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Iniziarono le dispute. Nel 1285 “Folgaria prestò giuramento di fedeltà e di vassallaggio a Guglielmo di Castelbarco, signore di Rovereto”, casato agli inizi del '300 acquistò Castel Beseno mantenendolo fino al 1456<ref name=teso10 >{{cita|Teso|p. 10|Teso}}</ref>(. Nel 1430 Venezia estese la sua influenza sulla Val Lagarina: inviò Andrea Mocenigo, Capitano di Padova, per assegnare “la Valle Orsara e le Laste ai vicentini”, e il doge Foscarini concesse a Folgaria l'emancipazione dai Castelbarco<ref name=munari22 /><ref name=bello108 />. Nel 1448 la Serenissima decise di vendere alla Città di Vicenza la Montagna delle Laste, mentre nel 1470 i conti Trapp, subentrando ai Castelbarco, cominciarono a rivendicarne antichi diritti sul territorio<ref name=munari25 >{{cita|Munari|p. 25|Munari}}</ref><ref name=bello108 />. Nel 1535 le dispute confluirono nella “Sentenza Tridentina”, che diede tra l'altro le Laste Alte a Vicenza, l'utile dominio a Folgaria e condannò i Trapp al risarcimento danni<ref>Pompilio Valle, ''cit.,'' p. 16</ref>. Ma questi non rispettarono la sentenza e le angherie proseguirono<ref name=cevese168169 >{{cita|Cevese|pp. 168-169|MunarCevesei}}</ref>. Nel 1605 ci fu pertanto la “Sentenza Roboretana”, che confermò le Laste Alte a Vicenza, diede a Folgaria le Laste Basse e riconobbe a Venezia la sovranità sulle montagne vicentine<ref name=munari2930 >{{cita|Munari|pp. 29-30|Munari}}</ref><ref name=bello121 >{{cita|Bellò|p. 121|Bellò}}</ref>. Ma mentre Lastebasse nel 1612 si ergeva a comune veneto autonomo da Folgaria, quest'ultima impediva ai Lastarolli "la fruizione dei boschi e dei pascoli comunitari"<ref name=bello121122 >{{cita|Bellò|pp. 121-122|Bellò}}</ref>, tanto che per difendersi nel 1610 costituirono con Tonezza una milizia volontaria di 125 archibugeri <ref name=cevese169 >{{cita|Cevese|p. 169|Cevese}}</ref>. Dopo vicende alterne, tra cui un attacco dei Folgaretani a "Laste Basse (San Fermo), Pioverna e Giaconi per distruggere i seminati"<ref name=caldogno32 >{{cita|Caldogno|manoscritto p. 32|Caldogno}}</ref>, si giunse al Trattato del 1751, firmato da una Serenissima ormai moritura: il confine di Stato venne posto tra Monte Maggio, Melegna, Pioverna, Valle Orsara fino San Fermo, quello comunale da Pra' Bertoldo lungo la Val Longa fino a rasentare le case di Busatti, dove venne scavato un fossato. Tragico epilogo: il villaggio di San Fermo e Rustico, essendo in territorio di Folgaria, venne raso al suolo e i suoi abitanti mandati profughi a fondovalle, concordando un risarcimento di 16.000 fiorini<ref name=munari4651 >{{cita|Munari|pp. 46-51|Munari}}</ref><ref name=bello122123 >{{cita|Bellò|pp. 122-123|Bellò}}</ref>. Furono demolite 44 case, alloggio di 61 famiglie, che a esodo avvenuto furono ricostruite a valle nell'attuale piazza di Lastebasse<ref name=munari5063 >{{cita|Munari|pp. 50-63|Munari}}</ref><ref>Le cosiddette ''case nove''. cfr. {{cita|Bellò|p. 123|Bellò}}</ref>.
Nel 1753 i Lastarolli con i 16.000 fiorini acquisirono le Laste Alte, ma Venezia prima e, dopo il 1797, l'Austria diedero aiuti ai Lastarolli, a conferma dello stato di indigenza a cui erano stati ridotti dal Trattato del 1751<ref name=munari63 >{{cita|Munari|p. 63|Munari}}</ref><ref name=bello123 >{{cita|Bellò|p. 123|Bellò}}</ref>. Infatti nel 1811 furono aggregati al comune di Forni per non aver pagato le imposte fondiarie a Folgaria. Quest'ultima nel 1814, divenuta austriaca, distrusse le pietre di confine alla Porta del Leon (sopra Buse) e in Valle Orsara. Dopo essere passata sotto Rotzo (1818), Lastebasse nel 1843 vide arretrare il confine provinciale su quello comunale da parte della Cancelleria Aulica<ref name=munari7781 >{{cita|Munari|pp. 77-81|Munari}}</ref><ref name=bello124 >{{cita|Bellò|p. 124|Bellò}}</ref>.
Ritornata comune autonomo nel 1850, dopo l'annessione del 1866 chiese inutilmente al Regno d'Italia il ripristino del confine sulla linea Monte Maggio-Valle Orsara. Infine nel 1868 l'istituzione della dogana a Busatti rese la vita impossibile per la presenza del confine e del fossato a ridosso delle case, pertanto nel 1882 furono i Lastarolli a far saltare i cippi confinari<ref name=munari8386 >{{cita|Munari|pp. 838683-86|Munari}}</ref><ref name=bello124 />. Sfumata in nulla di fatto nel 1887 la risposta positiva del Governo Regio di ripristinare la distinzione tra confine comunale e statale, come anche la discussione in merito presso la Camera dei Deputati del 1894<ref name=munari102103 >{{cita|Munari|pp. 102-103|Munari}}</ref>, agli inizi del '900 la vicenda confinaria si intersecò con la realizzazione della cosiddetta Linea dei Forti, soprattutto i forti Cherle, Campomolon e Belvedere. La Grande Guerra provocò l'esodo, il secondo, dei cittadini di Lastebasse. Chi dal 1919 ebbe la fortuna di ritornare, riprese le rivendicazioni.
Nel 1923 infatti, in una nazione vittoriosa sull'Austria, si giunse vicini ad un accordo: Vicenza e Trento discussero fino alla proposta di concedere a Lastebasse la “Fittanza”, area di dirupi rifiutata dai vicentini. Nel 1932 sembrò vicina la soluzione grazie al Prefetto dott. Francesco Piomarta, ma non si giunse a una soluzione conciliativa<ref name=munari139143 >{{cita|Munari|pp. 139-143|Munari}}</ref><ref name=bello125 >{{cita|Bellò|pp. 125|Bellò}}</ref>.