Claudio Caligari: differenze tra le versioni

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{{citazione|Quando Accattone arrivò in televisione, Pasolini era ancora vivo. Mi ricordo un suo articolo sul Corriere della Sera, dove fa il discorso sull’omologazione. Qualche mese prima con l’intermediazione di Francesco Leonetti avevo cercato di fare il suo aiuto per il film che doveva girare su San Paolo e che invece risultò essere Salò. Ma lì il set era chiuso. Leonetti disse: farai il suo prossimo film. Che non c’è mai stato.|''Claudio Caligari'' nel 2005<ref name="raimo"/>}}
 
Nel successivo biennio, [[1977]]-[[1978]], in collaborazione con [[Franco Barbero (attore)|Franco Barbero]], Caligari prosegue il suo impegno nel cinema di documentazione sociale realizzando altri quattro film a soggetto: ''[[Lotte nel Belice]]'', ''[[La macchina da presa senza uomo]]'', ''[[La follia della rivoluzione]]'' (sulle contestazioni al convegno sulla psicoanalisi del [[1976]], girato con videocamera a un pollice e successivamente vidigrafato in 16&nbsp;mm) e ''[[La parte bassa]]''. Quest'ultima opera, uscita nel [[1978]], testimonia le prime fasi del [[Movimento del '77]] che, tra manifestazioni ed accese assemblee dei ''Circoli del Proletariato Giovanile'', all'[[Università degli Studi di Milano|Universita Statale]], diede il via a quella lotta che, nel corso dell’annodell'anno successivo, avrebbe infiammato la [[Milano]] di fine anni ’70'70. Girato nel [[1976]] e suddiviso in tre parti (due documentaristiche ed una di finzione), il film è stato poi restaurato digitalmente nel [[2014]] dalla Cineteca Nazionale.<ref>[https://it-it.facebook.com/56922676511/photos/a.10152802778886512.1073741826.56922676511/10152812088356512/ ''La parte bassa'', 1978 - I restauri della Cineteca Nazionale]</ref>
 
{{citazione|Ne ''La parte bassa'' divisi il tutto in tre movimenti: nel primo mostravo cosa avveniva nelle strade di Milano in quel periodo; nel secondo intervistavo gli esponenti di un circolo del proletariato giovanile (il corrispettivo di un moderno centro sociale) all’indomani del fallito assalto alla Scala; nel terzo rielaboravo la loro esperienza secondo i moduli di una fiction fantastica. Un po' per necessità, un po' per gusto personale, stavo al di fuori dei circuiti dell'industria cinematografica, ma quando avvertii che il fermento della contestazione scemava e che non c’era più un circuito alternativo, mi dissi che dovevo entrare nel mercato se volevo dare una svolta concreta al mio lavoro.|''Claudio Caligari'' nel 2005<ref name="bacchetta" />}}
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{{citazione|Negli anni in cui giravo i documentari venni più volte in contatto con gruppi di tossicodipendenti. La droga pesante, l'eroina, dilagava, soprattutto nei grandi centri. Quando incontrai Guido Blumir (sociologo che mi aiutò nella stesura della sceneggiatura del film), che aveva appena scritto un best seller intitolato "Eroina", gli proposi di fare un film partendo da una domanda semplice: perché mai tanta gente si faceva? La risposta la trovavo in un fatto altrettanto semplice: perché è piacevole! Cercammo anche, proprio in questa prospettiva, di mostrare i lati "comici" o grotteschi del consumo della sostanza, pur nella drammaticità delle situazioni.|''Claudio Caligari'' nel 2005<ref name="bacchetta" />}}
 
Il periodo di lavorazione di ''[[Amore tossico]]'' fu molto travagliato e le riprese si svolsero in due anni differenti, il [[1982]] e il [[1983]]. Inizialmente Caligari aveva preso accordi con un piccolo produttore che poi, improvvisamente, abbandonò il progetto e quindi, con un solo terzo del film completato, fu costretto ad un periodo di inattività che perdurò per quasi un anno intero. Fu grazie all'interessamento del regista [[Marco Ferreri]] che, alla fine del [[1982]], venne contattato un secondo produttore, [[Giorgio Nocella]], ed una casa di distribuzione (la [[Gaumont]]) che diedero la spinta finale per portare a termine il film.<ref name="nanni">[http://www.ilcinemaniaco.com/torino-film-festival-25-novembre-il-punto-e-lintervista-di-nanni-moretti-a-claudio-caligari/ ''Torino Film Festival: 25 novembre. Il punto e l’intervistal'intervista di Nanni Moretti a Claudio Caligari'', 26 novembre 2008] su ilcinemaniaco.com</ref>
 
''[[Amore tossico]]'' venne presentato, come opera prima, alla [[40ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia]] del [[1983]], aggiudicandosi il ''Premio speciale'' nella ''Sezione De Sica'', al ''Film Festival di Valencia'' dove ottenne il ''Premio Selezione Speciale'' ed al ''Festival di San Sebastian'' in cui, la protagonista femminile Michela Mioni, vinse il premio per la ''Migliore interpretazione femminile''. Il discreto successo riscosso dal film sembrava quasi presagire una svolta nella carriera di Caligari e invece, a causa di alcune peripezie produttive, ''[[Amore tossico]]'' venne distribuito nelle sale italiane solo un anno dopo la sua effettiva uscita e in un esiguo numero di copie.<ref>[http://web.tiscali.it/cinemamore/r200.html ''Amore tossico'', 1983]</ref>
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{{citazione|Perdi due, tre anni su un’idea, non ci riesci a farla, prendi un’altra idea, ci stai due, tre anni, non riesci a realizzare nemmeno questa, e così via, ed è così che passano quindici anni.|''Claudio Caligari'' su [[Internazionale (periodico)|Internazionale]]<ref name="raimo"/>}}
 
Tocca attendere quindici anni per vedere il ritorno dietro la macchina da presa del regista piemontese. È il [[1998]] quando esce ''[[L'odore della notte (film)|L'odore della notte]]'', film ambientato tra la fine degli anni settanta e gli inizi del decennio successivo, che narra le vicende di una banda di rapinatori provenienti dall’estremadall'estrema periferia romana e specializzata in colpi messi a segno nei ''quartieri alti'' della capitale. Interpretato da [[Giorgio Tirabassi]], [[Marco Giallini]] ed [[Emanuel Bevilacqua]], protagonista del film è [[Valerio Mastandrea]].<ref>[http://www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=16828 ''L'odore della notte'', 1998] su Mymovies</ref>
 
{{citazione|All’epoca lui (Mastandrea, ndr) era una scelta azzardata, perché si sarebbe trattato della sua prima performance drammatica. La sua fisionomia, quel viso scavato e quell'aria "proletaria" giocò a suo favore. Ho sempre apprezzato il suo istinto e la sua onestà intellettuale, doti che gli consentirono di capire subito il personaggio e di metterci davvero l'anima per portarlo in scena. Con Valerio, ricordo anche Giorgio Tirabassi, autore di una prova davvero riuscita, Marco Giallini ed Emanuel Bevilacqua. Quest'ultimo fu preso alla fine, quando eravamo con l'acqua alla gola e disperavamo ormai di trovare un attore che avesse le caratteristiche fisiche estreme del personaggio. Figlio delle scelte di "Amore tossico", decisi di cercare nella strada, e alla fine ci imbattemmo fortunosamente in Emanuel.|''Claudio Caligari'' nel 2005<ref name="bacchetta" />}}