La banalità del male: differenze tra le versioni

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== Conclusioni ==
Secondo l'autrice, la sentenza non fu del tutto soddisfacente; sebbene la conclusione sia stata giusta, nell'ottica che quanto successo possa ripetersi si sarebbe dovuto finalmente definire un soddisfacente motivo per cui Adolf Eichmann – come qualsiasi gerarca nazista&nbsp;– sia stato condannato, poiché come a Norimberga si sollevò il problema che egli non avesse violato alcuna legge già in vigore. Con la sentenza effettivamente pronunciata, si fece quanto dovuto (condannare a morte Eichmann) mediante mezzi sbagliati, ovvero tenendosi dentro le leggi di Israele, non definendo veramente quel che Eichmann aveva davvero fatto. L'unica ipotetica sentenza che per la Arendt avrebbe avuto senso sarebbe stata basata sulle obiezioni di [[Karl Jaspers]]: Eichmann si era reso responsabile, commettendo crimini contro gli ebrei, di attentare all'umanità stessa, cioè alla sua base, il diritto di chiunque a esistere ed essere diverso dall'altro. Uccidendo più razze si negava la possibilità di esistere all'umanità, che è tale solo perché miscuglio di diversità.<ref>citazione mancante</ref>
 
Questo processo diede occasione a molti di riflettere sulla natura umana e dei movimenti del presente. Eichmann, come detto, tutto era fuorché anormale: era questa la sua dote più spaventosa. Sarebbe stato meno temibile un mostro inumano, perché proprio in quanto tale rendeva difficile identificarvisi. Ma quel che diceva Eichmann e il modo in cui lo diceva, non faceva altro che tracciare il quadro di una persona che sarebbe potuta essere chiunque: chiunque poteva essere Eichmann, sarebbe bastato essere senza idee, come lui. Prima ancora che poco intelligente, egli non aveva idee e non si rendeva conto di quel che stava facendo. Era semplicemente una persona completamente calata nella realtà che aveva davanti: lavorare, cercare una promozione, riordinare numeri sulle statistiche, ecc. Più che l'intelligenza gli ''mancava la capacità di immaginare cosa stesse facendo''.