Demagogia: differenze tra le versioni

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== Definizioni ==
Lo storico [[Tucidide]] definiva "demagoghi" (capi popolo) tutti gli Ateniesi che, in seguito alla morte per peste di [[Pericle]] nel 429 a.C., cercavano di prendere il suo posto ingannando e seducendo l'assemblea popolare ateniese, tramite false promesse ed istigazione contro gli avversari politici.
 
Fu [[Platone]], nel "Politico" e nelle "Leggi", a dare un'ulteriore definizione di demagogia: questa è nient'altro che la [[forma di governo]] [[corruzione|corrotta]] che deriva dalla [[democrazia]], forma virtuosa del governo di molti. Detto ciò, e considerando che la sua preferenza andava ad una costituzione mista che comprendesse il meglio delle tre forme di governo virtuose (monarchia, aristocrazia e democrazia), Platone aggiunge che in caso di governo corrotto la forma migliore tra le tre possibili ([[tirannide]], [[oligarchia]] e [[demagogia]]) era proprio la demagogia, perché almeno veniva salvaguardata la libertà.
 
Successivamente, Aristotele approfondì ulteriormente la definizione: lo Stagirita, nella "Politica", afferma che la demagogia (bisogna però notare che Aristotele non usa questo termine, ma ricorre a "democrazia", capovolgendone quindi il significato rispetto a Platone) è la peggiore possibile tra le forme di governo, poiché mira a favorire in maniera indebita i poveri rispetto ai ricchi, incorrendo nell'errore di considerare tutti gli uomini uguali in tutto, mentre sono uguali solo per natura, per la quale non si può dedurre che è come un caso particolare come la democrazia. Esempi di demagogia:
* [[Alcibiade]], celebre generale ateniese, perseguì una politica di potere personale piuttosto che venire incontro ai bisogni del popolo. Durante la [[guerra del Peloponneso]] promosse il tentativo di conquista della [[Sicilia]] (che ebbe esito disastroso) facendo leva sulla vanità degli ateniesi e promettendo che sarebbe stata una facile vittoria. Condannato a morte, non esitò a schierarsi dalla parte dei nemici di Atene pur di salvarsi.
 
* Nell'[[Impero romano|età imperiale romana]] (I - III secolo d.C.), quando una parte sostanziale della società era composta da nullatenenti e disoccupati, il potere politico favorì e assecondò le aspettative e i bisogni primari di questa fetta della popolazione, per ottenere consensi ed evitare rivolte. Il risultato è ben descritto dal poeta [[Giovenale]] in un celebre motto: "[[panem et circenses]]" cioè "pane e spettacoli del circo". Venivano elargite razioni di cibo, denaro e spettacoli pubblici. I costi altissimi venivano sobbarcati dalle province dell'impero che pagavano ingenti tasse alla capitale.
 
*Ne ''[[I promessi sposi]]'', è un demagogo il personaggio di [[Antonio Ferrer]], acclamato dal popolo per aver dimezzato il prezzo del [[pane]] con effetti immediati positivi (tutti avevano il pane), ma con effetti a lungo termine disastrosi (la [[farina]] scarseggiò sempre di più finché i popolani affamati assaltarono un forno, episodio descritto da [[Alessandro Manzoni|Manzoni]] basandosi su un fatto realmente accaduto).