Disintermediazione: differenze tra le versioni

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La '''disintermediazione''' è il fenomeno di riduzione dei flussi intermediati. Composto dal prefisso latino e greco ''“dis”'' che indica tradizionalmente ciò che viene separato,<ref>{{Cita web|url=http://dizionario.internazionale.it/cerca/dis |titolo=|pubblicazione=Dizionario De Mauro|data=2000|}}</ref> la parola indica ogni processo di rimozione della figura dell'[[intermediario]], ossia colui che ha la funzione di intercedere tra due o più attori sociali per facilitare il raggiungimento di un accordo.<ref>{{Cita web|url= http://dizionario.internazionale.it/parola/mediazione |titolo=|pubblicazione=Dizionario De Mauro|data=2000|}}</ref>
== Disintermediazione e vari settori economici ==
Sebbene utilizzato in vari campi, il termine ha conosciuto la sua diffusione nel settore dell'economia e finanza dei primi [[Anni 1980|anni Ottanta]], con il ridimensionamento dell'attività di intermediazione degli istituti di credito, a causa della contrazione dei depositi bancari. In quegli anni, sono iniziate ad emergere forme di risparmio come azioni, fondi comuni, titoli atipici, gestioni fiduciarie, assicurazioni vita e, in modo particolare, [[Titolo di Stato|titoli di Stato]] alternative alle tradizionali passività bancarie e al conseguente drenaggio di fondi dal sistema creditizio. La disintermediazione dei circuiti bancari ha innescato nelle banche un profondo ripensamento della natura delle proprie attività e, conseguentemente, delle proprie strutture organizzative, oltre che un arricchimento qualitativo di capacità e risorse professionali. Ne è scaturito l'affiancamento alle tradizionali attività di banca commerciale di un mix di servizi a elevato valore aggiunto, aventi contenuto consulenziale e innovativo (servizi relativi alla sottoscrizione, al collocamento e alla negoziazione di titoli per conto della clientela ecc., meglio noti come servizi di [[investment banking]].<ref>{{Cita web|url= http://www.treccani.it/enciclopedia/disintermediazione_(Dizionario-di-Economia-e-Finanza)/ |titolo=|pubblicazione=Enciclopedia Treccani|data=2012|}}</ref>
 
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uno studioso molto impegnato sul fronte del rapporto fra commercio e ambiente. Secondo Hawken, il termine disintermediazione trova origine nel 1967 in riferimento al settore finanziario e del banking per indicare l'eliminazione dell'intermediazione bancaria tra soggetti erogatori di prestiti e soggetti interessati ad acquisirli. In termini più generali, con tale termine si alludeva all'insieme dei processi attraverso i quali i consumatori potevano gestire direttamente gli investimenti finanziari in titoli, piuttosto che lasciare i propri soldi in conti di risparmio. L'idea di Hawken era che le nuove tecnologie consentissero agli utenti di svolgere autonomamente tutta una serie di attività che di solito richiedevano figure di mediazione, legate in particolare alla distribuzione e alla vendita di beni e servizi.<ref>{{Cita web|url= http://www.vita.it/it/article/2013/02/27/lera-della-disintermediazione/122802/ |titolo=L’era della disintermediazione|pubblicazione=Vita|data=27 febbraio 2013|}}</ref>
 
Da quel momento, quindi, con disintermediazione si è intesa l'eliminazione di intermediari dal processo di acquisizione di beni e servizi, in modo che l'offerta e la domanda possano incontrarsi direttamente, senza alcuna mediazione di sorta. Ad ogni modo, il termine non raggiunse un grande utilizzo sino agli anni Novanta, in occasione dello sviluppo di Internet. Internet, difatti, porta al moltiplicarsi delle situazioni di disintermediazione: dall'acquisto di beni e servizi alla diffusione del sapere per giungere, infine, alla rappresentanza politica. Il concetto di disintermediazione acquisisce particolare rilevanza nell'ambito del lavoro sociale del [[Web_2.0|web 2.0]].
 
== Impatto di Internet sulla disintermediazione ==
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Il Dodicesimo Rapporto [[Censis|CENSIS]] uscito nel 2015<ref>{{Cita libro|autore=Censis|titolo= Dodicesimo Rapporto sulla comunicazione. L'economia della disintermediazione digitale|anno=2015|editore=Franco Angeli|città=Milano|ISBN= 978-88-917-1320-9 }}</ref> dedicato proprio al fenomeno della disintermediazione digitale in Italia sostiene che, nonostante la crisi finanziaria ed economica che ha colpito il Paese, si è assistito a un boom di smartphone e connessioni mobili. Ciò è avvenuto proprio grazie al potere di disintermediazione garantito dai media digitali connessi in rete che ha significato un risparmio netto finale nel loro bilancio personale e familiare. Usare internet per informarsi, per prenotare viaggi e vacanze, per acquistare beni e servizi, per guardare film o seguire partite di calcio, per entrare in
contatto con le amministrazioni pubbliche o svolgere operazioni bancarie, ha significato spendere meno soldi, o anche solo sprecare meno tempo: in ogni caso, guadagnare qualcosa. Gli utenti italiani si servono sempre di più di piattaforme telematiche e di provider che consentono loro di superare le mediazioni. Si sta sviluppando così una economia della disintermediazione digitale che sposta la creazione di valore da filiere produttive e occupazionali tradizionali in nuovi settori. Gli ambiti maggiori colpiti dal processi di disintermediazione riguardano: viaggi e delle vacanze, acquisto di prodotti sul web, informazione e fruizione di contenuti culturali.
 
Secondo il Rapporto CENSIS, la disintermediazione impatta sui consumi mediatici tradizionali, innestando una serie di processi di cambiamento che coinvolgono in maniera preponderante le fasce più giovani di età: a) personalizzazione dei palinsesti televisivi generalisti, grazie alla possibilità di costruirsi una propria programmazione tra siti online delle emittenti tv, [[YouTube]], streaming e download più o meno legale dei programmi; b) moltiplicazione dei messaggi radiofonici su più canali grazie alla diffusione del cosiddetto "modello [[Spotify]]" che ha trasformato le radio in playlist; c) nuova gerarchia delle fonti di informazione, per cui tra i più giovani al primo posto si colloca [[Facebook]] al secondo posto [[Google]] e solo al terzo posto compaiono i telegiornali, con YouTube che non si posiziona a una grande distanza e comunque viene prima dei giornali radio, tallonati a loro volta dalle app per smartphone.
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Il processo di disintermediazione in campo turistico è determinato da due fenomeni: la vendita diretta e i canali alternativi.<ref>{{Cita libro|autore=Roberto Gentile|titolo= Agenzie di viaggi e network. Nuove tendenze della distribuzione turistica in Italia|anno=2002|editore=Hoepli|città=Milano|ISBN=88-203-3035-0 }}</ref> Mentre in passago il prodotto turistico era proposto per corrispondenza o in maniera telefonica, negli ultimi anni, grazie alla [[Rete]], esso viene presentato in maniera diretta al cliente finale. Un operatore ha la possibilità di scegliere se distribuire il proprio prodotto in maniera tradizionale o trasferire il suo business su [[Internet]]. Il fenomeno della disintermediazione, quindi, non si esprime solo attraverso l'eliminazione di un intermediario tradizionale dal circuito di distribuzione. La disintermediazione diventa piuttosto sinonimo di “multicanalità” poiché le strade che può compiere il prodotto turistico per raggiungere il consumatore finale sono molteplici.
 
Alcuni studiosi<ref>{{Cita libro|autore=Emilio Becheri, Adriano Biella|titolo=L'intermediazione del turismo organizzato|anno=2013|editore=Maggioli|città=Sant'Arcangelo di Romagna (RN)|ISBN=88-387-8463-9}}</ref> hanno evidenziato come la diffusione di tecnologie dell'[[Tecnologie_dell'informazione_e_della_comunicazione|Information Communication Technology]] (ICT) abbiano creato un nuovo spazio turistico multiforme e variegato per il settore del turismo che permette ai clienti finali di essere raggiunti direttamente dalle imprese, bypassando le tradizionali agenzie di viaggio al dettaglio.
=== Musica ===
Un altro settore ad essere investito dal fenomeno della disintermediazione è il comparto musicale che viene travolto dalla pirateria e dall'ascolto online, con pesanti conseguenze sugli utili delle compagnie discografiche e drammatici tagli dell'occupazione.<ref>{{Cita web|url= http://www.vita.it/it/article/2013/02/27/lera-della-disintermediazione/122802/ |titolo=L’era della disintermediazione|pubblicazione=Vita|data=27 febbraio 2013|}}</ref> La musica sganciandosi dal suo supporto materiale (musicassetta, vinile e CD) si apre a logiche distributive e di fruizione diverse. [[Napster]] è la prima piattaforma di condivisione che attraverso logiche ''peer-to-peer'' apre a nuove prospettive di circolazione della musica ma verrà chiusa per violazione del copyright. Oggi sono disponibili sistemi distributivi [[On demand (informatica)|on demand]] di mercato come [[ITunes Store|iTunes]] e [[Spotify]] che hanno modificato le pratiche di acquisto e di ascolto della musica attraverso il digitale.
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== Reintermediazione ==
La '''reintermediazione''' può essere definita come la reintroduzione di un intermediario tra gli utenti finali ossia i consumatori e un produttore. La progressiva diffusione del commercio elettronico ha sollevato un intenso dibattito sull'evoluzione delle funzioni d'intermediazione e sul loro permanere quali caratteristiche strutturali nei mercati elettronici. Mentre secondo alcuni l'introduzione delle nuove tecnologie avrebbero condotto ad una definitiva scomparsa dei processi di intermediazione, altri esperti hanno sostenuto che, in realtà, Internet ricrea nuove figure e ruoli d'intermediazione, a diversa intensità di funzione commerciale, inseriti in diversi punti del canale, come Amazon, eBay o TripAdvisor. Queste nuovi figure di intermediari sono state definite da [[John Hagel III]] e Marc Singer nel loro libro ''[[Net Worth]]'' con il neologismo di Infomediari.<ref>{{Cita libro|autore=John Hagel III and Marc Singer|titolo= Net Worth: Shaping Markets when customers make the rules, Harvard Business School Press|anno=1999|editore=Harvard Business School Press|città=Cambridge, Mass.|ISBN=0-87584-889-3}}</ref> L'infomediario è ogni attore sociale e economico che all'interno della Rete gestisce il flusso di informazioni (come ad esempio i dati dei consumatori, le abitudini d'acquisto, la disponibilità delle merci presso i fornitori) con l'obiettivo di facilitare l'incontro tra domanda e offerta di prodotti e servizi. Da un lato l'infomediario consente ai clienti di ovviare al problema dell'overload informativo, offrendogli ricerche mirate sulla base dei loro interessi di acquisto; dall'altro, l'infomediario consente alle aziende di avere accesso ai dati e alle abitudini di consumo dei clienti stessi per scopi commerciali. L'infomediario è diventata una delle figure centrali dell'economia del Web, e del Web 2.0 in particolar modo, sempre più integrato nei sistemi interni di gestione aziendale e di produzione.
 
== Note ==
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*[[Autoedizione|Self Publishing]]
*[[Consumo_collaborativo|Sharing Economy]]
*[[Video_on_demand|Video on demand]]
{{Portale|sociologia}}
[[Categoria:Sociologia della comunicazione]]