Johann Wolfgang von Goethe: differenze tra le versioni

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Come già accennato, Goethe era animato anche da profondi interessi di natura scientifica, riguardanti in particolare la [[morfologia (biologia)|morfologia]], la [[botanica]], la [[zoologia]], la [[mineralogia]], la [[meteorologia]], l'[[ottica]],<ref>Goethe sembrava anzi tenere in maggior considerazione le sue ricerche scientifiche rispetto alle sue produzioni letterarie, affermando, a proposito della teoria dei colori da lui elaborata: «Io non provo orgoglio per tutto ciò che come poeta ho prodotto. Insieme a me hanno vissuto buoni poeti, altri ancora migliori hanno vissuto prima di me, e ce ne saranno altri dopo. Sono invece orgoglioso del fatto che, nel mio secolo, sono stato l'unico che ha visto chiaro in questa difficile scienza del colore, e sono cosciente di essere superiore a molti saggi» (Goethe, da una conversazione con Johann Eckermann del 19 febbraio 1829, cit. in J. P. Eckermann, ''Gespràche mit Goethe'', Lahr, 1948, pag. 235, trad. it.: ''Colloqui con Goethe'', Sansoni, 1947).</ref> che egli indagò con un [[scienza goethiana|suo metodo peculiare]], contrapposto a quello tradizionale della [[scienza]] [[Isaac Newton|newtoniana]], da lui giudicata astratta e unilaterale,<ref name=argan>Come rilevato da [[Giulio Carlo Argan|Giulio Argan]], Goethe «era anti-newtoniano come lo erano tutti i romantici, ma con la moderazione dello [[Herder]] invece che con l'intolleranza dello ''[[Sturm und Drang]]'' per cui la scienza era la falsa e la poesia la vera conoscenza dell'universo. Ma perché contrapporle come incompatibili quando nella loro diversità realizzavano l'unità e la totalità dello spirito?» ([[Giulio Carlo Argan]], introduzione a ''La teoria dei colori'', pag. X, a cura di Renato Troncon, Il Saggiatore, 2008.</ref> pervenendo tra l'altro a scoperte anatomiche di una certa rilevanza come quella dell'[[suture del cranio|osso intermascellare]].<ref>Federica Cislaghi, ''Goethe e Darwin: la filosofia delle forme viventi'', pp. 37-49, Mimesis Edizioni, 2008.</ref>
[[File:Goethe-LightSpectrum.svg|thumb|left|Lo spettro luminoso, dalla ''[[Teoria dei colori]]'': Goethe osservò che facendo passare un raggio attraverso un prisma i colori sorgevano solo lungo i bordi tra la luce e il buio, e lo spettro si verificava quando i bordi colorati si sovrapponevano.]]
La natura per Goethe va indagata nel suo [[divenire]], a partire dalle idee [[archetipo|archetipe]] orginarieoriginarie (''urphänomen'') di cui è intessuta, e che si evolvono progressivamente come un [[organismo]] manifestandosi nella concretezza dei fenomeni particolari: tali sono ad esempio l'idea della [[Plantae|pianta]]-[[Typus (biologia)|tipo]] illustrato nella ''[[Metamorfosi delle piante]]'', che genera l'infinità varietà e molteplicità degli organismi vegetali a seconda delle differenti condizioni ambientali in cui si imbatte; oppure la [[luce]], che incontrandosi con i fenomeni dell'[[oscurità]] dà luogo alla varietà dei [[teoria dei colori|colori]] percepibili ordinariamente col [[Vista|senso della vista]].
 
La convinzione che sia l'[[idea]] a operare nei fenomeni, e non la [[Materia (fisica)|materia]] o gli [[atomi]], lo portò a scontrarsi con la mentalità del [[comunità scientifica|mondo scientifico]] del suo tempo, che non ammetteva che un poeta potesse essere considerato uno [[scienziato]]. La distanza che separò Goethe dalla scienza moderna, di stampo newtoniano, fu rimarcata da [[Gottfried Benn]] con le seguenti parole: {{citazione|Da [[Omero]] a Goethe c'è un'ora sola, da Goethe a oggi ventiquattro ore, ventiquattro ore di trasformazione.|Gottfried Benn, ''Doppia vita'', Sugar, 1967, p. 129}}