Intolleranza religiosa: differenze tra le versioni

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Questo fenomeno d'intolleranza non si verificò invece nelle religioni fondate da un personaggio [[mito|mitico]] a cui si riferiva un insieme di dottrine mitologiche non catalogate in testi sacri. Un esempio di queste religioni fu quella dei [[religioni misteriche|misteri]] che si diffusero in tutto il mondo [[Grecia antica|antico greco]] e [[Medio Oriente|medio-orientale]], con un particolare sviluppo in [[età ellenistica]] e successivamente in [[epoca romana]]. I misteri rientrarono nell'ambito delle religioni nazionali perché nei loro fedeli mancava un atteggiamento esclusivista e separatista.
 
Quando verso la fine del mondo antico, anche in assenza di una ortodossia, nella religione [[sincretismo|sincretica]] romana, specie nei confronti del [[cristianesimo]] si manifesta una certa intolleranza religiosa di natura popolare giustificata dall'assimilazione della religione cristiana ad un crimine contro lo Stato con la conseguente condanna dei fedeli della nuova religione che rifiutano di riconoscere la divinità dell'imperatore. Tra i persecutori la storiografia cristiana iniziale annoverava [[Flavio Claudio Giuliano]] (che i cristiani avrebbero chiamato Giuliano l'Apostata), ultimo imperatore pagano di Roma, che con una politica religiosa «... mirante alla restaurazione del paganesimo, iniziò con atti di neutralità e finì con l'intolleranza anticristiana.<ref>''Enciclopedia Treccani'' alla voce "Giuliano, Flavio Claudio (detto l'Apostata)" (2009)</ref>» <ref>«Di natura misticheggiante, egli aveva trovato il suo pieno appagamento spirituale nella teurgia di Massimo di Efeso; in quella mescolanza di magia, spiritismo ed occultismo, organizzata in società segreta, egli si sentiva a suo agio avendovi trovato la spiegazione di tutti i misteri dell’universodell'universo visibile e invisibile; almeno a lui così sembrava. Il suo fervore di iniziato lo fece diventare missionario [...], alla fine diventò un intollerante fanatico. [...]. ([[Giuseppe Ricciotti]], ''L’ImperatoreL'Imperatore Giuliano l’Apostatal'Apostata'', Milano, Mondadori, 1956 pp. 325-326)</ref> In realtà Giuliano si limitò a privare i cristiani del diritto di insegnare la letteratura ([[Omero]], [[Virgilio]], ecc., ovvero la [[mitologia]] del politeismo) in quanto a quei miti essi si opponevano frontalmente. L'atteggiamento dei cristiani verso l'antica religione doveva sfociare anche nella violenza se un elemento del dissidio tra essi e l'imperatore Giuliano fu la condanna a pagare la ricostruzione di un tempio pagano incendiato dai cristiani<ref>J. Flamant e C. Pietri ''La dissoluzione del sistema costantiniano: Giuliano l'Apostata'' in AA.VV., ''Storia del Cristianesimo'' – Vol. 2 ''La nascita di una cristianità (250 – 430)'' p. 334-339.</ref><ref>G.W. Bowersock ''I percorsi della politica'' in AA.VV. ''Storia di Roma'' - vol. 3 ''L'età tardoantica'', tomo I ''Crisi e trasformazioni'', 1993 Einaudi, Torino, pp. 534-535.</ref>.
 
===La religione di Stato===