Agnus Dei: differenze tra le versioni

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Completata la collocazione dell'Agnus Dei nel rito romano distinguendo le due formeː straordinaria e ordinaria
Corrette due sviste ortografiche
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Durante il rito delle esequie, invece, nell'invocazione, collocata nella medesima parte del rito, si sostituisce “dona eis requiem” (dona loro il riposo) al posto del “miserere nobis”, e “dona eis requiem sempiternam” (dona loro il riposo eterno) al posto di “dona nobis pacem”. In questo caso, il sacerdote non si batte il petto, ma conserva le mani congiunte durante tutta l'invocazione.<ref>{{Cita web|url=http://www.webalice.it/ingcom/Utili_file/MissRomVOritus.pdf|titolo=Missale Romanum ex decreto SS. Concilii Tridentini restitutum autoritate S. Pii pp. V promulgatum B. Joannis pp. XXIII cura recognitum, p. 113|autore=|editore=|data=|pp=|accesso=22 luglio 2016}}</ref>
 
Nell'attuale forma ordinaria del rito romano, l'''Agnus Dei'' è recitato o cantato dal popolo o dalla ''sholaschola'', mentre il sacerdote compie la frazione del pane. Se la frazione si prolunga, la litania si può ripetere più volte e l'ultima invocazione si conclude con le paroleː dona a noi la pace  [''dona nobis pacem''].<ref>{{Cita web|url=http://www.chiesacattolica.it/documenti/2005/04/00010496_rito_della_messa.html|titolo=Rito della Messa|autore=|editore=Chiesa Cattolica Italiana|data=|accesso=22 luglio 2016}}</ref>
 
SStoria
 
== Storia ==
Già la narrazione dell'Apocalisse sembra presagire la celebrazione di una liturgia
– l'Agnello sull'altare come su un trono; il clero presente simile ai ventiquattro vegliardi seduti sui seggi, avvolti in candide vesti; il canto del “Sanctus, sanctus, sanctus”; il profumo che si innalza dalle coppe d'oro, e la musica delle arpe; e poi, come per un cambiamento repentino, in mezzo a tutti “un Agnello, come immolato” (v, 6).