Emirato di Tbilisi: differenze tra le versioni

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La campagna militare fu devastante per la Georgia. Marwan non si limitò ad invadere la [[Cartalia]], come già fatto dai suoi predecessori, ma spinse le proprie armate a caccia dei principi georgiani in ritirata verso occidente, dalla [[Meschezia]] fino all'[[Abcasia]]. Qui, Marwan assediò la fortezza di [[Anacopia]], dove stazionavano [[Archil di Cachezia]], suo fratello [[Mihr di Cachezia|Mihr]] e [[Leone I d'Abcasia]]. Tuttavia, le armate arabe non riuscirono a prendere la fortezza e furono costrette a ripiegare. Secondo lo storico [[Cyril Toumanoff]], proprio la Georgia occidentale, a quel tempo dipendente dall'Impero bizantino, rappresentava il principale obiettivo della campagna, mentre il Principe d'Iberia Guaram III avrebbe supportato le forze arabe per respingere i khazari, rei di aver devastato le sue terre.<ref name="Iberia">C. Toumanoff, ''Iberia between Chosroid and Bagratid Rule'', in ''Studies in Christian Caucasian History'', Georgetown, 1963<!-- Titolo generato automaticamente --></ref> Ad ogni modo, una volta abbandonata la Georgia occidentale, Marwan installò un [[emiro]] arabo a Tbilisi ([[736]]) e poi diresse le proprie armate contro i khazari ([[737]]). Quest'invasione segnò profondamente la memoria collettiva dei georgiani, i quali soprannominarono Marwan con l'appellativo ''"il Sordo"''.
[[File:Caucasus 750n de.png|thumb|240px|left|La regione del Caucaso nel 750]]
Il nuovo emirato si trovò subito coinvolto in una contesa con la restante nobiltà georgiana e con il Principato d'Iberia, che non era stato completamente abolito. Nel [[744]] Marwan divenne califfo, ma alla sua morte la dinastia omayyade cessò di esistere. Ciò condusse ad una guerra civile nell'impero islamico e permise ai cristiani del Caucaso di chiedere nuovamente aiuto a [[Costantinopoli]].<ref name="Armenia Georgia"></ref> Le speranze georgiane furono però annullate dopo che gli [[abbassidi]] riuscirono a conquistare la guida del Califfato. La nuova dinastia si dimostrò meglio organizzata degli omayyadi e più abile nel reclamare tributi ed imporre la propria autorità sulle regioni di confine. In Georgia ciò fu provato nel [[786]], quando il ''[[Wali (governatore)|wali]]'' del Caucaso, [[Khuzayma ibn Khazim]], soppresse nel sangue una ribellione della nobiltà locale.<ref name="Suny"></ref> Fu ucciso, tra gli altri, anche il principe Archil di Cachezia, reo di avere rifiutato di convertirsi all'Islam.
 
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Alcune regioni della Georgia, lontane dalle città principali e dalle rotte commerciali, mantennero un alto grado di autonomia, specialmente nell'area occidentale.<ref name="Suny"></ref> In questa parte della Georgia, tra il [[Klarjeti]] e la Meschezia, emerse a metà dell'[[VIII secolo]] la dinastia dei [[Bagration]], detti anche "[[bagratidi]] georgiani". Essi acquisirono il controllo di gran parte delle terre appartenute all'estinta dinastia guaramide,<ref name="Armenia Georgia"></ref> instaurando il proprio dominio sul [[Tao-Klarjeti]]. Ben presto i Bagration divennero rivali dell'Emirato per il controllo della Georgia. Allo scopo di affermare la propria autorità, essi poterono contare sia sull'intervento bizantino che sui dissensi tra gli arabi. Nell'[[809]] l'emiro di Tbilisi Ismail ibn Shuab, approfittando della [[Guerra civile tra al-Amin e al-Ma'mun|guerra civile abbasside]], proclamò la propria indipendenza dal Califfato, il quale cercò l'aiuto dei principi georgiani contro la ribellione ed arruolò i Bagration contro l'emiro. Nell'[[813]] il capo della dinastia, [[Ashot I d'Iberia|Ashot I]], ripristinò l'autorità del Principato d'Iberia (da allora detta anche Cartalia). Egli ricevette il riconoscimento sia del califfo che dei bizantini, i quali gli conferirono il titolo ufficiale di ''[[curopalate]]''. Questo nuovo equilibrio di potere tra l'Emirato le terre indipendenti dei Bagration continuò nei decenni seguenti, con il califfo pronto a supportare l'una o l'altra parte, a seconda del grado di minaccia alla propria autorità di volta in volta rappresentato dai due Stati. Ciò consentì maggiore autonomia alle regioni georgiane, fino al punto che la [[Cachezia]] riuscì a guadagnarsi l'indipendenza sia dall'Iberia che dall'Emirato.<ref name="Suny"></ref> Allo stesso tempo, i bizantini persero i loro ultimi protettorati costieri, mentre crebbe l'autorità del Regno d'Abcasia.
[[File:Ateni Sioni church inscription (853).jpg|thumb|240px|right|Iscrizione relativa al sacco di Tbilisi]]
Dall'[[833]], sotto la guida di [[Ishaq ibn Ismail]], l'Emirato riguadagnò potere sulle terre georgiane, imponendo la propria signoria su molti principi ed obbligando i Bagration a pagare un tributo.<ref name="Suny"></ref> Incoraggiato da questi successi, l'emiro cessò di riconoscere l'autorità suprema del Califfato. Il califfo [[al-Mutawakkil (Abbaside)|al-Mutawakkil]] decise di reagire solo quando si ribellarono anche gli armeni. Nell'[[853]] egli inviò nel Caucaso il generale [[Turchi|turco]] [[Bugha il Vecchio]] allo scopo di riportare l'ordine. Nelle parole di Cyrill Toumanoff, la spedizione fu «segnata da particolare ferocia».<ref name="Armenia Georgia"></ref> Oltre a decapitare l'emiro ribelle, l'esercito abbasside saccheggiò ed incendiò Tbilisi. Molti nobili georgiani furono arrestati durante l'invasione. Alcuni di loro furono mandati come prigionieri a [[Samarra]], capitale abbasside, e poi uccisi per aver rifiutato di convertirsi all'Islam. Tra questi il più noto fu [[Konstanti Kakhay]], canonizzato dalla [[Chiesa apostolica autocefala ortodossa georgiana|Chiesa ortodossa georgiana]]. Per l'Emirato di Tbilisi cessò ogni speranza di divenire uno Stato islamico indipendente. Dopo l'invasione gli abbassidi decisero di non ricostruire estensivamente la città. Tale comportamento però finì per ridurre il loro prestigio e la loro autorità nella regione a tutto vantaggio dei Bagration.
=== Il progressivo declino ===
L'invasione dell'853 provocò un sostanziale indebolimento dell'Emirato. Esso fu affidato alla tribù dei [[Banu Shayban]], ma i califfi non permisero più che il suo potere crescesse. Nel frattempo, sotto [[Basilio I il Macedone]] ([[867]]-[[886]]), l'Impero bizantino sperimentò una rinascita politica e culturale, la quale stimolò i cristiani caucasici ad affrancarsi dal dominio arabo. I bagratidi d'Armenia e di Georgia acquisirono sempre più potere. La monarchia fu restaurata in Armenia nell'[[886]] ed in Georgia (con il titolo di ''"Regno dei [[kartveli]]"'') tra l'[[888]] e l'[[891]].<ref name="Suny"></ref> Questi due forti Stati cristiani separarono l'indebolito Emirato di Tbilisi dal Califfato abbasside, il quale godeva di una signoria solo teorica sui due regni restaurati.
[[File:David IV of Georgia (Gelati fresco).jpg|thumb|130pxupright=0.6|left|Davide IV]]
Un altro vassallo del Califfato, il [[Sagidi|sagide]] [[Yusuf ibn Abi'l-Saj]], emiro dell'odierno [[Azerbaigian persiano]], guidò nel [[914]] l'ultimo tentativo di restaurazione del dominio abbasside sul Caucaso. Tuttavia, l'invasione si rivelò politicamente fallimentare. Devastando le terre georgiane, Yusuf spinse i bagratidi a ripristinare la propria alleanza con Costantinopoli. Questa rinnovata alleanza con la maggiore potenza cristiana della regione garantì alla Georgia la libertà dall'interferenza araba e favorì una fioritura economica ed artistica.<ref name="Armenia Georgia"></ref>