Offensiva Ostrogožsk-Rossoš': differenze tra le versioni

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Mentre era sempre in ansiosa attesa di una rapida liquidazione della sacca, Stalin si concentrò anche sull'obiettivo, apparentemente raggiungibile, di tagliare fuori e distruggere il [[Gruppo d'armate A]] nel Caucaso: tuttavia, nonostante le continue sollecitazioni del dittatore e l'intervento personale del generale [[Aleksandr Michajlovič Vasilevskij|Aleksandr Vasilevskij]], le forze sovietiche nel Caucaso (anche per difficoltà oggettive legate alle forze disponibili, al clima e al territorio impervio) fallirono nella loro missione (cosiddetta "operazione Don") e dato che il feldmaresciallo von Manstein, con grande abilità, riuscì a contenere la marcia dei corpi corazzati del generale Malinovskij su Rostov, il raggruppamento tedesco del Caucaso riuscì a sfuggire entro il 7 febbraio per la via di Rostov<ref>{{Cita|Erickson 2002-2| pp. 28-32|Erickson2002-2 }}; {{Cita|Carell 2000| pp. 150-184|Carel2000 }}; {{Cita|Werth 1966| pp. 554-562|Werth1966 }}</ref>.
 
[[File:Vasilevskij e Golikov.jpg|thumb|left|upright=1.3|Consiglio di guerra al fronte di Voronež: i generali Vasilevskij (al centro) e Golikov (a destra).]]
Mentre si svolgevano queste complicate operazioni, in realtà era già in piena organizzazione, sotto la supervisione diretta dei generali [[Georgij Konstantinovič Žukov|Georgij Žukov]] e Aleksandr Vasilevskij e con il continuo controllo dello stesso Stalin, una nuova potente offensiva (la terza fase - dopo "Urano" e "Piccolo Saturno") dell'offensiva invernale sovietica 1942-43 diretta ad attaccare il settore dell'Alto Don difeso dalle truppe ungheresi (2ª Armata), dai resti dell'ARMIR italiano (il Corpo d'armata alpino) e da unità tedesche frettolosamente raggruppate nel 24º ''Panzerkorps'' per sbarrare la valle della Kalitva, sul fianco destro degli alpini.
[[File:Eastern Front 1942-11 to 1943-03.png|thumb|Il fronte orientale e le direttrici della offensiva invernale sovietica 1942-1943.]]