Sergente Romano: differenze tra le versioni

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Sergente Romano morì nelle campagne tra [[Gioia del Colle]] e [[Santeramo in Colle]] durante un sanguinoso scontro a fuoco con la Guardia Nazionale e i [[Cavalleggeri#Cavalleggeri di Saluzzo|Cavalleggeri di Saluzzo]] il 5 gennaio [[1863]]. Circondato da forze sovrastanti, circa 200 uomini, dovette accettare battaglia e combattere con i suoi 20 compagni. Prima di morire chiese di essere ucciso come un soldato ma fu invece ammazzato a sciabolate.<ref>Gigi di Fiore, ''Controstoria dell'Unità di Italia'', Rizzoli, pg.205</ref> Dopo la sua morte, certa storiografia risorgimentale bollò subito il sergente come un semplice "brigante", quindi come un "criminale"; la sua figura è invece rivalutata negli ambienti neo-borbonici che lo definiscono "patriota" del Sud. Certamente, al di là di questi giudizi parziali, alcune testimonianze aiutano a descrivere la sua complessa figura. Il de Poli, per esempio, riporta l'attaccamento degli abitanti il paese ove fu ucciso verso il sergente:
{{Quote|Tutti gli abitanti del paese vollero contemplare un'ultima volta questi resti irriconoscibili dell'eroico brigante; si veniva là come ad un pellegrinaggio santificato dal martirio; gli uomini si scoprivano il capo, le donne si inginocchiavano, quasi tutti piangevano. Mai un'accusa si levava contro la memoria del morto, mai un grido di riprovazione fu inteso; egli portava nella tomba i rimpianti e l'ammirazione dei suoi compatrioti<ref>''Tous les habitants du pays voulurent contempler une dernière fois ces restes méconnaissables de l'héroïque brigand; on venait là comme à un pèlerinage sanctifié par le martyre; les hommes se découvraient, les femmes s'agenouillaient, presque tous pleuraient. Pas une accusation ne s'éleva contre la mémoire du mort, pas un-cri de réprobation ne se fit entendre; il emportait dans la tombe les regrets et l'admiration de ses compatriotes. pag 12'' Oscar de Poli, ''De Naples a Palerme'''', Parigi, 1865, pag 12.</ref>}}
{{citazione necessaria|Contrariamente a quanto afferma una certa storiografia marxista sui briganti}}, {{citazione necessaria|la sua lotta contro il Regno di Italia fu dovuta non solamente al popolo ma anche al Re e alla religione}}. Significativo è il giuramento ritrovato sul suo corpo dopo la sua morte:
{{Quote|Promettiamo e giuriamo di sempre difendere con l'effusione del sangue Iddio, il sommo pontefice Pio IX, Francesco II, re del regno delle Due Sicilie, ed il comandante della nostra colonna degnamente affidatagli e dipendere da qualunque suo ordine, sempre pel bene dei soprannominati articoli; così Iddio ci aiuterà e ci assisterà sempre a combattere contro i ribelli della santa Chiesa.
{{Quote|Promettiamo e giuriamo
 
Promettiamo e giuriamo ancora di difendere gli stendardi del nostro re Francesco II a tutto sangue, e con questo di farli scrupolosamente rispettare ed osservare da tutti quei comuni i quali sono subornati dal partito liberale.
di sempre difendere con l'effusione del sangue Iddio, il sommo pontefice Pio IX, Francesco II, re del regno delle Due Sicilie, ed il comandante della nostra colonna degnamente affidatagli e dipendere da qualunque suo ordine, sempre pel bene dei soprannominati articoli; così Iddio ci aiuterà e ci assisterà sempre a combattere contro i ribelli della santa Chiesa.
 
Promettiamo e giuriamo inoltre di non mai appartenere a qualsivoglia setta contro il voto unanimemente da noi giurato, anche con la pena della morte che da noi affermativamente si è stabilita.
Promettiamo e giuriamo ancora
 
Promettiamo e giuriamo che durante il tempo della nostra dimora sotto il comando del prelodato nostro comandante distruggere il partito dei nostri contrari i quali hanno abbracciato le bandiere tricolorate sempre abbattendole con quel zelo ed attaccamento che l'umanità dell'intiera nostra colonna ha sopra espresso, come abbiamo dimostrato e dimostreremo tuttavia sempre con le armi alla mano, e star pronto sempre a qualunque difesa per il legittimo nostro re Francesco II.
di difendere gli stendardi del nostro re Francesco II a tutto sangue, e con questo di farli scrupolosamente rispettare ed osservare da tutti quei comuni i quali sono subornati dal partito liberale.
 
Promettiarno e giuriamo di non appartenere giammai per essere ammesso ad altre nostre colonne del nostro partito medesimo, sempre senza il permesso dell'anzidetto nostro comandante per effettuarsi un tal passaggio.
Promettiamo e giuriamo inoltre
 
Il presente atto di giuramento si è da noi stabilito volontariamente a conoscenza dell'intera nostra colonna tutta e per vedersi più abbattuta la nostra santa Chiesa cattolica romana, della difesa del sommo pontefice e del legittimo nostro re.
di non mai appartenere a qualsivoglia setta contro il voto unanimemente da noi giurato, anche con la pena della morte che da noi affermativamente si è stabilita.
 
Promettiamo e giuriamo
 
che durante il tempo della nostra dimora sotto il comando del prelodato nostro comandante distruggere il partito dei nostri contrari i quali hanno abbracciato le bandiere tricolorate sempre abbattendole con quel zelo ed attaccamento che l'umanità dell'intiera nostra colonna ha sopra espresso, come abbiamo dimostrato e dimostreremo tuttavia sempre con le armi alla mano, e star pronto sempre a qualunque difesa per il legittimo nostro re Francesco II.
 
Promettiarno e giuriamo
 
di non appartenere giammai per essere ammesso ad altre nostre colonne del nostro partito medesimo, sempre senza il permesso dell'anzidetto nostro comandante per effettuarsi un tal passaggio.
 
Il presente atto di giuramento
 
si è da noi stabilito volontariamente a conoscenza dell'intera nostra colonna tutta e per vedersi più abbattuta la nostra santa Chiesa cattolica romana, della difesa del sommo pontefice e del legittimo nostro re.
 
Così abbracciare tosto qualunque morte per quanto sopra si è stabilito col presente atto di giuramento<ref>Marco Monnier, ''Notizie documenti sul brigantaggio nelle province napoletane'', Barbero, Firenze 1862, pp. 73-74</ref>}}