Bacchilide: differenze tra le versioni

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Le prime menzioni di Bacchilide possono essere ritrovate in [[Callimaco]] ([[III secolo a.C.]]), che produsse alcuni scritti sulle opere di Bacchilide.<ref>{{cita|Maehler|p. 25}}.</ref> Come [[Simonide]] e [[Pindaro]], comunque, Bacchilide scrisse poesie per la classe elitaria<ref>{{cita|Maehler|p. 25}}.</ref>, anche se la sua fama crebbe, probabilmente, soltanto sul finire della sua vita.<ref>{{cita|Jebb|p. 3}}.</ref>
 
La biografia di Bacchilide si può ricostruire solamente dagli scritti sulla sua vita compilati dopo la sua morte, e per questo spesso imprecisi e talvolta contraddittori. Secondo [[Strabone]] Bacchilide nacque a [[Kea (isola)|Iuli]], figlio della sorella di Simonide.<ref>[[Strabone]], ''Geografia'', [http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus:text:1999.01.0198:book=10:chapter=5&highlight=bacchylides X, 5].</ref> Secondo la ''[[Suda (enciclopedia)|Suda]]'' il nome di suo padre era Meidone<ref>Non è così per l'''[[Etymologicum Magnum]]'' (582, 20) secondo il quale il nome del padre era Meidilo. Cfr. {{cita|Campbell|p. 413}}.</ref> e suo nonno, anche lui chiamato Bacchilide, era un famoso atleta.<ref>{{cita|Jebb|p. 1}}.</ref> Alcuni scrittori antichi, come [[Eustazio di Tessalonica|Eustazio]] e [[Tommaso Magistro]], sostengono che Bacchilide fosse più giovane di Pindaro e per questo alcuni storici hanno posto l'anno di nascita di Bacchilide alla fine del [[VI secolo a.C.]]<ref>{{cita|Jebb|pp. 2-4}}.</ref>, anche se probabilmente si avvicina di più al [[518 a.C.]]<ref name="g278">Gerber, Douglas E. (1997) [http://books.google.com/books?id=Zzlnqb_64SYC&printsec=frontcover ''A Companion to the Greek lyric poets''], Brill ISBN 90-04-09944-1, p. 278</ref>
 
Secondo [[Plutarco]], Bacchilide fu bandito dalla propria isola natale, [[Kea (isola)|Kea]], e perciò abitò per un periodo nel [[Peloponneso]], posto nel quale egli produsse i suoi lavori più conosciuti.<ref>Plutarco, ''de exil.'', 605c.</ref>
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== Il mondo poetico e concettuale di Bacchilide ==
Il ''[[Canone alessandrino]]'' lo include nei [[nove poeti lirici]] per eccellenza insieme allo zio [[Simonide]]. L'eleganza e lo stile raffinato che caratterizzano i suoi scritti, in particolare [[epinici]] e [[ditirambi]], ricevono lodi anche dall'autore del ''[[Del sublime|Sublime]]'', che però pone in secondo piano rispetto a [[Pindaro]].<ref>{{la}} Pseudo-Longino, ''De Sublimitate'', XXXIII, 5.</ref><ref name=Zanichelli/>.
 
La rivalità con Pindaro traspare anche in alcune opere, e comunque la critica moderna, quasi all'unanimità, attribuisce a Pindaro una maggiore originalità e ispirazione oltre ad una maggiore altezza lirica, mentre Bacchilide era apprezzato soprattutto dagli antichi per la grazia dei suoi versi e per una maggiore fluidità e trasparenza.<ref>''Le Muse'', Novara, De Agostini, 1964, vol. I, pp. 502-503.</ref>
 
Gli studiosi moderni ne apprezzano soprattutto l'attenta proporzione tra la misura di ogni verso e l'utilizzo dei termini propri dell'[[epos]] classico in versi chiari, ma pieni di grazia.<ref>{{cita|Burnett|p. 3}}.</ref><ref name="Zanichelli" /> La sua carriera coincise temporalmente con la diffusione dello stile drammatico, incarnato da [[Sofocle]] e [[Eschilo]], e la perdita della poesia lirica, che vedeva in Bacchilide uno degli ultimi maggiori esponenti.<ref>{{cita|Jebb|p. 27}}.</ref>
 
== Note ==