenza di Nyquist]]), originando quindi una "banda telefonica" mondiale standard di 8 * 8000 = 64 kbit&nbsp;kBit/s).
 
Questo risultato sembrerebbe essere in contraddizione con l'esistenza dei [[modem]] analogici V90 a 56K: come è possibile che questi possano trasmettere 56 kbit&nbsp;kBit/s attraverso un canale che ne porta solo 48,5?
Per capirlo, bisogna prima notare che il collegamento di questi modem è asimmetrico: ricevono dalla centrale telefonica a 56K ma trasmettono a 33,6 kbit&nbsp;kBit/s.<br />
Il "trucco" sta nello sfruttare il [[convertitore digitale-analogico]] della centrale telefonica, pilotandolo direttamente dal circuito modulatore e abbassando il [[rumore (elettronica)|rumore]] di conversione: questo permette di aumentare il rapporto segnale-rumore (ma solo in trasmissione) e quindi la dinamica disponibile.