Storia dell'Aragona: differenze tra le versioni

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A partire dalla metà dell'[[VIII secolo]] raggiunsero l'Aragona centrale e meridionale gruppi islamici procedenti sia dal sud ispanico che dalla penisola arabica e dall'Africa settentrionale. Erano per lo più famiglie di agricoltori oppure militari ritiratisi dal servizio attivo. Non è agevole determinare la consistenza numerica di questi immigrati di origine sia arabo-peninsulare (soprattutto [[yemen]]ita) che [[Berberi|berbera]] (nordafricana). Secondo Ibn Hazm i primi si erano trasferiti in massima parte nelle città ([[Saragozza]], [[Calatayud]] e [[Daroca]] in particolare) mentre per quanto riguarda i berberi si stabilirono preferentemente nelle valli del [[Jalón (Alicante)|Jalón]], dell'[[Ebro]] e nella regione di [[Albarracín]]. Il Nord [[Pirenei|pirenaico]] restò completamente al di fuori da tali correnti migratorie.
 
La gran maggioranza della popolazione continòcontinuò comunque ad essere costituita da elementi autoctoni di origine hispano-romano-visigota che generalmente restarono legati alla religione cristiana (i cosiddetti ''Mozarabi'') Le conversioni all'Islam furono tutt'altro che infrequenti e molte fra le grandi famiglie della classe dirigente musulmana del tempo erano di procedenza cristiano-aragonese: quella dei Banu Qasi, dei Banu Amrus, dei Banu Sabrit, fra le altre. I convertiti alla religione musulmana i cosiddetti ''Muladíes'' (dall'arabo ''muwallad'') conservarono propri tratti distintivi di chiara derivazione hispano-gotico-romana, manifestando uno spirito di corpo che spesso si contrappose a quello dei dominatori arabi o berberi. A questo proposito va detto che ancora nell'[[XI secolo]], tracce evidenti di tali contrapposizioni trovarono eco in alcuni cronisti del tempo ([[Ibn Hayyān]] ed [[Ibn Garsiya]] in particolare).
 
=== Città e sviluppo urbano ===