Beati Paoli: differenze tra le versioni
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Circa l'origine del nome, si è ipotizzato un collegamento con [[Francesco da Paola]], patrono del [[regno di Napoli]] e [[regno di Sicilia|Sicilia]], fino al [[1519]] [[Beatificazione|beato]]: gli aderenti della [[consorteria]] potevano circolare vestiti come i suoi [[Ordine dei minimi|minimi]], frequentare le chiese e fare «cunciura» nei sotterranei. Pare usassero come [[stemma|emblema]] una croce sovrastata da due spade incrociate.<ref>Castiglione, pag. 34.</ref>
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Il presunto covo dei Beati Paoli è accessibile attraverso una cripta esistente nella chiesa palermitana di Santa Maria di Gesù al Capo (o ''Santa Maruzza ri Canceddi'') che si affaccia sulla piazza ora dedicata alla temuta congrega. Un secondo ingresso dà sul vicolo degli Orfani che conduce al suddetto piazzale. Sopra la grotta si eleva il gentilizio palazzo Baldi-Blandano: al primo piano, tramite una piccola porta, si raggiunge l'antro. La cavità (probabilmente una cosiddetta "camera dello scirocco", fatta scavare dagli aristocratici per riposarsi al fresco durante le afose giornate estive) è caratterizzata da un vano con un pozzo e un sedile semicircolare, mentre due anguste gallerie portano ad altre spelonche. Il sotterraneo, visitato da [[Luigi Natoli]] ([[1857]]-[[1941]]) e descritto nel suo romanzo, fu utilizzato come rifugio durante i bombardamenti della [[seconda guerra mondiale]]: attualmente il comune di Palermo ha intrapreso i lavori per il suo recupero.<ref>Todaro, pp. 50-52.</ref>
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