Operazione Anello: differenze tra le versioni

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Anche se l'imprevista resistenza della 6ª Armata nel ''kessel'' di Stalingrado, la controffensiva del feldmaresciallo von Manstein e l'organizzazione della nuova offensiva sul medio Don avevano costretto l'alto comando sovietico a rivoluzionare il calendario stabilito delle operazioni e a rinviare l'attacco finale contro la sacca, Stalin diede sempre grande importanza alla rapida distruzione delle forze tedesche accerchiate che avrebbe permesso di disporre in breve tempo delle numerose armate sovietiche impegnate nel blocco della sacca per sostenere le altre offensive in corso nel settore meridionale a nord e a sud del Don<ref>{{Cita|Erickson 2002-2| pp. 7 e 24|Erickson2002-2 }}</ref>.
 
[[File:RokossovskyKKKonstanty Rokossowski, 1945.jpg|thumb|upright=0.7|Il generale [[Konstantin Rokossovskij]], comandante del Fronte del Don incaricato dell'operazione Anello]]
 
Quindi fin dal 19 dicembre, mentre l'operazione Piccolo Saturno aveva appena iniziato a svilupparsi con successo ed erano evidenti i segni di cedimento del fronte dell'[[Potenze dell'Asse|Asse]], il dittatore comunicò al generale [[Nikolaj Voronov]], che coordinava la battaglia sul medio Don contro l'[[ARMIR|8ª Armata italiana]], che, avendo completato con successo la prima fase dell'operazione, avrebbe dovuto recarsi subito al comando del Fronte del Don per pianificare ed organizzare insieme al generale Rokossovskij una nuova versione dell'operazione Anello, l'attacco finale contro le truppe tedesche della sacca<ref name="ReferenceERIC">{{Cita|Erickson 2002-2| p. 24|Erickson2002-2 }}</ref>. Stalin respinse bruscamente le obiezioni del generale Voronov, dubbioso sull'utilità di abbandonare prematuramente il coordinamento dell'offensiva sul medio Don; al contrario, sollecitò la massima velocità, sottolineando che il compito di distruggere le truppe tedesche accerchiata rimaneva prioritario<ref name="ReferenceERIC"/>.