Pensiero di Agostino d'Ippona: differenze tra le versioni

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L'[[amore]], a cui Agostino si dedicò in particolare durante i suoi anni di vescovato, tende per natura ad unire, cioè all'[[Uno (filosofia)|Uno]]. La ''radice dell'amore'', quindi, è l'unione con Dio attraverso la quale nasce e si nutre l'amore, che, ponendosi come centro della morale e della volontà, non può che generare il [[bene (etica)|bene]].
 
=== La metafora dell'esercito ===
In Agostino ricorre spesso la metafora politico-militare dell'esercito per descrivere il rapporto fra il popolo di fedeli e il principio divino. In particolare, in uno dei suoi dialoghi filosofici la cui stesura iniziale risale agli anni del soggiorno milanese, l’esercito, in quanto formazione militare schierata in campo aperto, funge da efficace metafora dell’estrema difficoltà che gli esseri umani incontrano nel cogliere la bellezza, l’ordine e l’armonia che contraddistinguono il mondo, spingendosi con lo sguardo oltre l’apparente caos che sembra dominare la loro vita e quella dell’intero universo; «analogamente - scrive Agostino - un soldato in una schiera non è in grado di valutare con la dovuta ammirazione l’ordinamento complessivo dell’esercito»<ref>Agostino, ''De Musica'', VI, xi, 30, in ''Tutti i dialoghi'', a cura di G. Catapano, Bompiani, Milano, 2006, p. 1591.</ref>. Solo chi, grazie alla capacità di elevare gli occhi della propria mente, acquisisca una visuale migliore - come il comandante che rimiri compiaciuto da un’altura l’abilità con cui ha disposto sul terreno le forze ai suoi ordini - può prendere in considerazione la totalità delle cose e, da buon «soldato della filosofia»<ref>«Vel etiam dux»: Agostino, ''De Ordine'', II, iv,12, in ''Tutti i dialoghi'', cit., p. 387.</ref>, scorgere nell’insieme ordinato del cosmo, nel fatto che ogni sua porzione (incluse quelle apparentemente più sgradevoli) sia collocata al suo posto, le tracce della presenza di un Dio che è all’origine di quell’ordine, «misura suprema del tutto». Altrove, tuttavia, l’esercito, inteso come corpo di coloro la cui professione prevede l’uccisione di altri esseri umani, rientra fra gli esempi di cose che, a dispetto della loro natura «tetra»<ref>Si confronti ''De Ordine'', II, v, 14, cit., p. 383: «Che cosa vi è di più lugubre di un carnefice? Eppure è inserito nell’ordine di una città».</ref>, concorrono al disegno stabilito da Dio. In quello straordinario trattato di teologia della storia che è La città di Dio<ref>Agostino, ''De civitate Dei'', I, 1, in ''La città di Dio'', a cura di L. Alici, Rusconi, Milano, 1990, p. 83.</ref> le guerre che i militari sono chiamati a combattere risultano il mezzo attraverso il quale la provvidenza divina «normalmente riscatta e demolisce i costumi corrotti degli uomini malvagi e, nel contempo, educa la vita giusta e lodevole degli altri, per farla giungere, così provata, a una condizione migliore»<ref>Stefano Simonetta, "[http://www.latigredicarta.it/wordpress/2015/04/11/lesercito-in-agostino/ L'esercito in Agostino]", in ''La Tigre di Carta'', 11 aprile 2015, ISSN 2421-1214.</ref>.
 
==La dottrina di Agostino alla prova della storia==