Tito Labieno: differenze tra le versioni

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===Dopo Farsalo===
Dopo la [[battaglia di Farsalo|sconfitta di Pompeo a Farsalo]], Labieno fuggì a [[Dyrrhachium]], dove trovò [[Cicerone]] e lo informò della disfatta<ref>Cicerone, ''De divinazione'', I, 32</ref>, ma allo stesso tempo, per incoraggiare la fazione pompeiana, sostenne che Cesare fosse stato severamente ferito nella battaglia<ref>[[Frontino]], ''Stratagemata'', II, 7</ref>. Da Dyrrhachium riparò con [[Lucio Afranio (console 60 a.C.)|Lucio Afranio]] prima a [[Corfù|Corcira]] e poi a [[Cirene]] in [[Africa]] per incontrarsi con [[Catone]], ma questi rifiutò di incontrarlo<ref>[[Plutarco]], ''Catone minore'', 56</ref>. Alla fine riuscì a riunirsi con i resti dell'esercito pompeiano in Africa; qui [[Quinto Cecilio Metello Pio Scipione Nasica|Scipione]] e Catone, due dei maggiori comandanti rimasti della parte pompeiana, avevano costituito un nuovo esercito e riorganizzato la resistenza repubblicana. A Labieno fu affidato il comando di un'armata nei pressi di [[Ruspina]] e riportò una prima vittoria contro lo stesso Cesare presso [[Battaglia di Ruspina|la stessa città]] nel [[46 a.C.]], ma alla lunga dovette ritirarsi. Poco dopo Labieno unì le proprie forze con quelle di Scipione, sotto il quale servì come legato percol resto della campagna africana<ref>[[Dione Cassio]], XLII, 10, XLIII, 2</ref><ref>[[Appiano di Alessandria]], ''[[Storia romana (Appiano)|Storia Romana]]'', ''De bellis civilibus'', II, 95</ref>.
 
Fu sconfitto tre mesi dopo nella [[battaglia di Tapso]] e nuovamente costretto a fuggire, rifugiandosi presso [[Sesto Pompeo]] in [[Spagna romana|Spagna]]. Morì durante la [[Battaglia di Munda (45 a.C.)|battaglia di Munda]] il 17 marzo del [[45 a.C.]]; la sua testa mozzata fu portata a Cesare<ref>[[Appiano di Alessandria]], ''[[Storia romana (Appiano)|Storia Romana]]'', ''De bellis civilibus'', II, 105</ref>.
 
==Note==