Romano (esarca): differenze tra le versioni

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Nominato [[Esarcato d'Italia|esarca d'Italia]] nel [[590]], succedendo all'esarca Giuliano, riprese, assieme ai [[Franchi]], l'offensiva contro i [[Longobardi]]. Nello stesso anno, infatti, dopo che l'ambasciatore Grippone tornò da Costantinopoli riferendo al re che era stato trattato con tutti gli onori da Maurizio e che l'Imperatore aveva promesso di vendicare un'offesa ricevuta dai Franchi a Cartagine, il re dei Franchi [[Childeberto II]] accettò la richiesta di Maurizio di appoggiare i Bizantini in Italia, inviando il suo esercito contro i Longobardi.<ref>Paolo Diacono, III,31.</ref> I Franchi penetrarono in Italia con tre colonne di guerrieri e costrinsero il re longobardo [[Autari]] a rinchiudersi in [[Pavia]].<ref>''Lettere di Romano a Childeberto'', riportata in latino (con note in italiano) in Troya, pp. 130-134: «Questo re si era rinserrato egli stesso a Pavia; gli altri duchi e tutti i loro eserciti si erano rifugiati in diverse fortezze; ... i Longobardi non si sentivano al sicuro dai Franchi nemmeno dentro le mura delle loro stesse città.»</ref>
 
Nel frattempo, prima dell'arrivo dei Franchi, l'esercito di Romano conquistò le città di [[Modena]], [[Altinum|Altino]] e [[Mantova]], le cui mura vennero rase al suolo.<ref>Lettere di Romano a Childeberto:«Anche prima del vostro arrivo, Dio ci consegnò, in risposta alle vostre preghiere, le città di Modena, Altino e Mantova, che vincemmo in combattimento e radendo al suolo le loro mura, in modo da impedire agli indicibili dall’attaccaredall'attaccare i Franchi prima del nostro arrivo.»</ref> Romano, venuto a conoscenza che un esercito dei Franchi condotto dal duca Cedino si era accampato nei pressi di [[Verona]],<ref>''Lettere di Romano a Childeberto: «Quando abbiamo udito che il vir magnificus Cedino era accampato con 20.000 uomini presso la città di Verona, e aveva inviato un ambasciatore ad Autari per discutere sulle condizioni di pace.»</ref> aveva l'intenzione di ricongiungere i suoi uomini con quelli di Cedino, e marciare insieme ai Franchi per andare ad assediare [[Pavia]] e ad espugnarla, ponendo così fine al [[regno longobardo]]<ref>''Lettera di Romano a Childeberto'': «stavamo dunque sul punto di ricongiungere l’esercitol'esercito romano ai 20.000 di Cedino, sostenendoli con i nostri dromoni sul fiume, per assediare Pavia e fare prigioniero Re Autari, la cui cattura sarebbe stata il più grande premio per la vittoria.»</ref>; quando andò però incontro a Cedino e agli altri duchi franchi per mettersi d'accordo con loro sulle successive mosse da attuare contro il nemico,<ref>''Lettera di Romano a Childeberto'': «Mentre stavamo cercando di accordarci con Chedin e stavamo consultando con ansia i vostri duchi sulle successive mosse da attuare contro i nemici di Dio e nostri,»</ref> scoprì con «grande meraviglia» che essi, senza consultarsi prima con i Bizantini, avevano stretto una tregua di dieci mesi con i Longobardi, e si ritirarono con celerità dall'Italia.<ref>''Lettere di Romano a Childeberto'': «fu con nostra grande meraviglia che scoprimmo che essi, senza consultarsi con noi, avevano stretto una tregua di dieci mesi con i Longobardi, abbandonarono le opportunità di fare bottino, e con celerità si ritirarono dal paese.»</ref>
 
Comunque Romano continuò la sua campagna, anche se il ritiro dei Franchi lo spinse a rinunciare all'assedio di Pavia: egli ottenne la sottomissione dei duchi longobardi di [[Parma]], [[Reggio Emilia]] e [[Piacenza]], i quali consegnarono ai Bizantini i loro figli come ostaggio, dopodiché ritornò a Ravenna, per poi marciare verso la provincia di ''Venetia et Histria''.<ref>''Lettere di Romano a Childeberto'': «Per nostro merito, Parma, Reggio e Piacenza furono prontamente consegnate dai loro duchi alla Santa Repubblica Romana, quando marciammo contro le suddette città. Ricevemmo i loro figli come ostaggio, ritornammo a Ravenna, e marciammo nella provincia d’Istriad'Istria contro il nostro nemico Grasulfo.»</ref> Qui ottenne la sottomissione del duca del Friuli [[Gisulfo]], figlio di [[Grasulfo]], che per propria volontà venne incontro all'esarca con i nobili e il suo esercito, e fece voto di sottomissione.<ref>''Lettere di Romano a Childeberto'': «Suo figlio, il magnifico duca Gisulfo, desiderando mostrarsi un uomo migliore del padre, ci venne incontro con i nobili e l’interol'intero esercito, e si sottomise egli stesso alla Santa Repubblica.»</ref> Nel frattempo due generali bizantini, Nordulfo e Ossone, recuperarono con il loro esercito diverse città nell'Istria.<ref>''Lettere di Romano a Childeberto'': «Il glorioso patrizio, Nordulfo, essendo giunto per il favore dei Nostri Padroni in Italia, radunò i suoi uomini di nuovo e, in concerto con il glorioso Ossone, il suo esercito romano recuperò diverse città.»</ref>
 
Molte delle conquiste di Romano furono comunque ottenute con il tradimento di duchi longobardi, che passarono dalla parte dell'Impero, e furono comunque effimere, perché le città recuperate vennero di nuovo perse agli inizi del VII secolo. Rammaricato per l'occasione persa di annientare il regno longobardo, fallita a causa del ritiro dei Franchi, Romano scrisse una lettera piena di sdegno a Re Childeberto in cui lo pregava di rimandare i suoi guerrieri franchi in Italia per riprendere la campagna da dove era stata interrotta, ma senza commettere saccheggi a danni degli Italici e delle Chiese: